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Salute

Tumore al polmone, nuova molecola può aumentare il numero delle guarigioni: la scoperta

Tumore al polmone, nuova molecola può aumentare il numero delle guarigioni: la scoperta. Ogni anno colpisce oltre 40mila persone solo in Italia e, ad oggi, è considerato una delle neoplasie che spaventano maggiormente. Ma un approccio inedito ha dato risultati molto incoraggianti nella lotta al tumore al polmone. La scoperta arriva da nuovi studi presentati al Congresso della Società americana di oncologia clinica (ASCO).

Come riporta Ansa, la combinazione di immunoterapia e chemioterapia somministrata prima dell’intervento chirurgico (neoadiuvante), funziona nel tumore del polmone in stadio iniziale e può aumentare il numero delle guarigioni. Lo dimostrano i dati aggiornati dello studio di fase 3 CheckMate-816, in cui l’associazione di nivolumab, molecola immunoncologica, e chemioterapia, è stata somministrata a persone con tumore del polmone non a piccole cellule operabile.

Nei pazienti che, dopo il trattamento con chemioimmunoterapia, ottengono la risposta patologica completa, cioè non presentano più segni di malattia, la riduzione del rischio di recidiva supera l’80%. Non solo. Al Congresso ASCO sono stati presentati anche i risultati a 3 anni della duplice immunoterapia con nivolumab più ipilimumab, associata a cicli limitati di chemioterapia, cioè due invece dei ‘classici’ quattro o sei, in prima linea nel tumore del polmone non a piccole cellule metastatico.

Nello studio CheckMate -9LA, il 27% dei pazienti trattati con questo approccio è vivo a tre anni rispetto al 19% con la sola chemioterapia. Ne ha parlato Federico Cappuzzo, Direttore dell’Oncologia Medica 2 all’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma.

“Troppo spesso la malattia è scoperta in fase avanzata e le diagnosi in stadio precoce, candidabili all’intervento chirurgico, non superano il 25%. I risultati dello studio CheckMate-816, che ha arruolato 358 pazienti, sono davvero significativi e possono ora condurre a una modifica delle linee guida del trattamento in fase precoce. Ad oggi, l’intervento chirurgico è considerato l’unico strumento per ottenere la guarigione definitiva.

Tumore al polmone, nuova molecola dona speranza: lo studio

Una percentuale compresa tra il 30% e il 55% dei pazienti però sviluppa recidiva dopo la chirurgia, confermando quindi una forte necessità di opzioni aggiuntive. Se però l’intervento chirurgico è preceduto da nivolumab più chemioterapia, è possibile ottenere una importante regressione tumorale e una potenziale guaribilità del paziente”.

I dati presentati, rileva Cappuzzo, “mostrano infatti la straordinaria capacità della chemioimmunoterapia neoadiuvante di ridurre di oltre l’80% il rischio di recidiva nei pazienti che ottengono la risposta patologica completa. In questo modo possono aumentare le guarigioni”.

Inoltre, “aumentano anche i pazienti candidabili all’intervento. Oggi, infatti, i pazienti con malattia non metastatica non operabile sono trattati con la chemioradioterapia, ma l’impatto dello studio CheckMate-816 è tale da poter portare a una modifica nella cura delle persone con malattia localmente avanzata, finora escluse dalla chirurgia”, rileva Cappuzzo.

Se nella neoplasia in fase precoce la guarigione costituisce un obiettivo reale, nella patologia metastatica le terapie mirano a migliorare la sopravvivenza a lungo termine e alla cronicizzazione.

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