Disfunzione Cognitiva Canina, come proteggere il proprio cane con una mossa: lo studio. Il rischio che i cani sviluppino una condizione neurodegernativa simile alla demenza aumenta del 52% ogni anno dopo i dieci anni, secondo un nuovo studio. La Disfunzione Cognitiva Canina (CCD) è associata all’invecchiamento del cervello di un cane, che si manifesta con una ridotta consapevolezza, memoria e capacità di apprendimento.
Tuttavia, i ricercatori dell’Università di Washington hanno scoperto che i cagnolini attivi hanno probabilità molto più basse di sviluppare la sindrome. I cani inattivi hanno un rischio 6,5 volte maggiore rispetto a quelli che fanno esercizio fisico regolare. Questi risultati potrebbero aiutare i veterinari su quando è opportuno iniziare lo screening degli animali domestici.
“Data la crescente evidenza dei parallelismi tra la malattia cognitiva canina e umana, una diagnosi accurata di disfunzione cognitiva canina nei cani può fornire ai ricercatori modelli più adatti in cui studiare l’invecchiamento nelle popolazioni umane”, spiegano i ricercatori.
Studi precedenti hanno dimostrato che il 28% dei cani di età compresa tra 11 e 12 anni, e il 68% dei cani di età compresa tra 15 e 16 anni, mostravano uno o più segni di deterioramento cognitivo. Sebbene la causa esatta non sia nota, si pensa che sia il risultato di cambiamenti chimici e fisici nel cervello dell’animale man mano che invecchiano. Come con l’Alzheimer negli esseri umani, la condizione si manifesta lentamente e peggiora progressivamente con il tempo.
I sintomi della disfunzione cognitiva canina includono perdita di memoria, ridotta consapevolezza dello spazio, cambiamenti comportamentali come fare pipi in casa, disturbi del sonno e disorientamento. Per lo studio, pubblicato su Scientific Reports, 15.019 proprietari di cani hanno completato due sondaggi tra dicembre 2019 e 2020.
Disfunzione Cognitiva Canina: ecco come proteggere il proprio cane
Il primo sondaggio riguardava la salute generale e l’attività fisica del loro animale domestico, mentre il secondo indagava sui sintomi della disfunzione cognitiva canina, ad esempio se il cane non riconosceva le persone familiari. I cani sono stati classificati in base al quartile di vita in cui si trovavano, con il 19,5% nell’ultimo quartile, il 24,4% nel terzo e il 27% e il 29,1% rispettivamente nel secondo e nel primo.
Di tutti i cani nello studio, solo l’1,4% è stato classificato come affetto dalla malattia dai comportamenti riportati dai loro proprietari. L’analisi statistica è stata condotta utilizzando i risultati dell’indagine per trovare associazioni tra caratteristiche canine, quartile di durata della vita e la diagnosi.
Considerando la sola età, i risultati mostrano che le probabilità che al cane venga diagnosticata la disfunzione cognitiva canina, aumenta del 68% ogni anno che passa dopo i dieci anni. Tuttavia, se si tiene conto dei problemi di salute, della sterilizzazione, dei livelli di attività fisica e della razza, si scende al 52% per ogni anno di vita aggiuntivo.
È stato anche riscontrato che i cani con una storia di disturbi neurologici, agli occhi o all’orecchio avevano una maggiore probabilità di soffrire della condizione neurodegenerativa. Per cani della stessa razza, età, stato di sterilizzazione e salute, le probabilità di sviluppare la malattia erano 6,47 volte superiori nei cani inattivi rispetto a quelli attivi.
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