Marcella Bella: “Fisco? Mi ha danneggiato la carriera. Gianni Bella sta bene ma gli è rimasta una complicazione”. Marcella Bella sul Fisco e non solo, la cantautrice sicilisna, 70 anni, si racconta ripercorrendo le tappe più significative della sua carriera in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Marcella Bella arriva da una famiglia canterina?
«Da una famiglia di artisti. Mio papà lavorava al mercato della frutta ma amava cantare opere liriche. Aveva un talento naturale e una bellissima voce da tenore. Cantava nel coro del teatro Massimo di Catania ed era intonatissimo. Quando ero bambina, mio fratello Gianni, che faceva musica a tempo pieno, a 14 anni si comprò una chitarra con i primi guadagni di qualche lavoretto. Quindicimila lire. E la suonava perfettamente, d’istinto. Io avevo cinque anni meno di lui e gli chiedevo: «Ma come fai?» E lui: «Qui c’è un librettino che mi dice cosa devo fare». Dopo qualche mese cominciò a suonare anche il basso, poi la batteria e alla fine approdò a un pianetto, insomma alle tastiere. Tutto da autodidatta.
Era nato come musicista completo. Prendeva in mano qualsiasi strumento e lo suonava, componeva delle canzoni che accompagnava con la chitarra. Il maggiore per età è Antonio, professore di lettere e filosofia nei licei che gettò la cattedra alle ortiche e divenne autore di canzoni, fra cui la celebre “Canto straniero”. C’è poi Gianni, indiscusso leader della famiglia canterina, dopo ci sono io e infine Rosario, diplomato in pianoforte. Insomma, siamo cresciuti a pane e musica. Abbiamo un rapporto istintivo, quasi automatico con la musica: bello gioioso e felice».
Ma il rapporto più intenso è stato con Gianni Bella.
«Lui era il genietto. Quando bussò alla casa discografica CGD rimasero impressionati. Portai una sua canzone alla Gondola d’oro, una rassegna che si svolgeva a Venezia. Io ci andai con “Hai ragione tu”. C’erano 100 cantanti. Vinse Romolo Ferri a pari merito con me. Dopo quel successo decisero di mandarmi a Sanremo. Il mio produttore Ivo Callegari mi fece da papà. La CGD mandò Gianni da Giancarlo Bigazzi, che all’inizio era diffidente. Poi capì le potenzialità di Gianni (e mie). Bigazzi era una vecchia volpe, un vero scopritore di talenti. Cominciarono a lavorare assieme e ne uscì quel capolavoro che è “Montagne verdi”, canzone struggente, ricca di messaggi. Quest’anno compie 50 anni. La cantano ancora adesso, soprattutto i bambini».
Diciamo che esiste una Marcella prima di «Montagne verdi» e una Marcella dopo «Montagne verdi».
«Esattamente. Vita cambiata da così a così. Callegari ci faceva cantare nelle balere. Una grande scuola che per me, è stata un’esperienza molto formativa durata 4-5 anni. Ai giovani artisti di adesso questa manca. Dalla Sicilia ci siamo trasferiti in Emilia, la regione in cui si lavorava di più».
Marcella Bella: “Fisco? Mi ha danneggiato la carriera”
[…] Da adolescente lei era un sex symbol.
«Io non ci avevo pensato. Però ci pensò Mogol con il brano “Nell’aria”».
Come andò?
«A un certo punto il rapporto fra mio fratello Gianni e Bigazzi si interruppe e iniziò la frequentazione di Mogol che rimase incantato dalla personalità di Gianni. Decisero di farmi fare un album. E la prima canzone che venne composta è appunto “Nell’aria”. Venne annunciata come una grande canzone. Dissi: «Fatemi leggere questo testo». E loro risposero: «Ma no, dai, che poi tu trovi il pelo nell’uovo».
Insomma alla fine presi questo testo. Lo lessi tutto d’un fiato. Poi mi arrabbiai: «Ma questo testo è pornografico», gli dissi. Gianni e Mogol negarono spudoratamente l’evidenza. «Mi vergogno e non lo canto», mi impuntai io. E loro: «Avevamo pensato a un look sexy gonna con spacco, guêpière di pizzo nero a vista, sigaretta fra le labbra». Io: «Voi siete impazziti tutti». Ma alla fine mi lasciai convincere. Tanto per cambiare, Mogol, l’istrione, aveva fatto centro e la canzone ebbe un successo enorme».
[…] Come sta Gianni Bella?
«Lui dopo l’ictus del 2010 non parla, ma fa tutto come se nulla fosse. È solo “rimasto senza parole”, diciamo noi scherzando sul destino beffardo che ha tolto la voce a un cantautore. Lui ha ancora la gioia di vivere e questo lo ha salvato. Mi ha insegnato che si può convivere felicemente anche con un grande handicap. Ride, scherza, anche se non parla. Però canticchia e piazza delle note. Ultimamente ho scritto con lui due canzoni».
Si presentò alla elezioni per Alleanza nazionale.
«È successo molti anni fa. L’ho fatto per amicizia. Dovevo capire subito che non era la mia strada. Mai fatto politica, ho solo cantato l’amore. Mi sono pentita, anche perché ho avuto ripercussioni negative sul lavoro che francamente avevo sottovalutato».
E i guai col fisco?
«Sentirmi accusare in tv di aver evaso un sacco di soldi mi ha danneggiato. Il Fisco si è scusato ufficialmente. Io non c’entravo: ho fatto pace con l’Agenzia delle Entrate e anche mio marito ha sistemato le sue pendenze. Mario, saggiamente, aveva tenuto patrimoni e altri affari rigorosamente separati. La cantante implicata… non era vero niente».
Come ha trascorso il periodo della pandemia?
«Ho vissuto malissimo la pandemia. Mesi chiusa in casa a piangere. Provavo a uscire, a fare due passi in Montenapoleone che era una specie di deserto dei Tartari. Non mi sono ammalata e non ho più paura del virus. Come vedo il mondo? Triste, molto triste. Io sono felice di aver vissuto il meglio. Vent’ anni di divertimento puro. Ho condiviso la scena e la popolarità con i Beatles, gli Stones, Elton John, David Bowie. Abbiamo avuto musicalmente il meglio. Si guadagnava tantissimo. Ormai lavoro per beneficenza e canto per hobby. La musica è l’unica cosa divertente che ci rimane».
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