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Spettacolo

Dario Ballantini: “Imitazioni? Vittorio Emanuele non la prese bene. Bocciato da Baudo ho trovato il programma della vita”

Dario Ballantini: “Imitazioni? Vittorio Emanuele non la prese bene. Bocciato da Baudo ho trovato il programma della vita”. Dario Ballantini sulle imitazioni e non soli, l’inviato di Striscia la notizia si racconta ripercorrendo le tappe della sua carriera in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Bocciato da Pippo Baudo, promosso da Antonio Ricci.
«Si è chiusa una porta e se ne è aperta un’altra che mi ha portato al programma della mia vita».

Gli inizi?
«Da ragazzino. Ero appassionato di Alighiero Noschese che è stato un grande imitatore e trasformista della tv in bianco e nero. Poi a scuola, al liceo, mi sono accorto che avevo questa attitudine e ho iniziato a fare cabaret in maniera artigianale: le prime parrucche le creavo io stesso in modo rudimentale. Adesso sono molto meticoloso, disegno sempre i personaggi da imitare prima di farlo».

La prima occasione?
«Nel 1983, a 19 anni. Corrado era appena passato dalla Rai a Canale 5 e cercavano giovani talenti in giro per l’Italia. Ebbi modo di fare otto puntate, poi è iniziata la vera gavetta».

La svolta?
«A fine anni Ottanta. Partecipai a Gran Premio, un concorso della Rai per giovani talenti. Ero praticamente stato scelto da Baudo, ma poi preferirono puntare su un’imitatrice, una donna che non ha fatto carriera, perché era una novità. Mi ritrovai messo fuori e partecipai a un altro concorso, Star 90. Vinsi e conobbi Antonio Ricci che era in giuria. Cinque anni dopo l’ho convinto a prendermi con l’imitazione di Dario Fo».

Dario Ballantini: “Imitazioni? Vittorio Emanuele non la prese bene”

Come mai ci mise così tanto?
«In quegli anni le imitazioni non venivano viste bene, erano quasi bandite e neanche Antonio sapeva come usarmi. È un genere che poi si è riscattato credo anche grazie alla mia imitazione di Valentino. O almeno ho la presunzione di pensarlo».

Cosa la colpisce di Antonio Ricci?
«Spirito di osservazione acutissimo, ironia sottile come una carta velina».

L’imitazione a cui più legato?
«Valentino è quello che mi ha lanciato e con lui ho portato per la prima volta le imitazioni in strada, è stato il primo personaggio on the road della tv».

La migliore?
«Gino Paoli, come somiglianza e come esperimento. E poi perché far ridere con Gino Paoli non è da tutti. Anche Nanni Moretti, con i suoi silenzi. Il silenzio in tv è pericoloso, la tv è immediata, non puoi stare zitto e non dire nulla. Con questi due personaggi dalle imitazioni ombrose è stato accettato in tv anche uno stile rarefatto».

In diverse occasioni l’imitatore Ballantini ha incontrato il vero imitato. Chi è stato spiritoso e chi meno?
«Gino Paoli e Vasco Rossi sono stati molto spiritosi. Morandi anche. Conte ci ha provato. Moretti invece non è stato molto partecipe».

Chi si è offeso?
«Vittorio Emanuele non la prese bene, ma era divertente. Alvaro Vitali faceva la moglie…».

[…] Indossando tante maschere, il vero Ballantini per strada lo riconoscono in pochi?
«Un po’ è vero, poi con Morandi sono diventato più “famoso” perché è quello a cui effettivamente assomiglio naturalmente di più. All’inizio mi dispiaceva, ma ci convivo da tutta la vita. Anche perché ho questa particolarità del viso che se mi taglio i capelli non mi riconoscono nemmeno i miei familiari…».

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