Morte Gianni Versace, Donatella: “Da lì è scattata una molla in me. Liti? Noi calabresi, poi finiva tutto”. Morte Gianni Versace, la sorella Donatella Versace racconta il grande stilista rivelando alcuni retroscena a 25 anni dalla scomparsa in una intervista a “7” de ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] Venticinque anni senza Gianni.
«Così tanto tempo. Momenti dolorosi, intensi ma anche di felicità. Non amo pensare al passato, sono sempre proiettata verso il domani, verso i giovani perché il futuro appartiene a loro; credo sia proprio questa una delle mie caratteristiche che mi ha dato la forza di andare avanti in tutto questo tempo».
Le sue parole, le sue espressioni, le sue emozioni.
«Oggi ricordo Gianni come un lungo momento felice della mia vita, ma non è sempre stato così. Quando sono diventata direttore artistico di Versace mi sentivo insicura; poi ad un certo punto ho capito che dovevo fare come faceva lui: rompere gli schemi, ignorare le critiche ed avere intorno a me un gruppo di giovani creativi capaci di portare qualcosa alla maison. Io e Gianni avevamo un rapporto strettissimo, lui era la mia famiglia. Insieme a lui sentivo che potevo fare tutto, osare quello che gli altri non avevano osato. È così che ho imparato a non arrendermi mai, perché la sua passione per il lavoro, la sua gioia di vivere ed il suo essere un vulcano di idee erano contagiosi».
Quel terribile urlo a Roma e la sua vita che cambiò.
«La morte di mio fratello è stata l’esperienza peggiore che io abbia mai vissuto. È impossibile descrivere come mi sono sentita e la sofferenza passata in quel momento. La perdita di Gianni è stata privata, ma anche pubblica: io ho perso mio fratello, le persone hanno perso un genio creativo. Non c’è giorno che io non pensi a lui».
Morte Gianni Versace, Donatella: “Da lì è scattata una molla in me”
Sorella, amica, icona e ora colei che porta avanti il nome Versace.
«Prima di tutto sono stata e sono sua sorella. Un rapporto tra fratelli, fatto di amore sì, ma anche di discussioni e di idee diverse. Eravamo molto uniti, sin da ragazzi, quando uscivamo insieme e lui si occupava del mio look. Avevamo lo stesso carattere, entrambi ribelli, portati al naturale confronto e dotati di grande passione. Oggi portare avanti Versace significa trasmettere alle nuove generazioni la rivoluzione geniale che ha fatto Gianni nella moda, creando qualcosa di davvero unico che è andato oltre diventando un modo di essere».
Gioie e difficoltà di aver raccolto un testimone così importante.
«Quando Gianni è mancato ho vissuto un grande momento di angoscia, di dolore come sorella. Sentivo tutti gli occhi puntati su di me. Mi chiedevano: “E adesso cosa faremo?”, non mi sentivo all’altezza. Ho avuto una forza interiore incredibile; dicevo a me stessa che dovevo farcela per lui perché non avrebbe mai voluto che Versace si fermasse. Mi sono fatta coraggio, ho guardato tutti i nostri collaboratori e ho detto: “Mettiamocela tutta e andiamo avanti”, indossando un sorriso che in quel momento non avevo. Da lì è scattato qualcosa dentro di me che mi ha fatto lottare e lottare per arrivare a quello che Versace rappresenta oggi».
[…] Per tanto tempo è stato difficile parlare di lui. Poi qualcosa è cambiato, c’è stato un click?
«È stato difficile superare il dolore per la sua perdita, per molto tempo pensavo che non fosse possibile. Ho indossato una maschera per coprire i miei sentimenti, per mostrarmi sempre al massimo: avevo paura, gli occhi di tutti erano puntati su di me. Dovevo andare avanti e questo enorme dolore ha contribuito a creare la donna che oggi sono, una donna diversa da allora, più sicura di sé e delle sue azioni. Questo ha fatto sì che potessi guardare al periodo vissuto con Gianni con uno sguardo più sereno, pensandolo come un momento felice. Oggi ne parlo sempre con tanta emozione, ma con una prospettiva diversa».
Morte Gianni Versace, Donatella: “Liti? Noi calabresi, poi finiva tutto”
[…] Leggendarie le vostre discussioni!
«Il nostro più che discutere era un confrontarsi, anche se avevamo opinioni diverse. Essendo nati in Calabria e avendo un carattere molto “espressivo”, erano confronti basati sul chi si faceva valere di più. Spesso dovevo corrergli dietro per far valere le mie idee e lui mi diceva: “Lasciami andar via, abbiamo finito per oggi”. E io replicavo: “No non abbiamo finito”. E lui alla fine me la dava vinta perché diceva che lo stavo sfinendo. Ci sarebbero tanti aneddoti che potrei raccontare, ma quello che mi viene in mente è legato all’abito Virgola. Gianni voleva mandarlo in passerella con una tuta super aderente sotto. Io no, volevo solo l’abito e così all’ultimo ho inventato che una collaboratrice aveva bruciato la tuta stirandola e che doveva sfilare solo l’abito. E quella volta l’ho avuta vinta io…».
[…] I grandi amici ci sono ancora o hanno lasciato un vuoto?
«I grandi amici ci sono ancora eccome… L’importante è che ce ne sia sempre uno vero nella vita di ognuno».
Cosa indossa di lui?
«Un anello che mi ha regalato Gianni, un diamante giallo, che metto nei momenti speciali. Ma anche più semplicemente quando ho voglia di indossarlo, senza una ragione particolare».
Che carattere aveva e quanto di suo fratello vive in lei?
«Avevamo davvero lo stesso carattere, giovani ribelli e appassionati del nostro lavoro. Eravamo onesti fra di noi e incapaci di nascondere le nostre opinioni. Se c’è qualcosa di lui che oggi rivedo in me è avere lo sguardo rivolto al futuro, ai giovani che oggi sono molto più dinamici delle generazioni di qualche decennio fa e mostrano un maggiore coinvolgimento in quello che fanno».
Cosa direbbe Gianni dei giovani di oggi e della Versace di oggi che è per loro un faro nella moda, proprio come lo era 25 anni fa?
«Gianni sarebbe entusiasta dei giovani d’oggi. Sarebbe un forte sostenitore dei social media, anzi sono sicura che avrebbe già trovato un modo rivoluzionario e geniale per avere il profilo Instagram più seguito di tutti. Era positivamente ossessionato dal futuro».
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