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“Sono la figlia di Bud Spencer, pronta a dimostrarlo in Tribunale”: la storia di Carlotta Rossi

“Sono la figlia di Bud Spencer, pronta a dimostrarlo in Tribunale”: la storia di Carlotta Rossi. La donna racconta la storia d’amore tra sua madre Giò (Giovanna Michelina Rossi) e Bud Spencer, al secolo Carlo Pedersoli, l’uomo che sostiene essere suo padre ma che non ha mai potuto chiamare papà, ma sempre e solo «Lallo».

La settimana scorsa Carlotta Patricia Francesca Giuseppina Rossi, assistita dagli avvocati Marco Feroci e Francesca Agnisetta, ha intrapreso il percorso giudiziario per il riconoscimento di paternità al Tribunale di Roma. Nell’atto di citazione chiede il risarcimento «del danno subito per la sostanziale mancanza della figura paterna nell’intero arco della vita» alla vedova e ai figli dell’attore scomparso il 27 giugno del 2016, in qualità di suoi eredi. E, ovviamente, l’esame del Dna.

La 46enne fa la producer a Londra, dove vive con le due figlie (il marito lavora in Italia e fa il pendolare). Nel primo ricordo che ha di lui, ha tre anni e mezzo. «Era arrivato a casa nostra con una valigia che a me sembrava gigantesca, ma in realtà era normale. Era piena di giochi. Ho questa immagine di un gigante dal sorriso buono, una sorta di Babbo Natale fuori stagione con la giacca blu e la valigia bianca», scrive nel suo ‘A metà, il memoir disponibile da oggi su «Apple Books» che firma come Carlotta Rossi Spencer, ripreso da ‘Il Corriere della Sera’.

La richiesta arriva nel sesto anniversario della morte dell’attore napoletano. «Non c’è un motivo per cui ho deciso adesso di avanzare le mie richieste in Tribunale e di raccontare in un libro il grande amore che ha legato mia madre a mio padre. Oggi sono pronta, prima no. E mi sento affrancata dalla promessa fatta a mia madre, mancata il 9 novembre 2015, che non avrei mai detto a nessuno chi era mio padre».

“Sono la figlia di Bud Spencer, pronta a dimostrarlo in Tribunale”: il caso

Bud Spencer non è mai stato uno estraneo, per lei. Ha provveduto al suo mantenimento fino alla laurea. Le ha pagato la scuola americana, l’università negli Stati Uniti, le vacanze estive e invernali, un lungo soggiorno in Florida. E ha continuato ad aiutare la madre con un bonifico mensile di mille euro fino alla morte: i legali sono in grado di riprodurre tutti i movimenti dal 2005 al 2015.

Lei racconta: «Di mio padre non avevo il numero privato, era sempre lui a chiamarci. Avevo solo il fisso dell’ufficio, dove rispondeva la segretaria. Quando mamma è morta ho telefonato a Giuseppe Pedersoli, il suo primogenito, di cui mi ero procurata il cellulare perché lavoriamo nello stesso ambiente. La telefonata è durata 30 secondi, il minimo indispensabile. Gli ho detto chi fossi e che avevo bisogno di avvisare Carlo. Non l’ho mai più sentito».

Assicura che non è stato difficile non poter dire ai compagni di classe che il loro beniamino al cinema era suo padre. «Per me è sempre stato così, era normale». Crescendo, però, la «normalità» cui era stata abituata si è scontrata con l’esistenza di un’altra «normalità». Carlotta aveva 13 anni quando lui le disse di avere un’altra famiglia e tre figli legittimi. Chiarisce: «Penso siano persone carine, non mi dispiacerebbe costruire una relazione con loro».

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