Dimissioni cda Juventus, Agnelli cita Nietzsche e lancia la frecciata. Davanti alle accuse mosse dalla Consob, l’inchiesta della Procura di Torino e, probabilmente, le intercettazioni captate dalla guardia di finanza, non tutti hanno avuto la stessa visione, e reazione. Di più ora, che con gli atti alla Procura della Federcalcio, c’è la possibilità che venga chiesta la revisione della sentenza sulle plusvalenze e aperta una nuova indagine sui contratti. Per certi versi — presunti illeciti contabili e contenuti delle intercettazioni — potrebbe pure essere peggio di Calciopoli, si lasciò scappare una volta un investigatore.
Dopo le dimissioni dell’intero consiglio di amministrazione bianconero, l’ormai ex presidente Andrea Agnelli saluta i dipendenti, dopo 12 anni di presidenza, con una lettera. «Stiamo affrontando un momento delicato societariamente e la compattezza è venuta meno. Meglio lasciare tutti insieme, dando la possibilità a una nuova formazione di ribaltare quella partita. Cari tutti, giocare e lavorare per la Juventus ha un unico obiettivo: Vincere».
E lui, e la sua squadra, di dirigenti e giocatori, l’ha a lungo fatto: «Dal 2010 abbiamo onorato la nostra storia raggiungendo risultati straordinari: lo Stadium, nove scudetti maschili consecutivi, i primi in Italia ad aver una serie Netflix e Amazon Prime, il J-Medical, cinque scudetti femminili consecutivi a partire dal giorno zero. Le finali (perse ndr) di Berlino e Cardiff (i nostri grandi rimpianti), l’accordo con Adidas, la coppa Italia Next Gen, la prima società a rappresentare i club in seno al Comitato esecutivo Uefa, il J-Museum e tanto altro».
Poi parla di campo: «Ovunque siamo stati, quando la squadra era compatta non temevamo nessuno. Quando la squadra non è compatta si presta il fianco agli avversari e questo può essere fatale. In quel momento bisogna avere la lucidità e contenere i danni. La nostra consapevolezza sarà la loro sfida: essere all’altezza della storia della Juventus. Io continuerò a immaginare e a lavorare per un calcio migliore, confortato da una frase di Friedrich Nietzsche: «And those who were seen dancing were thought to be insane by those who could not hear the music» (E quelli che furono visti ballare, furono considerati pazzi da chi non poteva sentire la musica, ndr). «Ricordate, ci riconosceremo ovunque con uno sguardo: Siamo la gente della Juve! Fino alla fine…».
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