Laura Morante: “Nanni Moretti mi escluse dalla Palma. Non siamo amici. Cannes orgia di alto livello? Ecco la verità”. Laura Morante su Nanni Moretti e non solo, l’attrice racconta il retroscena sulla sua assenza dalla premiazione a Cannes de La stanza del figlio in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Ricordi?
«Non posso averli perché non ero alla premiazione, unica del cast. Perché? Bisogna chiederlo a lui, Nanni. Suppongo che non voleva che ci fossi. Non abbiamo mai chiarito l’episodio. Ogni tanto ci sentiamo, ci facciamo gli auguri per il compleanno, ma non è che siamo amici, lo eravamo vent’anni fa».
Ma come ricorda quel film?
«Un lavoro infinito dove è successo di tutto, interrotto per lo sciopero delle maestranze e per una crisi creativa di Nanni durata due-tre settimane. Giravamo ad Ancona, passò talmente tanto tempo che iscrissi là mia figlia a scuola».
Ora a Cannes è in Masquerade, con Isabelle Adjani.
«Lei fa un’ex attrice che in Costa Azzurra mantiene un gigolò che era stato il mio amante con cui organizzo una truffa, assieme a Marine Vacht. Siamo tre, gli artefici della truffa per incastrare e spillare soldi a un ricco signore. Ci sono tanti colpi di scena. Mi è piaciuto molto lavorare con il regista Nicolas Bedos, è anche un attore formidabile che si sottrae al ricatto sullo spettatore».
Laura Morante: “Nanni Moretti mi escluse dalla Palma. Non siamo amici”
[…] Isabelle Adjani dice che Cannes è un’orgia di alto livello, nella scalinata rossa si sale verso il sacrificio o la consacrazione.
«Io sono stata anche madrina, c’è un’organizzazione ferrea, scrupolosa, precisa. C’è il mercato. Una bella bolgia. Ma tendo fin dagli inizi a non prendere il cinema troppo seriamente. Ho fatto questo mestiere obtorto collo. Tra un buon libro o un buon film, scelgo sempre un buon libro. Non ho mai avuto la percezione di Isabelle Adjani perché non sono mai stata una star come lei».
La storia dell’obtorto collo…
«Laura Betti mi prese sotto la sua ala protettrice. Io ero inesperta, ingenua, le suscitavo simpatia. Girava in Francia Rossini Rossini di Monicelli e mi venne a trovare, io per dieci anni, dal 1988 al ’98 ho vissuto a Parigi. La prima cosa che mi disse fu: ti fa sempre così schifo il cinema? L’ho preso sottogamba, anche stupidamente. E’ il mestiere che mi ha permesso di vivere».
Questo prescinde dalla sua ansia leggendaria?
«L’ansia viene dalla timidezza che ora ho superato, dal bisogno di sentirmi protetta, e mi dà stress la mondanità. Ricordo il viaggio in treno per Cannes, ero ragazza, per La tragedia di un uomo ridicolo di Bertolucci. Sul set mi diceva: ti rendi conto la cosa importante che stai facendo? Volevo scendere a ogni fermata. Mi consolava Lina Taviani, la costumista moglie di Paolo (per me sono sono stati una famiglia).
Un’altra volta il mio ex marito non mi volle accompagnare, andai da sola ed ebbi un attacco d’ansia terribile. Non riuscii a trovare un volo di ritorno, non dormii tutta la notte. La mattina presi un sonnifero e non mi svegliai in tempo per la serata. Corsi trafelata verso il palazzo, mettendomi un abito qualunque. Le porte erano chiuse. Però mi unii alla cena dopo la proiezione, c’era Jim Jarmusch, scoppiò una rissa con Johnny Depp. Io dissi: ma chi è Johnny Depp? Karl Baumgartner, il produttore di Kusturica che era mio amico mi disse: cambia mestiere. Però era anche bello andare a quelle feste».
Laura Morante: “Cannes orgia di alto livello? Ecco la verità”
E il tappeto rosso?
«Ecco, lì ho una idiosincrasia. Sono finita su Blob per come ci correvo, era una cosa un po’ ridicola, gli attori si fermano per farsi le foto. Ma Cannes è una specie di famiglia, ci sono stata tante volte, la prima avevo 24 anni».
[…] Rimpianti cinematografici?
«Non per un film non fatto, ma per non avere osato, per essermi tirata indietro per paura. Per non aver sostenuto l’esame di latino pregiudicandomi il liceo classico, per non essermi presentata al provino di danza (le mie origini) necessario ad entrare nella compagnia italiana di Carolyn Carson. Io ero la dimostratrice, c’era una principiante: lei si presentò, io me ne andai pensando di non essere all’altezza. Ai miei figli dico, non abbiate paura di fallire».
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