Gigi D’Alessio: “Con Pino Daniele ho litigato, poi quella frase. Il mio idolo da ragazzino era solo uno”. Gigi D’Alessio su Pino Daniele e non solo, il cantante napoletano, 55 anni, si racconta ripercorrendo le tappe più significative della sua carriera in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Il suo idolo post-adolescenziale però era Claudio Baglioni.
«Ogni notte mi addormentavo con le cuffie e le canzoni di Claudio nell’orecchio, poi arrivava mamma a spegnere lo stereo. Ero in fissa: mi compravo pure le camicie di jeans come la sua. A un concerto mi infilai dietro le quinte. Scambiandomi per un tecnico, mi chiesero di portargli il microfono, a momenti collassavo per l’emozione. Oggi siamo amici, cantiamo o spesso mangiamo insieme, ci divertiamo».
Con Pino Daniele non andò altrettanto bene, almeno all’inizio.
«Rapporto turbolento, ce ne siamo dette di tutti i colori. Eppure eravamo nati a venti metri di distanza nel quartiere Santa Chiara, i nostri genitori giocavano a carte insieme. Avevamo pure la stessa casa discografica, però non eravamo amici, anzi. Finché un giorno, nel 2008, Pino mi telefonò: “Prima ca’ ci amma appiccicare (che finiamo per litigare) ci vulimme conoscere?”. E poi mi invitò al suo concerto. Mai preso tanti fischi come quella sera. Però da allora non ci siamo più persi, spesso passava il Natale a casa mia, tra risate e bicchieri di vino».
La fotografia del cuore di Gigi-Gino.
«La mia prima recita, terza elementare. Facevo Zappatore — era destino — con la coppola, un fazzoletto al collo e la giacchetta marrone, me li aveva cuciti mamma Antonietta».
Baby musicista.
«A 5 anni già suonavo la fisarmonica di mio fratello Pietro. Troppo grande per me: lui la reggeva e muoveva il mantice, io premevo i tasti. Poi papà Franco mi regalò un organetto Bontempi, bianco e arancione. La musica ti moltiplica l’anima, ti rende più sensibile. A 10 anni entrai in conservatorio e andai a vivere con nonna Maria, perché era più comodo. I miei, che avevano un negozio di abbigliamento, mi comprarono il primo pianoforte, pagato 1 milione e 900 mila lire in circa 400 comode rate».
Gigi D’Alessio: “Con Pino Daniele ho litigato, poi quella frase”
Suonava ai matrimoni.
«Ero un bambino già vecchio, ultimo di tre fratelli, Pietro aveva 10 anni più di me, Maria 11, stavo sempre con persone più grandi. Quando mi chiamavano per i matrimoni — eravamo un quartetto, io stavo alle tastiere, quindi ero il capo orchestra anche se il più piccolo, e a molti, per questo, giravano le scatole — non mi davano nemmeno i soldi, soltanto la bomboniera degli sposi che per me era un trofeo».
[…] Dal 1989 al 1992 pianista di Mario Merola.
«Un personaggio unico, di grande carisma, eravamo come padre e figlio. Un pezzo di pane, l’uomo più buono al mondo, anche se nei film faceva il cattivo, il guappo, il carcerato, il mammasantissima. Girare a Napoli con lui era come passeggiare a New York con Sinatra».
E una sera d’inverno, nella Grande Mela…
«C’era un suo concerto e, in contemporanea, uno di Lucio Dalla, poco lontano. Davanti al teatro, con trenta centimetri di neve, si formò una fila chilometrica. A un certo punto arrivò pure Lucio. “Tanto da me non è venuto nessuno”. Grande Lucio, generoso. Parlava bene di me. “Questo sa leggere la musica come nessuno”».
[…] I critici musicali con lei erano piuttosto schizzinosi, la relegarono nella categoria dei neomelodici e arrivederci.
«E li ringrazio, mi hanno dato la forza di non mollare. Quando sono andato a Sanremo, anno 2000, sembrava che fossi appena sceso dal barcone, contro di me c’era razzismo culturale, come se potessi cantare soltanto di vicoli e sceneggiate. Che poi in Non dirgli mai c’era una sola frase in napoletano. E oggi in molti conservatori la studiano come trattato di armonia».
Che ricorda di quel Festival?
«Per farmi volere bene dall’orchestra portai duecento sfogliatelle. Per me era come andare a Lourdes. In gara con Gianni Morandi, con Giorgia. “Sarò all’altezza?”. Nelle pagelle dei critici il voto più bello fu zero. Mi piazzai decimo».
[…] Ce l’ha un compagnuccio d’infanzia?
«Come no. Si chiama Luigi Orefice, lavora alle poste, da ragazzino suonava la batteria nel mio primo complesso. Dagli 11 ai 15 anni dormivo sempre a casa sua. Un bravissimo ragazzo, educato, quando ci vediamo si sente in soggezione e mi fa tenerezza, non osava chiedermi una foto con suo figlio, mitico Luigi».
Gigi D’Alessio: ”Fiorello? ci piace fare scherzi”
Invece, tra i Ricchi & Famosi amici ne ha quanti ne vuole.
«Morandi, Biagio Antonacci, Massimo Ranieri, Clementino, Paolo Bonolis, Giorgio Panariello, Pippo Baudo, ma se attacco con l’elenco non finisco più. Sono amico di tutti, quello che tutti vorrebbero avere, ai più giovani do consigli, con i più grandi mi confronto, non diranno mai: “Gigi è un pezzo di…”. O almeno credo».
Con Fiorello siete super-affiatati.
«Ci piace fare scherzi, stesso grado di pazzarìa, insieme siamo una bomba atomica. Ci siamo intrufolati alle prove di Sanremo Giovani. Sono salito sul palco, tra gli altri concorrenti. “Ciao, io sono Gigi e vengo da Napoli”. Preso a guardare dei fogli, Amadeus non se n’è accorto subito. Povero Ama. Quest’estate in spiaggia io e Rosario lo abbiamo messo in mezzo. Aveva ordinato una fetta di cocomero. D’accordo con il cameriere, gli abbiamo fatto portare uno scontrino da 120 euro. Però so farmi perdonare».
[…] Diego Armando Maradona.
«Nel 2013, quando gli feci ascoltare la canzone Si turnasse a nascere — che parlava di quando diventi famoso e non sai più se le persone ti stanno accanto per affetto o per interesse — si mise a piangere. “L’hai scritta per me?” In realtà era autobiografica. Se il problema lo avevo io, figuriamoci lui, il più grande al mondo. Volle fare il protagonista del videoclip, per girarlo mi invitò due settimane a Dubai. Giocammo a calcio tennis in quattro, di là Cannavaro e Bruscolotti, di qua io e Diego, eh eh, indovinate chi ha vinto?»
Loredana Bertè?
«A volte a The Voice Senior abbiamo litigato, ma le voglio tanto bene, meravigliosa, però è fatta così, devi sempre tenerti pronto a pararla».
Con Anna (Tatangelo) come va?
«Eh… va bene, comunque abbiamo un figlio insieme. Le storie cominciano e finiscono, oggi sono felice, lo auguro anche a lei. No, non provo amarezza, è così che va la vita».
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