Emanuele Filiberto: “Savoia demonizzati per coprire brogli ma io ho vinto. Dopo di noi una tristezza di politici bisognosi di poltrone”. Emanuele Filiberto di Savoia parla della sua casata rimossa dalla Repubblica, a sua dire fatta con brogli, in una intervista a ‘Il Giornale’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Cosa significa per lei lasciare qualcosa alle proprie figlie?
«Ero solo un ragazzino quando sono tornato in Italia e all’epoca era molto difficile chiamarsi Savoia. In molti incolpavano la nostra casata di cose non vere e, del resto, una Repubblica nata nel 1946 anche grazie a dei brogli, doveva demonizzare i Savoia. Anche attraverso le mie apparizioni televisive ho cambiato un po’ questa visione degli italiani: sono stato un principe sempre vicino alla gente, più aperto».
[…] Come ha vissuto la sua famiglia, quale ruolo hanno avuto le sue origini?
«Nato in esilio e con questo cognome, ho sempre avvertito quasi l’obbligo di dovermi spiegare, di chiedere scusa. E quando ho dovuto l’ho fatto, ma solo perché me lo sentivo. Ad esempio per condannare le leggi razziali ho trovato normale scrivere una lettera alla comunità ebraica poco tempo fa condannandole».
È innegabile comunque che il suo cognome l’abbia comunque anche aiutata.
«Assolutamente sì, non lo posso negare e non voglio farlo. Mi ha aiutato: negli affari, nel mio lavoro, con le conoscenze. È senz’ altro bellissimo poter frequentare grandi e potenti di questo mondo. Il nome Savoia l’ho sempre utilizzato come una forza. E dopo cinquant’ anni posso dire che ho vinto».
Cosa significa che lei ha vinto? Che è riuscito a entrare nel cuore della gente?
«Gli italiani per strada non mi chiamano Emanuele o Emanuele Filiberto: per tutti sono il principe, speriamo non quello di Machiavelli (risata). È un modo molto familiare di rivolgersi a me e se dimostra che sono entrato nel cuore delle persone è vero che anche la gente è entrata nel mio cuore. Attraverso le trasmissioni televisive hanno potuto constatare che non c’è mai stato un filtro tra me e loro. Per questo ho vinto: oggi ho finalmente una vita normale, sono una persona molto amata dagli italiani, posso tornare nel mio Paese, cresco le mie figlie e lavoro in modo normale».
Emanuele Filiberto: “Savoia demonizzati per coprire brogli ma io ho vinto”
I suoi genitori le riconoscono questo ruolo estremamente positivo che non può che andare a vantaggio dei Savoia?
«Tutti in famiglia me lo riconoscono: i miei genitori, con l’età, mi lasciano molte più responsabilità. Noi Savoia siamo una famiglia molto legata. Io con le mie zie, i cugini, le cugine ci sentiamo spessissimo, lavoriamo insieme. Loro vengono negli ordini dinastici, ne fanno parte. È bello».
[…] Che cosa rappresenta per lei l’isola di Cavallo? Il 18 agosto 1978, suo padre, Vittorio Emanuele, dopo una lite con il miliardario Nicky Pende, sparò con un fucile. Si disse che fu uno di quei proiettili a uccidere uno studente tedesco di appena 19 anni, Dirk Jeerd Hamer, che stava dormendo con gli amici su un’imbarcazione vicina.
«Cavallo per me è il paradiso in terra, un luogo di vacanza che frequento da quando sono nato. Un luogo però anche legato a un momento molto difficile della nostra vita. Purtroppo a farne le spese è stato un ragazzo che nulla aveva a che vedere con quanto era accaduto. Abbiamo dovuto batterci per la verità. E solo dopo molti anni mio padre è stato totalmente scagionato. Alla fine, grazie a una serie di elementi incontrovertibili, la Corte popolare francese ha stabilito che non era stata la sua arma a sparare il colpo fatale a Dirk Hamer».
[…] La sua opinione sull’Italia in questo momento.
«La politica italiana mi preoccupa molto. Draghi è molto rispettato all’estero, è intelligente, uno dei pochissimi statisti in grado di mandare avanti le riforme giuste con i fondi giusti. Purtroppo – a causa di una politica e di politici provinciali, a mio avviso concentrati su temi populisti e compiacenti – non gli è stata rinnovata la fiducia. Adesso si andrà al voto e sono molto curioso di vedere cosa accadrà: è sempre facile criticare e dire la propria quando non si hanno in mano le redini del potere. Quel che è sotto gli occhi di tutti è che dalla proclamazione della Repubblica italiana, nel 1946, a oggi, in 76 anni, ci sono stati 66 governi. Come si può far andare avanti un Paese con questi giri di valzer che giovano solo a politici bisognosi di poltrone e non agli italiani… Che tristezza!»
Potrebbe esistere una monarchia in Italia oggi?
«Oggi in Italia una monarchia non c’è. Ragionare su dei se o dei ma è impossibile. Potrebbe esserci? Sì, naturale, come in Spagna e come in Inghilterra e come in Svezia: tutte le monarchie europee funzionano molto bene» […]
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