Scoperta la vera causa della morte di Bruce Lee: mistero (forse) risolto dopo 50 anni. Dopo mezzo secolo i medici credono di aver scoperto la vera causa della morte di Bruce Lee. La leggenda del kung fu potrebbe essere morto per aver bevuto troppa acqua. La star di Hollywood, ricordiamo, è morto nell’estate del 1973 mentre si trovava a Hong Kong, all’età di 32 anni.
Secondo in’autopsia all’epoca l’attore era morto per un gonfiore al cervello, che i medici attribuirono all’uso eccessivo di un antidolorifico. Negli anni si sono sviluppate diverse leggende intorno alla scomparsa dell’attore. Alcuni parlavano di un agguato della mafia cinese, altri di un avvelenamento da parte di un’amante,l gelosa, o addirittura di una maledizione. Oppure la più nota teoria di un decesso per colpo di calore.
Ora, i ricercatori hanno esaminato le prove ed hanno stabilito che Bruce Lee probabilmente è morto di iponatremia. “In altre parole, lo ha ucciso l’incapacità del rene di espellere l’acqua in eccesso”, ha scritto il team di esperti sul Clinical Kidney Journal.
Iponatremia: la vera causa della morte di Bruce Lee
Iponatremia significa che il livello di sodio nel sangue, necessario per l’equilibrio dei liquidi, è basso. Tale squilibrio fa gonfiare le cellule, comprese quelle del cervello. Secondo lo studio Bruce Lee aveva molteplici fattori di rischio per l’iponatriemia, incluso il fatto che beveva grandi quantità di liquidi, l’uso di cannabis, che aumenta la sete, e altri fattori che riducono la capacità dei reni, come l’uso di farmaci da prescrizione e alcol.
La teoria sarebbe confermata anche da sua moglie Linda, secondo la quale l’attore seguiva una dieta a base di succo di carota e di mela. Inoltre Matthew Polly nella biografia “Bruce Lee, A Life in 2018” fa più riferimenti all’eccessivo consumo di acqua, in particolare la sera della sua morte. “Ipotizziamo che Bruce Lee sia morto per una forma specifica di disfunzione renale: l’incapacità di espellere abbastanza acqua per mantenere l’omeostasi dell’acqua, che è principalmente una funzione tubulare”, conclude lo studio
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