Rifiutano l’esproprio per far posto megalopoli dell’Arabia Saudita: 3 condannati a morte. Tre persone condannate a morte solo perché rifiutano l’esproprio per far posto alla megalopoli dell’Arabia Saudita da 500 miliardi di euro. Accade in questi giorni a Shadli, Atallah e Ibrahim al-Howeiti. I tre sono membri di una tribù che ha l’unica colpa di vivere su un terreno sul quale dovrà nascere Neom, la nuova megalopoli dell’Arabia Saudita che sarà la sede dei Giochi invernali asiatici del 2029 e il grattacielo più grande del mondo.
Secondo Alqst, un’organizzazione benefica per i diritti umani con sede nel Regno Unito, i tre uomini sono stati arrestati nel 2020 per essersi opposti allo sfratto. Lo scorso 2 ottobre è arrivata la sentenza del tribunale penale specializzato dell’Arabia Saudita: condannati a morte, tutti e tre. Secondo quanto riportato da Middle East Eye, il fratello dei condannati è stato ucciso dalle forze saudite nell’aprile 2020, dopo aver protestato contro lo sfollamento dei residenti della provincia di Tabuk.
Rifiutano l’esproprio per far posto Neom: 3 condannati a morte in Arabia Saudita
I familiari dei tre uomini sono stati condannati a 50 anni di reclusione e 50 anni di divieto di viaggio per aver sostenuto la posizione dei loro parenti. Anche due donne sono state condannate a 34 e 45 anni di carcere per alcuni tweet che criticavano il governo dell’Arabia Saudita. Secondo Alqst lo scrittore Osama Khaled ha ricevuto una condanna a 32 anni di reclusione per “accuse relative al diritto alla libertà di parola”.
Il distretto industriale proposto, chiamato Oxagon, è classificato come “una città cognitiva completa” che utilizzerà robot e intelligenza artificiale e fungerà da hub portuale industriale per la regione più recente del paese nel nord-ovest: Neom. Neom, il progetto di punta del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, è una città-stato pianificata che coprirebbe 10.000 miglia quadrate della provincia di Tabuk dell’Arabia Saudita, vicino ai suoi confini con la Giordania e l’Egitto.
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