Fabio Testi: “Donne? Un assedio, ho dovuto inventare un trucco. Vivo con una pensione di mille euro”. Fabio Testi sulle donne, il denaro, la pensione e tanto altro, l’attore 81enne rivela alcuni retroscena legati alla sua vita privata in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Fabio, quanti amori ha avuto?
«E chi li ha mai contati?»
Allora quante lettere d’amore ha ricevuto nella sua vita?
«Quelle si contano: in cantina ci sono cinque scatoloni pieni».
E le conserva ancora, a 81 anni?
«Certo, sono parte della mia storia. E oggi che vivo da solo, nella mia tenuta di Affi (provincia di Verona, ndr), con una singola camera da letto, ogni tanto mi ricordo dei miei amori, ma anche delle mie amicizie».
Be’, la bellezza può essere un problema.
«Avevo un trucco: mi ero inventato una fidanzata fantasma che poteva arrivare da un momento all’altro e la tiravo fuori ogni volta che non volevo essere assediato».
Dopo una vita tra Roma e i vari set in giro per il mondo, è tornato nel suo Veneto?
«E meno male, perché la natura veneta, dai solidi principi morali, ha fatto sì che la mia vita non deragliasse, con tutti gli stravizi che ho visto nel mondo del cinema e della televisione. Ma lo sa che il povero Helmut Berger veniva a piangere sulla mia spalla, dicendo che invidiava la mia educazione tradizionale?».
Che cosa facevano i suoi genitori?
«Mamma ha allevato me e mia sorella lavorando in casa. Papà si procurava carichi di munizioni che venivano raccolte dopo la guerra, per poi smontarle pazientemente e disinnescarle. Un lavoro pericolosissimo, del quale io e mia sorella Licia all’epoca ignoravamo i reali rischi. Ma papà si guardò bene dal rivelarceli, in casa si cercava tranquillità, solidità».
[…] Le manca un po’ di malinconia, sennò sarebbe un personaggio di Paolo Conte.
«La verità è che non volevo fare cinema. Non mi ritenevo all’altezza, nonostante registi e produttori mi contattassero, all’inizio per gli spot, poi per particine secondarie. Cominciai però a guadagnare e allora fu papà che, saggio, mi convinse a non partire per l’Africa, dove avrei dovuto tracciare un oleodotto, e a fare l’attore».
Studiando?
«Certo, all’Accademia di Arte Drammatica Salvatore Solida e a Cambridge per imparare l’inglese. Ho anche preso il brevetto di volo».
Fabio Testi: “Donne? Un assedio, ho dovuto inventare un trucco”
Qualche piccola parte e poi Vittorio De Sica la sceglie per il ruolo di Malnate ne «Il giardino dei Finzi Contini». Siamo nel 1970.
«Un uomo gigantesco, Vittorio. Intanto, a differenza di molti registi, non odiava gli attori. Lui si metteva davanti alla macchina da presa, ti faceva sedere al suo posto e poi provava tutti i ruoli, dal lattante alla vedova al generale. All’attore non restava che imitarlo bene».
[…] con Ursula Andress come andò?
«Stavamo assieme da un po’, lei era nella sua villa di Ibiza. Io dovevo raggiungerla ma persi l’aereo».
Ancora?
«Il giorno dopo tornai in aeroporto, ma era scattata l’ora legale, avevo fatto confusione con gli orari e persi ancora il volo. Allora mi feci prestare un aereo privato da un amico e la raggiunsi in Spagna. Ma litigammo subito e il giorno dopo me ne tornai in Italia».
[…] Lei ha conquistato anche Anita Ekberg, uno dei più vividi simboli erotici mai apparsi in Italia.
«Guardi, ci siamo trovati sul set in un film in cui cominciavamo a fare l’amore sotto la doccia per poi continuare a letto. Il tutto con prove e riprove. Insomma, alla sera, ci siamo guardati e ci siamo detti: “Dove andiamo a cena?”. Anita aveva una bellezza maestosa e un cuore di bambina. Delicata, raffinata, buona. I paparazzi si appostavano per fotografarci ma li seminavo, perché io le donne le rispetto, ci tengo a dirlo».
[…] le «ospitate» servono?
«Be’, io vivo della mia pensione: 1.100 euro al mese».
È per questo che ha accettato di partecipare al «Grande Fratello Vip»?
«Ma certo, per soldi. Io sono un tipo franco e diretto: ci ho messo mezzo secolo a farmi un nome e oggi questo nome si paga. La produzione del Grande Fratello mi ha pagato bene e l’ho fatto. Oggi solo un bel film lo farei gratis».
[…] Lei ha tre figli. Che padre è?
«Fabio, Thomas e Trini. Vivono lontani, ma ci sentiamo spesso e appena possibile ci vediamo. Mi hanno attribuito anche altri figli, ma sono balle. Mi ferì molto quando associarono a me una maternità di Edwige Fenech, sia perché lei mi era molto cara e io le ero stato vicino in un momento difficile, sia perché mi vedono sempre come un uomo bello che pensa solo a fare l’amore. Io parlo e recito in inglese, francese e spagnolo, ho lavorato con alcuni dei più grandi registi, so guidare un aereo e amo la poesia. Qualche volta anche noi uomini siamo bersaglio di sessismi, ma nessuno lo dice mai».
[…] Gli amori, invece…
«Ma io non sono mai stato geloso, piuttosto ho avuto compagne gelose. Non ho mai nascosto la verità, ho sempre preferito una bella verità a una bugia noiosa».
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