Linus: “Mio figlio il più bravo dj dei prossimi 20 anni. Io Sindaco di Milano? Potrei! Radio Serie B della Tv”. Pasquale Di Molfetta, meglio noto come Linus sul figlio dj, Milano, i primi passi in Radio e non solo, il noto disc jockey folignate, 64 anni, si racconta a 360 gradi in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] Ha mai fatto un regalo simbolico ai suoi?
«Loro andavano poco in vacanza. Un po’ perché non se lo potevano permettere, un po’ perché mia madre non la smuovevi. Poi ho affittato una casa in montagna per un anno, e lei c’è andata un mese d’estate. Credo si sentisse come la moglie di Kennedy».
Ha fatto in tempo a vedere il suo successo?
«Il successo sì, nel 1984 facevo già Deejay Television. Se n’è andata nell’89 e non ha fatto in tempo a vedere nessuno dei nipoti. Ma è riuscita a vedere me e mia sorella sposati: per lei era un gran traguardo».
Un’immagine che le fa ancora tenerezza?
«Un martedì mattina mio padre ci chiama dicendo che stava male, il giovedì mattina è mancata. In ospedale non era più la mamma poco affettuosa cui eravamo abituati. A un certo punto mi chiede di andare a casa sua e controllare sotto il materasso dov’era il suo borsellino: dentro c’erano 30 milioni di lire. Le loro finanze erano sempre state precarie, ma lei era riuscita a risparmiare negli ultimi anni di nuovo benessere, privandosi di chissà quali cose».
Lei si spende molto per Milano. Penso solo alla Deejay Ten, che organizza dal 2005. Le piacerebbe diventare sindaco?
«Mi piacerebbe nel senso che a me piace gestire le cose e quello del sindaco, alla fine, è un lavoro gestionale, si è un po’ spogliato delle valenze politiche. Gestire le cose vuol dire gestire le persone, che è quello che faccio a Radio Deejay dalla fine del ‘94. Dunque sarebbe divertente, mia madre sarebbe contenta».
Linus: “Io Sindaco di Milano? Potrei!”
[…] Un difetto di Milano?
«Oggi la creatività viene vissuta come coniugazione di business, moda e design. Ma così è lontana dalle persone. Noi siamo stati la città di Leonardo da Vinci, caspita! Ora invece siamo la città di Armani, al quale non mancherei mai di rispetto, ma lui per primo prenderebbe le distanze da questo paragone».
Ha un legame fortissimo con Riccione, città di sua moglie e appendice estiva di Radio Deejay. Il sindaco lo farebbe lì o a Milano?
«Meglio Milano: Riccione è troppo piccola e avresti sempre davanti un elettore che ti rinfaccia quel che stai o non stai facendo!».
Fa la radio da quasi 50 anni. «Fino a quando» vuole continuare, per citare il suo libro?
«La gente è convinta che lo abbia scritto come provocazione, ma è un pensiero che mi accompagna tutto il giorno. Le cose belle prima o poi devono finire e non voglio che succeda a sfumare. Nel 2023 mi scade il contratto: mi hanno già proposto un rinnovo di 5 anni, ma non ho ancora firmato. Comunque non è detto che ci arrivi al 2023, no?».
[…] Dei «Ragazzi di via Massena» molti hanno sfondato in tv. Ha un rammarico?
«Sarei bugiardo se dicessi che non ho quel tipo di rammarico. Ma non perché la tv sia piu bella della radio: è che a volte ho un po’ di frustrazione nel percepire il mondo radiofonico come se fosse di Serie B».
Un ricordo di quando faceva l’operaio, tagliando e incollando grandi fogli di kevlar?
«Il freddo terrificante. Lavoravamo in un capannone, d’inverno ero costretto a indossare calzamaglia, jeans, quattro maglioni uno sopra l’altro. Avevo 18-19 anni e il mio sogno era avere un lavoro qualunque nel quale potermi vestire come un ragazzo della mia età».
Linus: “Mio figlio il più bravo dj dei prossimi 20 anni”
La Porsche quando è arrivata?
«Tardi, mi ha incoraggiato Nicola Savino, a me imbarazzava. La prima l’ho comprata 5-6 anni fa, il colore più discreto possibile, coupé normale. L’ho rivenduta con seimila chilometri. Ora ho una Porsche Targa, quella che volevo davvero. Quando facevo le superiori a Cesano Maderno c’era un tale con un Carrera Targa arancione che mi sembrava venisse da Marte».
[…] Parliamo di Carlotta. Quando l’ha conosciuta aveva 16 anni. Vi siete messi insieme cinque anni dopo. È una storia romantica.
«Sì, è vero. Mi chiedo ancora cosa abbia trovato in me: non potremmo essere piu diversi. Lei era così carina, io veramente uno sfigato».
Che cosa è per lei?
«Il mio equilibratore. Ho un’inclinazione alla cupezza che ho preso da mia mamma. Ho bisogno di stare con la gente. Carlotta è socievole, solare, positiva e mi compensa».
I figli vivono ancora con voi?
«Fino a qualche mese fa Michele, il piccolo, viveva a Madrid, dove faceva il liceo, e Filippo, il grande, a Milano con altri due amici. Filo a breve dovrebbe trasferirsi a Roma per lavoro e così ha deciso di tornare con noi. Lo stesso Michi. Così io e mia moglie ci siamo ritrovati tutti in casa: in certi momenti è complicato».
Nessuno ha seguito le orme del padre?
«Michi diventerà il più bravo dj dei prossimi 20 anni. Con lui l’accordo è che comunque deve fare l’università e un percorso convenzionale: di fianco può fare quello che vuole».
[…] Com’è fare il capo del proprio fratello?
«La cosa piu complicata del mondo… Sono contento che adesso abbia la sua radio. Io, come suo direttore editoriale, lo guardo e lo lascio fare. Prima avevo spesso l’atteggiamento del fratello maggiore che rompe le scatole».
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