Iacchetti: “Insultato e minacciato sui social, sono partite le querele. In Tv c’è il Grande Fratello perché la gente lo guarda”. Enzo Iacchetti insultato e minacciato sui social, l’attore e conduttore emiliano, 70 anni, racconta la sua disavventura con gli hater in una intervista a ‘La Stampa’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Che rapporto ha con la fede? Formula dubitativa, o genere «proviamo anche con Dio non si sa mai»?
«Non arrivo a quel punto lì perché non sono mai stato un leccaculo. Uno che diventa vecchio e diventa fedele, vuol dire che proprio se la fa sotto dalla paura. Certo, non sono indifferente, a casa ho una collezione di crocefissi: uno ha in croce Ilaria Alpi, uno Giulio Regeni. Mi piace andare nelle chiese piccole, sedermi lì, guardare la Croce, pensare alla sofferenza di quel Gesù che per me è un rivoluzionario. E credo nella beneficenza, nella restituzione di qualcosa da parte di chi ha avuto tanto, come me».
E come la mette in pratica, questa restituzione?
«Anche grazie ai social, paradossalmente. Mi sono scocciato di rispondere alle migliaia di persone che scrivevano ti spacco la faccia, dimmi dove abiti, uccido tuo figlio. Me ne dicevano di tutti i colori, persino che facevo scommesse clandestine, che ero un debosciato, che ero morto. Io rispondevo a tutti, io personalmente. Il mio medico mi ha detto: lascia stare.
Mi sono spazientito, e mi sono messo a querelare. Ci sono svariate cause in corso, le sto vincendo tutte, e i soldi vanno in beneficenza, appunto. Dopo anni, da Facebook mi sono tolto, su Tik Tok c’è Berlusconi quindi basta e avanza, sono su Instagram perché “Striscia la notizia” percorre anche un binario social, mi dicono “dai Enzo pubblica qualcosa”. Durante la pandemia ho pubblicato un po’ di pensieri, un po’ di solidarietà».
Iacchetti: “Insultato e minacciato sui social, sono partite le querele”
[…] Anche dalla politica?
«Di sicuro dobbiamo andare a votare, ricordiamoci che son morte delle persone per darci questo diritto. Lo ricordo sempre a Martino, mio figlio, che è proprio un buon giovane con belle caratteristiche morali, è uno che sa ascoltare. Mi piace, mio figlio».
La tv ha le sue responsabilità?
«La televisione fa il “Grande Fratello” perché molti lo guardano, se nessuno lo guardasse farebbero vedere un bel film. Noi che facciamo la televisione non dobbiamo pensare che la gente è un gregge di pecore, dobbiamo preparare un’alternativa, se no la tv invecchia e fra 20 anni non c’è più. Noi facevano 12 milioni 10 anni fa, adesso se ne facciamo 5 ci pagano la cena».
Iacchetti: “In Tv c’è il Grande Fratello perché la gente lo guarda”
Quando si è reso conto che faceva ridere?
«In prima media. Però io non facevo ridere, non so neanche se faccio ridere adesso. E non volevo mica fare il comico. Volevo fare il musicista. Alle medie, senza mai prendere lezioni, suonavo tutti gli strumenti che la mia professoressa mi portava. Tra l’altro è ancora viva, ha 103 anni, vive sempre a Maccagno. Quando facevo la seconda media andò da mio papà, e gli disse: “Questo bambino deve fare il conservatorio”. E mio padre le rispose: “Il bambino è allergico al pomodoro”».
Era surreale il suo papà?
«Mi ripeteva: “La professoressa vuol mandarti a fare le conserve al conservatorio”, in realtà non poteva pagarmi una scuola costosa a Milano. Ma io volevo tanto suonare, mi sembrava di poter fare solo quello, nella vita. A ragioneria facevo il cretino e mi riusciva anche bene perché un anno mi hanno bocciato per cretinismo e allora ho detto: provo col cabaret».
E come la prese suo padre?
«Male. Tra noi c’erano contrasti forti, reali, per nulla scherzosi. Lui aveva una piccola bottega dove vendeva vini, io stavo in casa con i genitori e i miei due fratelli, ma ero un ribelle scalmanato, scappavo. Proprio non voleva che facessi quel lavoro lì, diceva che era un brutto ambiente, e non aveva nemmeno tutti i torti, mi voleva ragioniere, in banca. Un classico. Ma adesso lo capisco, e mi sento in colpa. Lui è morto di tumore a 57 anni, io ne avevo 23: non ho mai provato a parlargli veramente».
Con sua madre, invece?
«Mia mamma era complice. Mi passava la chitarra dalla finestra, mentre scappavo. È mancata a 90 anni, è riuscita a vedere che con questo lavoro ci campavo, l’ho anche portata al Costanzo Show in prima fila, le hanno fatto un grande applauso».
Iacchetti: “Stufo di Greggio e Ricci? Ogni tanto”
[…] Dopo tutti questi anni, non è stufo di Greggio, di Ricci, della luce della telecamera, di interviste?
«Ogni tanto sono stanco. Non è vero che a 70 anni, adesso, è come averne 50. Per niente. A 70 anni ne hai 70. Poi che ci sia qualche medicina in più, che fa del bene, sì. Ma ci sono dei giorni in cui mi sento molto stanco e 10 anni fa non lo ero, ma nemmeno tre anni fa lo ero. Questo periodo di pandemia mi ha un po’ stroncato. Ma sono felice perché c’è tanta gente che mi vuole bene».
Lei si riconosce nel ritratto del comico triste, il malincomico?
«Eh, basta parlare con i miei parenti. È vero che i comici in privato non sono allegri, sì. C’è sempre quello che fa lo sbruffone pure a cena, ma lo fa perché si sente fragile».
Lei è anche attore di sit com, «Benedetti dal signore», «Il mammo». E il teatro?
«Il teatro mi piace di più. Quelli della mia età comprano la “Settimana enigmistica” per non farsi venire l’ictus. Siccome io non so neanche qual è la capitale dell’Ungheria, cos’ ho fatto? Ho cominciato a imparare dei copioni a memoria. E quando ne ho imparato uno, provo a dirlo sul palco. Prima della televisione già facevo il teatro, per cui, quella è la mia Settimana enigmistica».
[…] Ricci dice sempre che un trucco, in tv, è mandare in onda i cani: nella fattispecie il suo. Che ne pensa?
«Che i cani sono meravigliosi. Io ho portato il mio Willy sul bancone di Striscia, adesso c’è Lucino, che si chiama così perché me l’ha regalato una mia vicina di casa quando era appena morto Lucio Dalla. Lui ha il colore della sua parrucca».
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