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Morte Paolo Calissano, il fratello: “Si è suicidato, ma la droga non c’entra, il motivo è un altro”

Morte Paolo Calissano, il fratello: “Si è suicidato, ma la droga non c’entra, il motivo è un altro”. Morte Paolo Calissano, il fratello Roberto parla dopo la chiusura dell’inchiesta della Procura di Roma che ha fatto luce, almeno in parte, sul decesso dell’attore avvenuto un anno fa. Di seguito alcuni passaggi dell’intervista rilasciata a ‘Il Corriere della Sera’.

«Il pm che ha indagato per undici mesi sulla sua morte aveva disposto un esame tossicologico molto approfondito. La conclusione è stata che mio fratello non è morto a causa di stupefacenti, ma per un’intossicazione da farmaci antidepressivi».

Paolo Calissano è morto suicida?
«Mai avrei pensato di dirlo, ma credo sia andata così. È molto doloroso per me ammetterlo».

Si spiega per quale ragione un’indagine per omicidio colposo non ha raggiunto alcun punto fermo ed è avviata verso l’archiviazione. E se si fosse ipotizzata l’istigazione al suicidio?
«Quell’indagine ha fatto un pezzo di strada. Nel frattempo ne sono state aperte altre presso altre Procure. Ma, certo, se si fosse indagato sulle diverse possibili motivazioni relative alla morte e sul suo stato d’animo, forse, si sarebbe sciolto questo enigma».

Morte Paolo Calissano, il fratello: “Si è suicidato, ma la droga non c’entra”

Che ipotesi di reato hanno formulato gli altri pm?
«Ci siamo impegnati a non rivelarlo prima della conclusione, ma basti sapere che sono state ricostruite le difficoltà patrimoniali di Paolo».

Il corpo fu trovato dalla sua ex compagna Fabiola Palese, un’imprenditrice di Roma.
«Fabiola fa parte dei nostri affetti, il suo dolore è stato fortissimo. Allora si disse perfino che Paolo fu ritrovato in stato di decomposizione. Oggi l’indagine ha chiarito che in realtà era morto da poco, nella notte fra il 29 e il 30 dicembre. L’abbandono è stata una fantasia di alcuni media».

Paolo lavorava in quel periodo?
«Non riusciva a lavorare. Aveva scritto tre sceneggiature. Le ho lette. Sono molto belle. Una era autobiografica, raccontava una storia in una comunità, La foresta dei pini d’argento. Mio fratello era capace, appassionato…».

I suoi limiti?
«L’ingenuità, un eccesso di fiducia nel prossimo. Forse anche un po’ di permalosità».

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