Samuele Bersani: “Lucio Dalla aveve una qualità. Video in bus? Tra le cose più emozionanti soprattutto per un aspetto”. Samuele Bersani su Lucio Dalla e non solo, il cantante romagnolo, 52 anni, parla dei suoi esordi con l’indimenticabile cantautore in una intervista a ‘Il Giornale’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Scusi Samuele Bersani, adesso anche lei è diventato virale.
«Chi l’avrebbe detto eh».
Qualche sera fa sull’autobus mentre tornava dal concerto di Brunori Sas tutti i passeggeri intorno a lei cantavano a memoria le sue Spaccacuore e Giudizi universali. Il filmato ha fatto il giro del web e dei social.
«Il giorno dopo sono andato dal fornaio e mi ha fatto i complimenti manco fossi tornato da Sanremo».
Oltre un milione di visualizzazioni.
«Il bello è che quelle persone non stavano uscendo dal mio concerto ma erano fan di un altro cantante. Quando sono sceso alla mia fermata, tutti a dire nooo, te ne vai già? Perciò è stata una delle cose più emozionanti della mia vita».
Dopo gli esordi con Dalla, il resto del copione del film di Bersani è venuto dopo, lentamente ma potentemente: Chicco e Spillo, En e Xanax, quattro Targhe Tenco, un pubblico che lo segue e lo sa aspettare, roba che oggi è un privilegio di pochi.
«In effetti ho finito da poco un tour che ha fatto numeri che io non avevo mai realizzato prima».
Samuele Bersani: “Lucio Dalla aveva una qualità”
Lucio Dalla aveva visto bene.
«L’ho conosciuto quando lui aveva 47 anni. Oggi ne ho 51, mi sembra quasi incredibile che sia trascorso tutto questo tempo».
Tutti parlano della generosità di Dalla.
«Parlerei anche della sua capacità di guardare oltre. Era come se avesse una palla di vetro. Se tutti vedevano un solo petalo, lui ci sapeva riconoscere il fiore intero. E poi sapeva mettere in contatto persone che non si conoscevano. Mi viene in mente un paragone un po’ azzardato, ma che rende l’idea».
Prego.
«Era una sorta di portale internet ante litteram. Sapeva far incrociare le persone che poi avrebbero comunicato o addirittura lavorato insieme».
Quando lo ha incontrato per la prima volta?
«Sono andato a fargli ascoltare il mio brano che si intitolava Il mostro. L’abbiamo sentito sulla sua auto e si è commosso. Mi ha detto: Ma davvero l’hai scritta tu?. Per me era già la più grande vittoria possibile, qualcosa che non avrei mai potuto fare altro che sognare e basta. Poi è andato avanti».
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