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Cronaca

Trent’anni fa la strage di Capaci, Lo Voi: “Non fu solo mafia. Mi resi conto che Falcone era morto da un dettaglio”

Trent’anni fa la strage di Capaci, Lo Voi: “Non fu solo mafia. Mi resi conto che Falcone era morto da un dettaglio”. Alle 17:57:48 del 23 maggio 1992, un attentato di stampo terroristico – mafioso compiuto da Cosa Nostra, uccise il magistrato antimafia Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. La mafia piazzò una carica esplosiva composta da RDX e nitrato d’ammonio con una potenza pari a 500 kg di tritolo. A 30 anni di distanza, Francesco Lo Voi, oggi procuratore di Roma, ma all’epoca pubblico ministero a Palermo, ha raccontato i momenti terribili subito dopo l’attentato ai microfoni de ‘Il Corriere della Sera’.

«Mi resi conto che Giovanni Falcone era morto quando vidi che i medici e gli infermieri del Pronto soccorso si muovevano intorno a lui senza fare niente. Uno solo gli stava mettendo due punti di sutura sopra l’occhio, ma non certo per salvarlo».

Con lui, in quella stanza dell’ospedale Civico, c’era Paolo Borsellino: «Lui capì subito che non c’era più niente da fare. Dell’attentato l’avevo avvertito io, dopo essere stato avvisato dal mio agente di scorta che normalmente stava con Falcone. Paolo era dal barbiere, mi disse di passarlo a prendere e insieme andammo al Civico. Guidavo io, con l’agente affianco e Paolo seduto dietro, preoccupato perché andavo troppo forte. Aveva paura di un incidente, ma io volevo arrivare in fretta».

I magistrati siciliani che in quegli anni si occupavano di mafia erano abituati a vedere cadaveri, e pure amici ammazzati. Maturando la dote della freddezza. «Bisognava andare immediatamente a casa di Giovanni per cercare qualsiasi elemento eventualmente utile a indirizzare le indagini, e per prendere gli abiti necessari a vestire la salma. Anzi le salme, perché nel frattempo era morta pure Francesca».

Trent’anni fa la strage di Capaci, Lo Voi: “Non fu solo mafia”

Nell’appartamento di via Notarbartolo Francesca Morvillo, la moglie di Falcone, aveva lasciato tutto perfettamente in ordine prima di partire per Roma: «Non c’era uno spillo fuori posto, e non trovammo nulla di interessante. A quel punto mi misi a cercare una giacca e una cravatta per Giovanni, ho scelto provando a immaginare quello che potesse stargli messo addosso».

Dopo trent’anni, risposte convincenti non ce ne sono. «Quelle stragi si rivelarono talmente controproducenti per Cosa nostra, da far pensare che qualcos’altro ci fu», riflette Lo Voi.

Qualcosa che ha anche a che fare con il mondo politico e imprenditoriale? Il procuratore soppesa ogni parola: «Premesso che non mi sono mai occupato di indagini su questo punto, se si vuole arrivare a una gestione del potere in qualunque sua forma, da un collegamento politico di qualche natura si deve passare per forza. Sennò come lo gestisco il potere? Come faccio cambiare le leggi che mi serve di cambiare? Il Consiglio comunale di Palermo non basta…».

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