Morgan: “Bluvertigo? Casacci mi ha gelato. La tv ignora l’arte, da me vogliono solo due cose”. Morgan sui Bluvertigo e non solo, il cantautore e musicista milanese, 49 anni, parla della sua ex band, di arte e televisione in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Quali sono i «suoi» classici?
«Ci sono due tipi di compositori: gli spudorati e i diplomatici. I primi sono Stravinsky, Beethoven, Gershwin, Puccini, coloro che sovvertono le regole del bello. Nell’arte, un Picasso. Anche Bach, che infatti è rimasto nell’oblio per cento anni perché nessuno si era accorto di quanto fosse innovativo. Lo spudorato spacca le regole: è un pessimista della musica, ma anche un moderno. I diplomatici sono Chopin, Mozart, Verdi, gli autori che scrivono più volentieri musiche senza spigoli, che non disturbino».
«Sì, mi sento spudorato perché sono vero. Non ho filtri. L’espressione artistica per me è il nudo dell’anima. Non posso che rivelare ciò che sono. Di conseguenza, quello che faccio ha sempre la tremante dimensione della richiesta di soccorso».
Cosa farà a Mondovì?
«Ci saranno i brani dei miei album, finalmente suonati con gli arrangiamenti di musica sinfonica. Questo è il bello del suonare con un’orchestra: può venir fuori tutta la mia componente classica, la complessità armonica della mia musica. E poi ci saranno tanti intrecci, come la Patetica di Beethoven o il Preludio in do maggiore di Bach che ho trasformato in canzoni. E Non al denaro non all’amore né al cielo di Fabrizio De André, che avevo riarrangiato nel 2005. Lì verrà invece fuori la componente classica di De André: in lui c’erano un sacco di Vivaldi e Pachelbel».
Morgan: “Bluvertigo? Casacci mi ha gelato”
Intanto è tornata alla ribalta anche la sua storica band, i Bluvertigo. Come sono andati i concerti con i Subsonica?
«Bene, un momento incantevole di riscoperta di valori umani. Peccato per quello che è successo dopo. Ho pensato: “c***o, dobbiamo fare delle cose assieme”, ho scritto a Max Casacci e sono rimasto gelidamente seccato dal suo no. Ma in Italia è così, non è la patria dell’arte».
Si sente un incompreso?
«Da anni, anche in tv e sui giornali la mia è una lotta quotidiana contro chi invece di parlare della mia musica mi chiede solo se mi drogo o non pago le tasse».
In fondo non è anche questa un’immagine un po’ classica, il «sesso, droga e rock’n’roll»?
«Magari fosse quella, che era una combinazione allegra che dava l’idea di una figura fuori dal coro. No, qui si tratta solo di denigrare qualcuno. Di non vedere la sua arte. Di insistere su un’idea di malattia. Che poi è anche la ragione per cui non mi fanno più fare tv».
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