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Spettacolo

Sangiovanni: “Generazione Z? Noi fluidi e liberi ma un aspetto mi spaventa. Mi dissocio da certe dinamiche”

Sangiovanni: “Generazione Z? Noi fluidi e liberi ma un aspetto mi spaventa. Mi dissocio da certe dinamiche”. Sangiovanni sulla Generazione Z e non solo, il cantante vicentino, 19 anni, parla dei suoi coetanei e della sua musica in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Il tuo messaggio quale vuole essere?
«Che ci si può voler bene, che si può essere liberi di essere ciò che si vuole; la cosa che mi importa di più con la mia musica è che le persone ci si possano ritrovare, il mio scopo è aiutare chi è in difficoltà. La musica è uno sfogo per tanti e lo è anche per me; a un certo punto non ero in un bel momento, ma capire che potevo esprimermi con la musica mi ha svoltato e cambiato la vita. Anche da ascoltatore, alcuni brani mi hanno fatto capire tante cose, è un po’ come fare terapia. Scrivo per me stesso, per farmi stare meglio. Ma anche per gli altri, perché si sentano accettati».

Da ascoltatore qual è l’ultima canzone che ti ha aiutato a stare meglio?
«Like You Do di Joji. Il ritornello dice: nessuno mi ama come fai tu. In questo mondo è difficile trovare delle persone vere, che ti vogliono bene per quello che sei. Quella canzone mi ha fatto dividere in un istante le persone che mi amano davvero da quelle che non lo fanno. Ho aperto gli occhi e la mente, mi ha davvero svoltato».

Sangiovanni: “Generazione Z? Noi fluidi e liberi”

Fai parte della Generazione Z, quali sono i vostri valori?
«La nostra è la generazione della determinazione, dell’accoglienza, della fluidità, siamo ragazzi che vogliono creare nuove cose, che vogliono entrare nel mondo degli adulti e poterci lavorare insieme. È bello vedere che i giovani di oggi capiscano la libertà di essere ciò che vogliono, stiamo sconfiggendo dei tabù che ci sono sempre stati e che probabilmente ci saranno ancora perché altrimenti non esisterebbe la trasgressione… Se non ci fossero delle regole nessuno proverebbe a cambiarle».

Ma avete anche qualche difetto…
«Siamo una generazione virtuale, tecnologica: meno rapporti umani, più apparenza; meno interiorità, più guarda che bel fisico, guarda che bell’orologio. Se apri i social si perde la profondità delle persone, su 20 profili almeno 17 sono di persone che pensano ad apparire. Questa cosa mi spaventa. A me interessa di più l’interiorità, lo dico in Tutta la notte: Perché pensi il contrario se il mio istinto è perverso / Ed entrarti più dentro a quel mondo che hai dentro / Per girarlo tutto e farmi una cultura mondiale / E spogliarti nuda con i vestiti addosso / Le forme più belle sono quelle che tieni nascoste».

[…] L’immagine classica da popstar non ti appartiene? Ci credono in tanti nel tuo mondo…
«Io nei miei concerti non mi presento come l’artista davanti ai fan: siamo tutti ragazzi che sono lì per la stessa passione. Non me ne frega niente di tutta questa vibe da popstar, che wow, ho fatto questo e quello, sono cazzate incredibili in cui la gente si perde. Non mi interessa la villa alle Maldive, vorrei che restasse qualcosa di me e di quello che ho detto; per me l’importante è aiutare le persone, questo è il senso di questo mestiere».

Il dissing, l’hating, il rap game, la gara a mostrare i muscoli fanno però parte del mondo di certa musica.
«Io mi dissocio. Sono fuori da quelle dinamiche, si perde tempo a dissare gli altri. Se ognuno stesse al proprio posto e pensasse solo a fare musica andrebbe meglio. Ognuno può fare quello che vuole, ma è giusto avere la coscienza di quello che si sta facendo: se lanci messaggi sbagliati le persone li recepiscono. Bisogna stare attenti al proprio potere mediatico e usarlo in maniera positiva».

Sangiovanni: “Generazione Z? Un aspetto mi spaventa”

[…] Tanta popolarità, ma anche tanto odio.
«Ne ho sofferto parecchio, chiunque apre i social e giudica, insulta, offende, senza filtri. C’è davvero poco buonsenso, a molti non importa se tu stai male, a loro importa della loro stupida gloria di aver scritto qualcosa contro qualcuno solo per attirare l’attenzione».

«Amici» ti ha dato il successo ma ti ha fatto anche conoscere la tua fidanzata, Giulia (Stabile, fa la ballerina, lo ha battuto proprio nella finale del talent di Maria De Filippi, ndr) .
«Giulia mi dà tanto, mi fa stare bene, mi vuole molto bene: è bello essere voluti bene ed è bello anche ricambiare il bene quando te ne vogliono così tanto. Per certi versi è difficile vivere una storia normale perché siamo personaggi pubblici, ma cerchiamo di viverci la nostra relazione come se fossimo due ragazzi che non fanno questo mestiere e che vogliono solo volersi bene e aiutarsi reciprocamente»

Il tuo ultimo disco è «Cadere Volare», due opposti. Sono l’incubo e il sogno?
«Sono due condizioni naturali della vita. Non si deve avere paura di cadere e non si deve neanche troppo sognare di volare. Ho iniziato a fare musica in un momento buio, ho pensato che la musica mi salvasse, e l’ha fatto. Ma poi a un certo punto mi sono sentito come prima, in un periodo non dei migliori, e la musica c’era. Significa che ci saranno sempre momenti in cui si cade, e non c’è da vergognarsi. Nei momenti no mi chiedevo: c’è chi non ha la mia fortuna, perché perdo il tempo a stare male? Ora tengo fissa una delle cose che mi ha insegnato il mio terapeuta: ogni sofferenza ha la sua dignità. Cadere non è una cosa da temere, ma da gestire, da vivere, da lì puoi riuscire a volare, anche nuotando dentro alla tristezza e alla depressione».

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