Tinto Brass: “Stefania Sandrelli? Da me senza pudore, ha dimostrato che anche col cu*o si può recitare. Tinto Brass su Stefania Sandrelli e non solo, il regista e scrittore considerato il maestro del cinema erotico italiano, si racconta a cuore aperto in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Alberto Moravia ha seguito per anni il suo cinema con grande interesse, definendola «un ideologo del sesso», e cioè un artista che cerca di eliminare il senso di colpa, per giungere a un sesso innocente. È d’accordo con questa definizione?
«Se lo diceva Moravia! Il fatto che mi abbia seguito con attenzione presuppone una certa affinità. Durante le nostre lunghe conversazioni avevo la sensazione forte che l’erotismo fosse anche per lui una chiave per interpretare la realtà».
[…] Molti tendono a dividere la sua carriera in due fasi: la prima più legata al cinema d’impegno e di contrapposizione anarchica e radicale al Potere, mentre la seconda è quella dei film erotici. Mi pare una forzatura: già nel suo primo film, «In chi lavora è perduto» (1963), l’indagine sul tema della sessualità è presente, e poi cosa c’è di più «eversivo» della libertà e della felicità sessuale?
«L’ho detto tante volte. Nei miei film non c’è una frattura tra un primo periodo serio e militante e un secondo periodo frivolo e superficiale. È sempre stato il linguaggio a interessarmi. Non considero affatto minori i miei film erotici. L’erotismo veicola una critica sociale e politica, esprimendo su un piano diverso la mia inestinguibile ricerca di libertà».
[…] Ne «Il disco volante» (1964) lei ha lavorato con Monica Vitti. In quel film ha un ruolo insolitamente comico per lei, che in quegli anni era la musa di Antonioni. Dunque fu lei, e non Monicelli a scoprire questa sua inclinazione ancora inespressa?
«Mi accorsi subito del sorprendente brio di Monica e le assegnai la parte brillante di Dolores, la moglie del sindaco. L’obiettivo era quello di realizzare un film in grado di mettere insieme la satira sociale con le fantasie libidinose, sintetizzate dall’iconica battuta di Monica “Dime porca che mi piase de più”, in risposta alle rime poetiche dell’amante, interpretato da Alberto Sordi. La ragazza con la pistola fu girato da Monicelli nel 1968, a distanza di quattro anni dal mio film».
Tinto Brass: “Stefania Sandrelli ha dimostrato di saper recitare anche con il cu*o”
Con «La chiave» nel 1983 dà una nuova svolta alla sua carriera e sceglie Stefania Sandrelli. Perché proprio lei?
«Stefania è una grande attrice e lo era anche prima di recitare con me. Io ho semplicemente tirato fuori ed esibito la sua carica sensuale. Era perfetta nel ruolo della protagonista. Nel provino si mostrò senza pudore e fortemente determinata a fare il film. E poi ha un altro grande merito. Non mi ha mai rinnegato, difendendo La chiave con fierezza, orgogliosa di aver dimostrato alle sue colleghe di saper recitare anche con il culo».
Lei che ha mostrato e raccontato la sessualità delle italiane e degli italiani per decenni, come la vede oggi? Ci sono ancora dei tabù? Pensa che la realtà virtuale libererà definitivamente il sesso o, al contrario, lo mortificherà?
«Benché ci si racconti il contrario, siamo ancora bigotti. La morale rispetto al sesso è mutata pochissimo. E per alcuni aspetti stiamo tornando indietro. Basti pensare che ancora oggi se si vuole evitare di essere oggetto di scherno o violenza bisogna nascondere il proprio orientamento sessuale. Nell’immaginazione non c’è censura e la realtà virtuale è solo un’estensione dell’esperienza del sesso. Può essere coinvolgente e interessante, purché non determini un totale distacco dal sesso e dagli incontri reali. Nessuna tecnologia è in grado di offrire le emozioni di una vera relazione».
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