Disuguaglianze infantili Nord-Sud, il report di Save The Children che inchioda l’Italia: differenze shock tra Regioni. Infanzia a rischio povertà e disuguaglianze, soprattutto dopo la pandemia, che incidono sulla salute e sul benessere psicologico dei minori in Italia. E’ l’allarme lanciato da Save The Children, secondo cui ci sono troppe differenze tra le Regioni italiani.
Un bambino che nasce a Caltanissetta ha 3,7 anni in meno di aspettativa di vita rispetto a chi è nato a Firenze e la speranza di vita in buona salute segna un divario di oltre 12 anni tra Calabria e provincia di Bolzano. Tra le bambine la forbice è ancora più ampia, 15 anni in meno in Calabria rispetto al Trentino.
Il divario tra la Toscana, la regione più virtuosa, e la Calabria è enorme: nel 2019 in Calabria il tasso di mortalità infantile era il triplo di quello toscano, 4,42 a fronte di 1,45 per ogni 1000 nati vivi. Questi dati potrebbero essere stati aggravati dal periodo pandemico (non sono ancora disponibili quelli su 2020-2021) visto che molti servizi e visite specialistiche hanno subito interruzioni o pesanti ritardi a causa dell’emergenza Covid-19.
Disuguaglianze infantili Nord-Sud, il report di Save The Children
Il nostro Paese, nel caso della mortalità neonatale e infantile (numero di morti rispettivamente nei primi 28 giorni di vita o nel 1° anno di vita per mille nati vivi), è riuscito a ridurre questi eventi drammatici ai minimi mondiali, con tassi inferiori anche a Francia, Germania e Regno Unito. Eppure, sappiamo che questi tassi non sono ancora uguali in tutte le regioni e che anzi sono ancora presenti, nonostante i continui miglioramenti, diseguaglianze che ci fanno riflettere.
La differenze geografiche, socioeconomiche e culturali si riflettono nel diverso numero di anni di «speranza di vita in buona salute» che una bambina e un bambino appena nati possono aspettarsi. Ad esempio, se in media, in Italia, una neonata nata nel 2020 aveva di fronte a sé una speranza di vita in buona salute di 60,1 anni, una bimba nata in Calabria ne aveva soltanto 52,7 mentre una bimba nata in Trentino ne aveva 12,5 di più (65,2).
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