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Gianni Cavina, l’ultima intervista prima della morte: “Paolo Villaggio egoista, cattivo. Abatantuono sopravvalutato”

Gianni Cavina, l’ultima intervista prima della morte: “Paolo Villaggio egoista, cattivo. Abatantuono sopravvalutato”. Gianni Cavina, l’ultima intervista all’attore bolognese prima della morte avvenuta lo scorso 26 marzo 2022 all’età di 82 anni, realizzata da Alessandro Ferrucci per ‘Il Fatto Quotidiano’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

La sua carriera è iniziata nel 1968.
”Credo di sì; in realtà, da sempre, cancello le date, non trattengo i ricordi; comunque al cinema ci sono arrivato grazie a Pupi Avati: è stato lui a coinvolgermi all’inizio con il teatro e poi con il resto”.

[…] Pupi Avati come lo ha conosciuto?
“Grazie al teatro; da lì è iniziato un meccanismo di amicizia, di condivisione, di fiducia. Con lui ho recitato pure nell’ultimo film su Dante; recitare mi dà un piacere incredibile, avverto dei brividi assoluti, una gioia infinita”.

[…] Anche Lucio Dalla, bolognese come lei, manifestava un certo gusto per la bugia.
“Lo so benissimo, era un mio amico intimo”.

Com’era?
“Ogni tanto veniva a mangiare a casa mia e quando aveva finito sparecchiava il tavolo e ci si sdraiava sopra solo per risolvere i problemi allo stomaco”.

E voi?
“Indifferenti continuavamo a parlare; era molto divertente”.

Uscivate insieme?
“Più che altro mantenevamo un rapporto confidenziale con le cantine; le cantine erano veramente importanti”.

Perché?
“Lì incontravamo tutti, e dico tutti, persone come Guccini…”.

[…] In tv spesso trasmettono un film diventato cult, “Cornetti alla crema”.
“È un continuo…”

Con Edwige Fenech.
“Eccezionale come donna e come amica; una persona molto preparata ad affrontare quel tipo di meccanismi”.

Bella donna.
“Bella? Era un pezzo di… meglio che sto zitto. Da non credere, era impressionante”.

Gianni Cavina, l’ultima intervista prima della morte

[…] Da attore è stato trattato come credeva di meritare?
“No, e questa domanda mi spiazza e mi dà pure un po’ di problemi; non sono un grande attore, ma uno normale, con una classica carriera composta da momenti belli e meno belli”.

Tra i belli?
“Sicuramente Regalo di Natale e La via degli angeli di Pupi Avati e ultimamente La grande famiglia di Riccardo Milani con Stefania Sandrelli e Alessandro Gassmann”.

[…] Un film che non le è piaciuto…
“Allora mi deve offrire molto tempo, la lista è veramente lunga”.

La locandiera.
“Beh, insomma, lì non c’è male”.

C’era Paolo Villaggio.
“Lasciamo perdere, un uomo molto egoista, cattivo: in quei giorni, sul set, nevicava, un freddo clamoroso, eppure non consentiva a nessuno di entrare nella sua roulotte per bere almeno un caffè”.

Mentre giravate Regalo di Natale si rendeva conto di partecipare a un capolavoro?
“Neanche un po’. Credevamo di girare solo un filmino delicato e a basso costo”.

E con Abatantuono
“No, non è un fenomeno. Le rispondo prima che finisca la domanda”.

Quindi?
“Un attore sopravvalutato con molta fortuna. Meglio per lui”.

E Carlo Delle Piane?
“Una persona adorabile, un rompicoglioni da morire”.

[…] In generale chi considera un amico?
“Non sempre, ma spesso Pupi Avati”.

Avete litigato?
“Mai, purtroppo; (ride) in realtà lo amo da morire e lui ama me. Poi non ci sentiamo tanto, ma per non romperci i coglioni, così quando ci incontriamo siamo molto sereni”.

Gli attori più bravi con i quali ha lavorato.
“Bah, nessuno in particolare”.

Neanche la Sandrelli?
“Lasciamo perdere”.

Ornella Muti?
“Idem. Guardi che posso diventare antipatico”.

Qual è il suo pensiero fisso?
“Tutti i giorni sogno il set, però non me lo consentono più”.

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