Stefania Sandrelli: “Lesbo con Dominique Sanda? Vi racconto com’è andata. E su Il Conformista…”. Stefania Sandrelli lesbo con Dominique Sanda? L’attrice parla della versione restaurata de «Il conformista» di Bertolucci, in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Danza scandalo la vostra ne «Il conformista». Quasi un anticipo del tango di Brando con Maria Schneider due anni dopo
«A Bernardo il tango piaceva e molto! E anche a me, s’intende. Quando si girava con lui c’era sempre una sera in cui si andava tutti a ballare. Eravamo giovani, Dominique (Sanda ndr) e io poco più che ventenni, Bernardo non ancora trentenne. Il più vecchio era Jean Louis Trintignant, sulla quarantina».
Trintignant che se n’è appena andato. Che impressione le fa aprire sabato a Bologna il 36mo festival del Cinema Ritrovato con il nuovo restauro de «Il conformista»?
«Sarà commovente ricordarlo con uno dei film che lui amava di più. Jean Louis, schivo e riservato, non vorrebbe altro omaggio».
Era così anche allora?
«In quella balera gioiosa Marcello, il suo personaggio, doveva sembrare un pesce fuor d’acqua, rigido e lontano. Per carattere e perché quella che avrebbe voluto stringere nella danza non ero io, Giulia, la moglie giovane e un po’ oca, ma la torbida Anna di Dominique Sanda. Che però era molto più interessata a me che a lui».
Stefania Sandrelli: “Lesbo con Dominique Sanda? Ecco com’è andata”
Oltre al tango, il momento in cui Anna la seduce sul letto fece molto parlare. Le creò imbarazzo?
«Per niente. Quel corteggiamento insolito ci ha fatto tanto ridere. E poi non si trattava di un amore lesbico. Giulia asseconda le pulsioni erotiche di Anna per gioco. È in luna di miele a Parigi, se il marito non sembra interessato a lei, lei non vuol rinunciare a divertirsi. Anna è bella e sensuale, la porta in giro, la stordisce di attenzioni e tenerezze. Fa le veci di un marito assente. Quel tango tra loro è il culmine di un’eccitazione dei sensi, di una frenesia di vita».
[…] Rivedendolo ora, come le sembra «Il Conformista»?
«Fresco come mezzo secolo fa, uno dei film più belli di sempre. Bernardo mette il dito nella piaga, in quel conformismo vile che è alla radice del fascismo. L’uomo normale che Marcello vorrebbe tanto essere, il “vero cittadino, il vero patriota”, è il vero fascista».
Fuori dal set cosa le è rimasto nella memoria?
«Il gran freddo di Parigi, io e Dominique con le calze di seta, i piedi gelati da immergere in acqua calda tra una pausa e l’altra, trangugiando litri di tè corretto. E la scena al ristorante cinese con le bacchette che mi cadevano di continuo. A Bernardo piacque, è finita nel film. E poi tutti a cena, a tirar mattino parlando di cinema e vita».
Rispetto a quegli anni, come le sembra il cinema di oggi?
«Di recente Dominique mi ha detto: che bel cinema abbiamo fatto! E’ vero. Anche se per me il cinema è sempre vivo, i grandi film continuano a nascere. Il problema sono le sale vuote. Quelle sì mi fanno malinconia».
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