Francesca Fialdini: “Da piccola mi sentivo brutto anatroccolo. Ho perso una persona cara, ora ho un’esigenza”. Francesca Fialdini da piccola e non solo, la conduttrice televisiva Toscana, 42 anni, ripercorre le tappe della sua vita privata e professionale in una intervista a ‘Vanity Fair’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] Togliamoci il dente: come vive il lunedì mattina quando arrivano i dati di ascolto?
«Aspettavo i dati della prima puntata di questa nuova stagione con grande fatalità, sapendo di essere cascata in una fascia oraria micidiale, tra la Roma che giocava all’Olimpico e la concorrenza eccezionale di Canale 5. Guardavo il telefono con l’occhio destro ma, quando ho iniziato a leggere i riscontri positivi della chat di redazione, ho finalmente guardato. Un bello scarico di adrenalina».
Ha sempre avuto mille energie nel suo bagaglio?
«Le ho messe in campo quando ho scelto di intraprendere questo mestiere, prima non sapevo di averle. Quando vivi in una piccola provincia dove lo sguardo degli altri può essere condizionante facciamo i conti con dei limiti che non immaginiamo di avere. Fino ai 18 anni sentivo quello sguardo addosso».
Che ragazza era?
«Una bella ragazza, ma non mi faceva piacere. Mi nascondevo, avevo dei vestiti larghissimi, mettevo i pantaloni di mio padre e dei maglioni che mi coprivano le mani. Mi vestivo da brutto anatroccolo».
Perché?
«Non volevo che fosse il mio corpo ad attirare l’attenzione. Mia madre diceva che la cosa più importante nella vita era essere intelligente: mi ha cresciuta così. Tant’è che da piccola sembravo il Piccolo Lord. La competizione con le colleghe, infatti, non c’è mai stata sul piano fisico, perché non è lì che gioco la mia partita».
Francesca Fialdini: “Da piccola mi sentivo brutto anatroccolo”
[…] La provincia nella quale è cresciuta ha mai giudicato il fatto che fosse figlia di genitori separati?
«Nella mia classe all’inizio ero unica, ma poi siamo diventati tanti. Con gli altri bambini parlavamo, ci raccontavamo le nostre vite. Ricordo che c’era una ragazza che passava le giornate a sentire i genitori litigare e a piangere cui suggerii di dire ai suoi di separarsi: conoscevo quella realtà, vedendola soffrire pensavo che sarebbe stata meglio».
Da piccola cosa sognava di diventare?
«Una reporter internazionale con la macchina fotografica in mano. Volevo raccontare quello che avevamo dimenticato».
[…] Cosa dà senso alla sua vita?
«Le relazioni, l’amore. Sento che non ho più tempo, mi devo dare di più. Ho bisogno di costruire qualcosa che rimanga, vorrei tanto dare lavoro agli altri, aiutarli. Nell’ultimo anno ho sentito una spinta interiore forte».
C’entra la pandemia, secondo lei?
«Ha sicuramente giocato un ruolo più importante di quanto stessi realizzando nel momento in cui l’ho vissuta. Era un periodo di grande solitudine, ero lontana dal mio compagno e dalla mia famiglia: il lavoro mi ha salvato. In quel periodo ho perso una mia cara amica a 40 anni: ora sento l’esigenza di vivere l’amore fino in fondo, in ogni sua forma. Sta diventando un pensiero fisso».
Francesca Fialdini: “Covid? Ho perso una persona cara, ora ho un’esigenza”
[…] La solitudine, invece, come la vive?
«Sto bene con me stessa, ho bisogno di ritagliarmi dei momenti per me, tornare a casa e sentire il silenzio. Mi piace pregare, mi rigenera. Così come meditare, fare yoga. In questo senso, non si è mai soli, perché ti connetti con altre energie e ristabilisci un’armonia interiore ed esteriore fondamentali».
[…] A proposito di luce: com’è stato vivere la pressione della telecamera per lei che a 18 anni aveva paura a esporsi?
«Traumatico, all’inizio. Quando mi hanno proposto di fare il primo provino non volevo: non avevo fatto i conti con il mezzo televisivo, col riguardarmi. Poi mi sono detta che, se avessi voluto fare questo mestiere, o mi sarei dovuta fare amica la telecamera oppure avrei rinunciato. Questo ha voluto dire iniziare a curarmi più di me stessa, ma senza esagerare. Ho recuperato il contatto con il mio corpo, che avevo perso in quel periodo. Oggi davanti alla telecamera mi sento sicura, e se anche si vedessero le mie debolezze non mi importerebbe nulla. Anche se dall’inizio a oggi c’è stato un grande lavoro».
[…] Prima ha parlato della paura di una vita senza senso: pensa che costruire una famiglia potrebbe aiutarla in quest’ottica?
«Quando scommetti sull’amore può accadere qualunque cosa. Mi piacerebbe una famiglia che aprisse le porte ad altre famiglie, per esempio considerando l’adozione. E poi, se non riuscissi a costruirla, ci sarebbero sempre gli amici e la gente che ti scegli. La famiglia è anche quella».
Lo sa che il secondo risultato su Google se cerco il suo nome è: «Francesca Fialdini marito»?
«Ma non ce l’ho! L’idea di sposarmi non mi solletica più di tanto. Sarei contenta se si aprissero le adozioni alle coppie non sposate e alle persone single, che hanno molto da dare: non vedo perché lasciare i bambini negli orfanotrofi».
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