Riccardo Fogli: “Mia moglie aveva 16 anni quando si innamorò di me. Patty Pravo? Uno sguardo e già in camera”. Riccardo Fogli sulla moglie e non solo, il cantante ex bassista dei Pooh, 75 anni compiuti oggi, si racconta parlando a tutto tondo in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Non so i guai, ma il trionfo al festival lo portò a casa.
«I guai erano arrivati prima. Non avevo più soldi, solo cambiali. Il produttore Alfredo Cerruti, ex fidanzato di Mina, mi prestò 5 milioni di lire per comprarmi uno smoking, due camicie e due paia di scarpe. “Almeno fammi fare bella figura, guagliò”. Che poi arrivare primo a Sanremo non è mica come vincere al SuperEnalotto, non ci diventi ricco, al massimo hai la possibilità di lavorare: infatti feci 150 concerti. Ma dopo quattro anni stavo da capo a dodici».
Ancora in bolletta?
«Nessuno si ricorda mai di chi ha vinto a Sanremo. Mi serviva un po’ di promozione. La mia discografica di allora, Caterina Caselli fu schietta: “Signor Fogli, i giornalisti dicono che si fa fatica a intervistarla, troppo bravo e bello per risultare pure intelligente. Non ha nemmeno una cicatrice sulla faccia. E io: “Se crede mi butto da cavallo”».
[…] Da ragazzetto per due anni ha lavorato alla Piaggio, come racconta nel libro-disco Predestinato (Metalmeccanico).
«Prima ancora facevo il truccatore di gomme d’aeroplano. Per recuperarle, dove c’era un taglio sul battistrada, lo incidevo con una lama, ci passavo il mastice e poi vulcanizzavo. Ogni tanto prendevo certe scosse elettriche. Però ho imparato che se sollevi gli alluci le senti di meno. A 15 entrato in Piaggio, come papà. Ero il postino interno, smistavo la corrispondenza».
[…] A Piombino suonava con gli Slenders, basso e voce solista.
«Eravamo belli, giovani e capelloni, con pantaloni stretti, giubbotti, camicie di pizzo sul petto nudo, beat più che rock, giravamo l’Europa, ai concerti mi arrampicavo sugli amplificatori».
Riccardo Fogli: “Mia moglie aveva 16 anni quando si innamorò di me”
Finché, nel 1966, li mollò per i Pooh.
«Ci avevano scritturato al Piper di Milano. Dopo qualche settimana arrivarono anche i Pooh, che si erano messi insieme da tre mesi. Roby Facchinetti e Valerio Negrini mi dissero che gli serviva un cantante bassista. Con gli Slenders tanto eravamo alla canna del gas, senza una lira. Accettai, ma in cambio loro si impegnarono a ricomprarci il camioncino rosso che non avevamo ancora finito di pagare a rate».
[…] L’amico del cuore chi era?
«Roby Facchinetti, il mio fratellone, il mio riferimento affettivo, allora e adesso. Eravamo i due “stranieri” — i Pooh si erano formati a Bologna — e dividevamo una stanzetta di una pensione con due letti e un lavandino. Ci raccontavamo tutto e insieme cercavamo di rimediare quelle 200 lire per mangiare».
Non ci fu rancore tra voi quando lei se ne andò per Patty Pravo?
«No, però ho sofferto molto la mancanza di un abbraccio. Di qualcuno che mi dicesse: “Ricky, dai, pensaci bene, sei sicuro?”. Che mi trattenesse. Non sono stato io a sbattere la porta. Fu il nostro produttore a farci dividere, convinto che la mia storia d’amore con una cantante così famosa potesse nuocere al gruppo. “Siamo rovinati”, ci annunciò tragico dopo i primi articoli sui giornali».
L’incontro fatale.
«Nel 1972, io e Nicoletta eravamo due ragazzi. Ci presentarono. Ci guardammo. Nel giro di qualche ora eravamo nella stessa camera».
E lei mollò Viola Valentino, sua prima moglie, che una sera al Roxy Club di Milano l’aveva conquistata con sei parole. Lei la agganciò con un classicissimo: «Ci siamo già visti io e te?» E Viola rispose: «Chiamami Peroni, sarò la tua birra».
«Ah Viola, Violetta… allora ci stavamo già separando, dopo ci abbiamo riprovato ma non ha funzionato. Le voglio un gran bene».
[…] Sua moglie Karin, quasi 32 anni di meno, l’ha conosciuta nel 1995 ma sposata nel 2010. Ci ha riflettuto.
«Perché aveva solo 16 anni e io ero ancora impegnato con Stefania, la mia seconda moglie. Suo padre l’aveva trascinata controvoglia a un mio concerto vicino Roma. Karin mi vide e pensò che fossi l’uomo più bello che avesse mai visto… (ride) ma che avevo troppe donne intorno. “Aspetterò che invecchi”, si disse. E lo ha fatto. Al secondo appuntamento l’ho portata in gioielleria a scegliere l’anello».
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