Alessandra Amoroso si racconta: “Scintilla per la musica grazie a un regalo. San Siro? Ho una bella sensazione”. Alessandra Amoroso si racconta, la cantante pugliese, 36 anni, ripercorre le tappe più significative della sua vita professionale, e non solo, in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Una. Nessuna. Centomila: come mai questo titolo pirandelliano?
“Una, da sola, non può combinare niente: è nessuna. Come nella canzone di Tiziano Ferro: “Una è troppo poco, due sono tante” e noi contiamo di essere addirittura centomila alleate nelle battaglie per le donne”.
C’è ancora tanta strada da percorrere: lo dimostra il fatto che sarà solo la seconda nella storia ad avere San Siro per sé.
“Sì, ma sono positiva, ottimista, super speranzosa (ah, che sensazione meravigliosa la speranza!). Non possiamo ignorare i passi avanti compiuti, l ‘energia che si respira. Le cose stanno cambiando e, poco a poco, il gender gap si colmerà persino dal punto di vista dei salari. Sono tanti gli episodi incoraggianti. Prendiamo il caso delle calciatrici, per esempio: sono state finalmente riconosciute come professioniste, al pari dei colleghi”.
Già: la sua Tutto accade è la canzone ufficiale della Divisione Calcio femminile e lei è stata la prima a capitanare la Nazionale cantanti. Una vecchia passione?
“Mio padre (tifoso sfegatato pazzesco) mi ha insegnato a palleggiare e, avendo tutti amici maschi, mi sono buttata. Stavo in porta e mi arrivavano pallonate allucinanti sul naso: vabbe’, mi avranno forgiata pure quelle (sorride). Al le me di e, con la scuola, ho partecipato alle gare regionali”.
Alessandra Amoroso si racconta: “Scintilla per la musica grazie a un regalo”
Che bambina era?
“Mooolto vivace! E molto attaccata alle mie due sorelle e alla marea di cugini (ho dieci, spettacolari zii!). Abbiamo una chat di famiglia e ci diamo ogni mattina il buongiorno”.
«Basta una scintilla e dopo tutto accade…»: la prima scintilla per la musica?
“La musica mi accompagna da quando ho memoria. Uno dei regali più indimenticabili è stato il Canta Tu, quell’aggeggio per il karaoke. In realtà mamma canticchiava sempre – Mina, Battisti, Baglioni – e mi divertivo ad accompagnarla. Quando avevo qualche difficoltà, cantavo ed era l’unico modo per sfogarmi, per essere felice. Era un rifugio (la voce si spezza). Questa cosa ancora mi emoziona. Ricordo che in campagna, vicino a Otranto (è cresciuta tra Lecce e Otranto, ndr ), cantavo per… gli alberi. Una roba da matta”.
[…] Come è passata dal canto come urgenza interiore al canto come professione?
“A un certo punto mi sono resa conto che avevo qualcosa da dire e intendevo dirla. Ho aspettato il mio diciottesimo anno, nel 2004, per il provino di Amici. Non è andato bene. Ho iniziato a fare la commessa in un negozio di abbigliamento ma, nel 2008, ho pensato: sai che c’è? Non ho mai visto Roma, vado in vacanza lì con un’amica e ne approfitto per riprovarci, senza aspettative eccessive. E invece da lì, dalla vittoria in quel talent show, è cambiato tutto”.
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