Kessisoglu: “Con Bizzarri all’inizio non ci prendemmo, così è cambiato tutto. Inquisizione a Le Iene? Non si cambia in corsa”. Paolo Kessisoglu su Bizzarri e non solo, il conduttore e comico genovese parla, tra le altre cose, del legame con lo storico partner in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Il cognome Kessisoglu ha radici armene, ormai lo sanno tutti.
«Mio nonno, padre di papà, arrivò a Genova durante la prima guerra mondiale. Fuggì dal genocidio. Aprì un negozio bellissimo: tessuti, pezzi di porcellana fina, opere d’arte delicate».
Fu quello il suo primo parco giochi, da bambino nato nel 1969?
«Ricordo quando con mia sorella stiravamo la carta per impacchettare quelle cose preziose: la prendevamo ognuno da un lato e la tiravamo a lungo, perché bisognava poi riutilizzarla».
Intanto il giovane Paolo suonava la chitarra.
«Ero un talento, oggi direi molto bravo. Mai avrei immaginato, un giorno, di suonare sul palco Smoke on the water assieme ai Deep Purple».
[…] Però da ragazzo il teatro ebbe la meglio. L’incontro con Luca Bizzarri?
«Al provino per entrare allo Stabile di Genova. Da trecento si passava a una manciata di candidati, lui mi passò davanti e io gli dissi: “Dai, ci vediamo domani”. Lui rispose: “Io sì, tu boh”».
Modesto.
«Ma anche io ero presuntuoso: inutile girarci intorno, se fai questo mestiere è perché sei insicuro e cerchi qualcosa che trasformi in arte la tua debolezza. All’inizio non ci prendemmo, però poi arrivò un’alchimia che dura ancora adesso. Non facciamo le vacanze insieme e siamo capaci di fare centinaia di chilometri in auto senza dirci una parola. Però quando siamo in scena avviene la magia. Le battute vengono da sole».
È difficile fare battute in un clima come questo, così politicamente corretto?
«Ormai non si può più scherzare su niente».
Per esempio?
«Premetto: la nostra è un’autocensura preventiva. Sappiamo che certe categorie percepite come “penalizzate” sono territorio sensibile e allora ci buttiamo sui politici. Ma è un peccato, perché la battuta non denigra mai nessuno, è solo un esercizio di stile. Alcuni comici come Ricky Gervais scherzano per esempio sull’alcolismo: qui da noi per carità, non si può».
Kessisoglu: “Bizzarri? All’inizio non ci prendemmo”
Ma allora un duo come il vostro, fondato sul graffio e sul politicamente scorretto, come fa?
«L’intelligenza è anche saper capire i tempi che viviamo. Questo è un periodo molto caldo per certe rivendicazioni e noi dobbiamo capirlo, senza forzare nulla. Certo, se davvero un giorno ci si troverà a non poter più fare battute su niente vedremo. Adesso bastoniamo i politici, specie a Dimartedì nello spazio che ci ha dato Floris».
Qualcuno ha mai alzato il telefono?
«Renzi, ma per congratularsi. È intelligente e ci sa fare. Poi un giorno mentre scendevo dal treno mi sento dire alle spalle: “Ahò, ma la smettete de’ perculà tutti?”. Era Alessandro Di Battista».
Dieci anni (o quasi) alla conduzione delle Iene e ancora avete sete di sangue?
«Lì però chiamavano soprattutto le grandi aziende che si sentivano danneggiate, non i politici. E Mediaset non ci ha mai censurato. Nemmeno quando ironizzammo sul Grande Capo».
Berlusconi?
«Sì, il giorno dopo squillò il telefono. Era lui. Si complimentò e di scusò perché non riusciva a venire in trasmissione perché aveva da fare».
[…] Momento verità: non è che Le Iene hanno un po’ esagerato con quel metodo da Inquisizione televisiva?
«Allora, questa la voglio dire bene. Il punto è che quando un format funziona non puoi cambiarlo. Ma non ogni situazione si adatta a quella “scatola”. Ci sono casi che valgono un’ora di servizio e casi che non reggono quel format. Allora, sì, forse hanno esagerato, ma nel ripetersi».
[…] Come ha conosciuto sua moglie, Sabrina Donadel?
«Era amica di Tamara Donà che a sua volta era amica di Luca. Mi feci dare il suo numero e la chiamai per invitarla a cena. Mi disse di no. Poi mi chiamò lei, per invitarmi a una festa a casa sua. Risposi: “Non ho tempo, sono molto impegnato, grazie”. Infine accadde che venimmo invitati tutti e due a una cena alla quale decidemmo di andare all’ultimo minuto. E insomma, siamo sposati e la nostra Lunita ha 19 anni».
È vero che lei è diventato vegetariano seguendo l’esempio di Sabrina?
«Sì, l’idea è partita da lei e io l’ho seguita. Abbiamo passato quindici anni da vegetariani integralisti, poi abbiamo allentato un po’ il rigore e oggi un po’ di pesce lo mangiamo».
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