“Cancelliamo gli abbonamenti e finite disoccupati”: il disagio juventino impazza sul web. Da quando le intercettazioni sul sistema usato dai dirigenti bianconeri sono stati diffusi dai maggiori organi di stampa nazionale, è un continuo susseguirsi di notizie che emergono dagli atti che i pm torinesi hanno raccolto nell’ambito dell’indagine Prisma. Tutto è nato con le dimissioni dell’intero cda della Juventus i cui membri hanno così evitato misure cautelari, eliminando il rischio di reiterazione dei reati contestati.
Quando un’inchiesta di questa portata viene a galla, è naturale che i giornali chiedano alla Procura informazioni al riguardo. E quando parliamo di informazioni, è evidente che includiamo le intercettazioni, la dove possibile, ovviamente. La prassi prevede che il giornalista di turno, fatte le dovute verifiche, studi le carte per redigere un articolo, riportando anche le conversazioni con cui gli investigatori intendono corroborare le accuse.
Chi è abituato a leggere anche altre pagine oltre a quelle sportive, quasi ogni giorno si imbatte in articoli che raccontano di inchieste con tanto di intercettazioni. È la norma, così viene raccontato il mondo. E soprattutto, questo è il lavoro di un giornalista che si assume la responsabilità di cio che riporta, rischiando anche in prima persona. Insomma, se un giornalista scrive il falso, calunnia. E a quel punto avrà a che fare con la giustizia. Un concetto, quest’ultimo, probabilmente sconosciuto alla gran parte dei tifosi della Juventus che bazzicano il web.
Sono giorni ormai che ad ogni articolo pubblicato da qualsiasi giornale che parla dell’inchiesta Prisma, leggiamo commenti di accuse di falso e minacce da parte dei tifosi bianconeri. “Caro Gianluca, se succede qualcosa alla Juventus, tutti noi Juventini daremo disdetta agli abbonamenti televisivi, e tutti Voi vi ritroverete senza lavoro e senza reddito di cittadinanza. Buona fortuna”, scriveva qualche giorno fa un tifoso bianconero nei commenti di un articolo pubblicato da Gianluca Di Marzio.
Qualche giorno fa su Twitter è partito l’hastag “BloccaLaGazzetta”, lanciato proprio dai tifosi della Juventus. Il motivo? La rosea sarebbe colpevole di ingigantire le accuse per destabilizzare il club bianconero. “Nel 2006 abbiamo subito un processo mediatico senza aver fatto nulla in più o in meno di quasi la totalità delle squadre italiane. Oggi si sta tentando di fare la stessa cosa. Voglio vedere quanti hanno a #❤️ la #juve restano inermi senza fare nulla. #BloccaLaGazzetta”, si legge tra i tanti inviti a boicottare il quotidiano.
Poi siamo passati a #BloccaIlCorriereDelloSport, #BloccaVarriale e #BloccaZiliani. “Ieri con #BloccaLaGazzetta ed è stato un discreto successo. Oggi andiamo bene con #Bloccailcorrieredellosport e continuiamo così. Domani, preparatevi, che si va in tendenza con #BloccaVarriale e via via tutti gli altri… Abbassiamo le loro interazioni da click. Uno al giorno”, scrive, vantandosi, un altro tifoso bianconero.
Finché poi non torna la classica minaccia, sempre nei commenti, per un articolo pubblicato su Twitter da Calcio e finanza: “Siamo più grandi della tua lega, dei tuoi giornalisti, di tutti i tuoi siti di gente puzzolente. Andatevene e smettetela di parlare di noi per vivere. I vostri figli morirebbero di fame se la Juventus non fosse presente”.
I fatti dicono che c’è una Procura della Repubblica che indaga e una Procura federale che, quasi per atto dovuto, si adegua in ambito sportivo. I fatti dicono anche che alcuni dirigenti bianconeri, per loro stessa ammissione riportata nelle varie intercettazioni, si sono macchiati di reati gravi, se consideriamo che la Juventus è una società quotata in borsa. Raccontare i fatti è dovere della stampa. I tifosi della Juve se ne facciano una ragione e accettino le conseguenze di un marasma generato non certo dalla fantasia dei giornalisti.
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