Malika Ayane si racconta: “A Milano trattata da aliena, al Sud ho trovato tutto. Sulla relazione con Cremonini…”. Malika Ayane si racconta, la cantante milanese, 38 anni, ripercorre le tappe più significative della sua vita privata e professionale in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Malika Ayane, figlia di mamma milanese, Midi, e papà magrebino, Ahmed. Come si sono conosciuti?
«Mia madre era una hippie e durante un viaggio in Marocco ha incontrato papà e si è innamorata di lui. Come darle torto, i magrebini sono uomini bellissimi. Per un po’ hanno vissuto a Meknes, mia sorella è nata lì. Con il mio arrivo hanno deciso di trasferirsi a Milano».
Quartiere Morsenchio, estrema periferia milanese. Che tipo di Milano era?
«Era la Milano periferica tra la Trecca (il quartiere alveare di «case minime» costruite tra il 1934 e il 1937, ndr) e Ponte Lambro: un isolotto sprofondato nella nebbia. Anche oggi i tassisti, quando mi portano lì, si spaventano. Allora li rassicuro: non è pericoloso, è solo brutto».
[…] Crescere in periferia cosa le ha insegnato?
«Che la povertà deve essere trattata con cura, in modo decoroso. Ero una bambina con parecchia fantasia che trasformava il campetto davanti casa nella foresta di Sherwood, ma nel mio quartiere la vita ti ripeteva ogni giorno che avevi meno possibilità degli altri: dipingere una facciata, sistemare un cortile è una cosa che si deve alle persone. Altrimenti rischi di imbruttire una fetta di popolazione, che alla città non fa neppure comodo sia imbruttita».
Malika Ayane si racconta: “A Milano trattata da aliena, al Sud ho trovato tutto”
Si sentiva più a casa in Marocco o in Italia?
«Non appartenevo in fondo a nessuna realtà: in Italia ero la marocchina, in Marocco l’italiana. Ho passato una vita da aliena: fino a quando ho messo piede al Sud e ho pranzato con una famiglia meridionale. A Bari vecchia mancava solo la Medina, ma c’era tutto quello che faceva parte della mia storia familiare: l’accoglienza, la condivisione, il chiasso».
Quando ha scoperto la sua voce?
«Mi sono accorta che stavo bene quando cantavo: se ero triste riuscivo a trovare conforto, la musica aveva un potere terapeutico. A scuola mi facevano sempre cantare o leggere: già in prima elementare leggevo benissimo».
[…] Meglio il talento o la fortuna?
«Io avevo talento, ma la mia carriera è stata costellata di coincidenze: a 11 anni sono entrata nel Coro della Scala perché ho accompagnato una mia amica a un’audizione. Sono un po’ come Candido di Voltaire, una ventata di ottimismo in un contesto che non prometteva niente di buono. Tutto accompagnato da duro lavoro».
[…] Dalla Scala a Sanremo. Nel mezzo?
«Tantissime cose. Quando sono diventata grande per il coro di voci bianche sono andata a lavorare nella caffetteria della Scala, in un call center e come cameriera a Le Trottoir, un locale con musica dal vivo sui Navigli. Ero gasata: pensavo a quando sarei diventata una cantante famosa e avrei potuto dire in una intervista che avevo preso ordinazioni ai tavoli».
Malika Ayane si racconta: “Relazione con Cremonini? È il più bravo di tutti”
[…] La maternità a 20 anni.
«Ho capito che dovevo impegnarmi ancora di più, perché avevo davanti due strade: essere uno di quei genitori che i figli compatiscono mentre ti spacchi la schiena oppure – sempre mentre ti spacchi la schiena – guardano con ammirazione. Mia figlia era con me mentre facevo la gavetta: ho firmato il contratto con la Sugar di Caterina Caselli dopo aver lasciato Mia all’asilo».
Chi è il papà di sua figlia?
«L’ho conosciuto nel locale dove lavoravo. Lui faceva il deejay. Siamo stati insieme un po’. Mi sono anche sposata con un altro uomo».
Ha cresciuto sua figlia da sola?
«Il papà è stato presente, ma il tema della conciliazione mi è stato fatto notare, in chiave decisamente maschilista. Ho macinato chilometri in autostrada di notte per tornare da mia figlia: se lo fa un collega è un super papà, se lo fa una donna è scontato. E a un uomo non vengono fatte domande del tipo “ma come fai ad essere in tour per 6 settimane con tua figlia a casa”»?
[…] Lei è una donna molto elegante.
«Mi fa strano quando lo dicono, sono cresciuta riciclando gli abiti dei cugini. Da ragazza non esistevano H&M o Asos e in fondo eravamo tutti vestiti peggio: c’era Fiorucci ma non potevo permettermelo. Allora andavo nei negozi di usato e facevo sistemare tutto dalla sartina sotto casa. A volte eccedo. A X-Factor indossavo un abito con frange, paillettes e maniche a prosciutto, ma avevo lo stesso un dubbio: “farà poco scena?”».
[…] Non è riuscita a nascondere la relazione con Cesare Cremonini.
«Ci siamo conosciuti al Quirinale. È il più bravo di tutti e gli voglio un bene pazzesco. Ma con gli uomini sono stata sempre fortunata».
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