Claudio Santamaria: “L’Ora, inchiostro contro piombo? Falcone e Borsellino hanno vinto, soprattutto per un motivo”. Claudio Santamaria, L’Ora, inchiostro contro piombo, l’attore romano, 48 anni, parla della fiction di Canale 5 in onda dal prossimo 8 giugno in una intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Nella serie “L’Ora, inchiostro contro piombo” interpreta Antonio Nicastro, un giornalista ispirato alla figura di Vittorio Nisticò, storico direttore del quotidiano “L’Ora” di Palermo. Claudio, che lavoro ha fatto per diventare Antonio Nicastro, il protagonista ispirato a Vittorio Nisticò, direttore del quotidiano “L’Ora” dal 1954 al 1975?
«Con Piero Messina e gli altri registi ho fatto molte prove, cercando di lavorare sulla “scorza dura” di quest’uomo che va al sodo nella comunicazione con i suoi giornalisti. È un po’ ruvido, salta le buone maniere perché al centro di tutto mette la notizia, la ricerca della verità e della giustizia. Non scende a compromessi, ignora gli amici degli amici. Anzi, si fa solo dei nemici».
[…] È significativo che la serie vada in onda a 30 anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio.
«Avevo 17 anni nel 1992 e ricordo quel momento di grande lutto, il sentimento di rabbia, di dolore, di paura. I giudici Falcone e Borsellino sono degli eroi, continuano a essere un simbolo forte e fonte di ispirazione. Vuol dire che non hanno perso, che la mafia non è riuscita a sconfiggerli. Sono fiero di poter dare il mio contributo da attore perché di mafia si continui a parlare. Nel periodo in cui è ambientata la fiction, la parola “mafia” non si poteva neanche pronunciare e invece Nicastro la sbatte in prima pagina».
Claudio Santamaria: “L’Ora, inchiostro contro piombo? Falcone e Borsellino hanno vinto”
Nicastro arriva in Sicilia da Roma e a “L’Ora” trova conti in rosso e giornalisti allo sbando. Ma alla fine con i colleghi formerà una “famiglia”. Lei come è stato accolto sul set?
«Si è creato un bel clima. A Palermo, città che amo, alloggiavo in pieno centro: ai Quattro Canti, a due passi da “Piazza della Vergogna”, come la chiamano i palermitani, perché in Piazza Pretoria, dove c’è la sede del Comune, le statue sono nude».
La fiction mostra un mondo editoriale che non c’è più: il rumore delle macchine per scrivere, il fumo delle sigarette in redazione.
«Però quelle che vedete nella fiction non sono sigarette vere, ma alle erbe. Una volta fumavo, ora non più».
Nicastro ha un look affascinante, con impermeabile e cappello. Si piace vestito così?
«Molto. Mi sono sentito a mio agio con i pantaloni a vita alta, fedeli all’epoca, ma riadattati dalla costumista perché avessero un’aria più contemporanea. Mi piacciono anche le cravatte eccentriche, danno l’idea di che giornale fosse “L’Ora”, un polo culturale che attraeva artisti del calibro di Louis Armstrong e Maria Callas».
Perché il suo personaggio beve latte in continuazione?
«Perché ha un’ulcera, quindi niente alcolici. Beve solo latte freddo, ne ha sempre un bicchiere sulla scrivania. Ho usato quello senza lattosio, ogni tanto aggiungevo un goccio di caffè per farlo diventare una specie di cappuccino».
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