Gerry Scotti: “Rammarico? Bud Spencer, non me lo perdono. Gabriella non è mia moglie? Ci stiamo studiando”. Gerry Scotti e il rammarico Bud Spencer, il conduttore rivela un inedito retroscena sull’attore e parla del ‘non matrimonio’ con la compagna in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
È in assoluto tra gli uomini più popolari d’Italia. Ma per errore?
«Facevo la radio e mi sembrava il massimo. Sentiamo Linus da 30 anni: se non avessi preso la mia strada, oggi sentireste lui e me, perché quello volevo fare, la radio».
Poi, però, è arrivata la televisione.
«Cecchetto si è preso la briga per primo di dirmi che quello che facevo in radio potevo farlo, allo stesso modo, in tv: aveva inventato la radio visione con Deejay television. Mi sembrava il massimo allargamento della mia professionalità: lo vivevo come una protesi, come un abusivismo che prima o poi avrei condonato. Non vedevo l’ora di tornare a fare solo e soltanto la radio».
Invece, dopo qualche anno, si è ritrovato a condurre anche il Festivalbar.
«Non posso dire che mi sia capitato per caso, ma quasi: sempre Cecchetto mi aveva proposto di fare le telepromozioni al posto suo, così ho passato l’estate del 1987 dietro le quinte del Festivalbar. La serata della finale, all’Arena di Verona, davanti a 30mila persone, esco per fare la mia pubblicità delle patatine. Salvetti, il patron della manifestazione, aveva una stanzina grande un metro per due, da dove supervisionava tutto. Sente il boato e urla: vi avevo detto di non far salire sul palco nessun cantante. Al che, imbarazzati, gli dicono che ero uscito io a fare le telepromozioni. Appena finisco mi chiamano, bianchi in volto: devi andare da Salvetti. Ecco, ho pensato, è successo il patatrac. Entro nella sua stanza e mi dice: “Gerry Scotti? L’anno prossimo il Festivalbar lo presenti tu”».
Una sorpresa totale.
«Non era nemmeno nelle mie speranze. Questo è stato il primo grande atto contro la mia previsione e anche contro la mia volontà».
Gerry Scotti: “Gabriella non è mia moglie? Ci stiamo studiando”
[…] È vero che i suoi amici sono quelli di sempre?
«Ho perso quelli delle elementari: mi ero trasferito dalla periferia sud alla periferia nord di Milano e allora era come spostarsi di Los Angeles a New York. Ma da lì in poi gli amici sono sempre stati gli stessi, sì. Si sono aggiunti quelli della radio e pochissimi della tv. Il nostro gioco era stare seduti sul marciapiede e indovinare il colore delle prima macchina che sarebbe passata da viale Zara. Il fatto di poter riatterrare ogni volta tra loro mi ha tenuto ben legato al Gerry Scotti che ero e che sono sempre stato».
Se fosse nato a Milano centro sarebbe stato la stessa persona?
«Ho sfiorato Milano centro: sono andato al liceo classico Carducci e non era proprio pieno di figli di operai, anzi. Eravamo solo io e il signor Villa (che è da sempre il suo ufficio stampa). La nostra presenza faceva arrabbiare alcuni professori retrogradi. Alle mie prime difficoltà in greco e latino avevano detto a mia mamma: dovevate mandarlo a fare una scuola professionale».
E i suoi compagni? Come erano?
«Arrivavano a scuola con le Maserati, le Jaguar, perfino una Lamborghini. Il nostro sfogo era fidanzarci con le figlie della Milano bene. Eravamo ben voluti, andavo anche a fare i compiti da loro. Entravo in queste case e vedevo maggiordomi, sei, sette stanze… io vivevo in due stanze più servizio con i miei genitori. Ogni tanto qualche compagna veniva a studiare da me e il giorno dopo, in classe, mi chiedevano tutti: ma veramente a casa tua c’è la torta ogni giorno? Ho scoperto che questi figli della Milano più ricca avevano forme di ristrettezze che io, figlio di operai, non avevo. Da me la ciambella di mia mamma non mancava mai. E lì ho capito che i benefit della vita sono altri».
[…] avrebbe mai potuto diventare attore?
«A un certo punto ai piani alti di Mediaset si erano fissati di farmi fare la fiction. Era arrivata la sitcom Finalmente soli, poi un film di Natale con Banfi… È stato doloroso rinunciare: recitare mi piaceva anche se era un altro lavoro».
Gerry Scotti: “Rammarico? Bud Spencer, non me lo perdono”
Qualche rammarico?
«Due. Enzo Garinei, sapendo che il mio mito è Johnny Dorelli, mi chiese di fare un grande Aggiungi un posto a tavola. Mi pareva una cosa enorme e non ho avuto nemmeno il coraggio di rispondergli, non me lo perdono. Un altro grande che si era inventato una cosa per me era Bud Spencer: avrei pagato, anche in quel caso, per accettare ma erano proposte che mi avrebbero portato via mesi, come potevo? Però non ho nulla di cui mi vergogno o che non rifarei».
Compresa la politica?
«Ah no, parlavo della mia professione. Quando ho accettato di essere il candidato dei giovani socialisti di Milano — senza essere iscritto al partito — non pensavo di prendere 10mila voti. Come non pensavo che non mi dessero niente da fare, cosa che mi lasciava sgomento. Se nella mia carriera sento di aver ricevuto molto perché ho dato molto, nella mia esperienza politica ho ricevuto poco perché ho dato poco. Poi, per dieci anni non sono più andato alle assemblee di condominio e non ho più votato. Ero disgustato».
Ora ha ripreso a votare?
«Sì, ma ho vissuto male quella esperienza. Mi restano i famosi mille euro di pensione a cui voglio rinunciare: l’ho già detto a tre presidenti del consiglio e lo dirò anche a Giorgia Meloni. Mi suggeriscono di darli in beneficenza: c’ero arrivato. Ma vorrei non essere costretto a ritirarli. Da quando ne parlo sa quanti altri ex onorevoli mi hanno scritto per unirsi a questa idea? Zero».
[…] Perché Gabriella Perino non è diventata sua moglie?
«Ci stiamo studiando (ride). Non so quante sarebbero riuscite a stare tanti anni con un uomo nazionalpopolare come me, io so che avevo assolutamente bisogno di una donna come lei. Non ama il clamore, quasi la infastidisce».
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