Veronica Pivetti: “Furto al supermarket? È stata una bravata. La depressione mi è venuta per un motivo preciso”. Veronica Pivetti e il furto al supermarket, l’attrice e doppiatrice si racconta senza peli sulla lingua in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] quando, come e perché ha iniziato a fare doppiaggio e poi l’attrice?
«È una storia che parte da lontano. Avevo 6 anni, ero figlia di un regista e di un’attrice, sin da piccola bazzicavo l’ambiente. Vengo notata da Bruno Bozzetto, che doveva girare uno spot pubblicitario con Maurizio Nichetti. Gli serviva una ragazzina che doveva aggirarsi, con aria spaesata, in una festa di adulti, dove per la prima volta venivano offerte olive snocciolate, le Saclà. Gli piaceva la mia faccetta assurda e mi scritturò. Ero molto divertita da questa nuova avventura, però terrorizzata dal dover mangiare le olive: le detestavo! Comunque fu il mio debutto da attrice, anche se, sempre da bambina ho iniziato il doppiaggio. La cosa curiosa era che, essendo piccola, per raggiungere il leggio troppo alto per me, venivo sistemata su una panca. È stata una vera e propria scuola, mi ha insegnato varie cose».
[…] Gli episodi più divertenti?
«Siamo nel 1994, mia sorella era stata da poco eletta presidente della Camera. Adriano Celentano doveva fare la pubblicità delle ferrovie dello Stato e, nello spot, aveva bisogno di una voce femminile, quindi ascolta la semplice registrazione di tre voci: sceglie la mia. Lui non mi conosceva e, quando mi presento con nome e cognome, mi chiese scherzando: sei la cugina di Irene Pivetti? Rispondo, veramente sono la sorella. Era piuttosto strano che la sorella di un personaggio politico facesse il mio tipo di mestiere, comunque ho continuato a farlo e qualche anno dopo mi capita un altro episodio curioso: fare doppiaggio per il bellissimo film Tutto su mia madre di Pedro Almodóvar. Il regista cercava una voce per il personaggio di Agrado, un transessuale, e fecero fare un provino sia a me, sia a un vero trans: bè, Almodóvar scelse me».
Veronica Pivetti: “Depressione? Mi è venuta perché curata male”
Il ruolo pubblico di sua sorella era ingombrante oppure le ha facilitato la carriera?
«Né l’una né l’altra cosa. Se avessi voluto anche io intraprendere la carriera politica, certo, la figura di Irene sarebbe stata ingombrante, basti dire che ancora adesso si sbagliano e mi chiamano Irene, ma ero impegnatissima su altro e cominciai ad avere belle occasioni, di cui lei non sapeva assolutamente nulla. Quando venni chiamata da Fabio Fazio per fare l’inviata a Quelli che… il calcio, furono i commessi della Camera a dirle che mi avevano visto in tv. Non mi sono mai sentita facilitata e nemmeno a disagio per il mestiere che svolgevo distante dal suo. E poi, diciamo la verità: nel mio ambiente è una tale lotta al coltello che darmi i ruoli solo perché ero la sorella di… mi pare davvero improbabile».
[…] La svolta arriva con Carlo Verdone in «Viaggi di nozze».
«Una pietra miliare. Ho avuto la fortuna non solo di lavorare con Carlo, ma di beccare un film diventato poi un cult e un personaggio, Fosca, che mi piaceva da pazzi, permettendomi di esternare la mia naturale timidezza. Quella moglie vittima di quel marito assurdo, vessata e dall’aria bastonata, mi ha sdoganato come attrice comica, dandomi la possibilità di mascherarmi in una figura avvilita, sfigata… E infatti, poi, mi arriva un altro ruolo da sfigata nella serie Commesse».
Veronica Pivetti: “Furto al supermarket? È stata una bravata”
Un successo che la porterà poi a condurre il Festival di Sanremo.
«Vengo scelta io vicino a Eva, una donna talmente bella, una modella conosciuta in tutto il mondo, inutile fare paragoni tra lei e me. E lavorare con un vero signore, divertente, spiritoso come Vianello. Tra noi tre un rapporto sul velluto, andavamo insieme a mangiare la minestrina nel ristorante vicino al nostro albergo».
Come mai, subito dopo quella esperienza straordinaria, l’hanno beccata a rubare in un supermercato a Roma?
«Follia pura. Ero reduce da un Festival stratosferico, dove mi avevano visto milioni di persone e io rubo un pacco di sottilette. Ma mi hanno beccato subito! Mi fermano all’uscita chiedendomi: signora cos’ha nella borsa? Ovviamente ho immediatamente tirato fuori il malloppo e pagato quello che dovevo, scusandomi». «[…] La classica bravata da idiota, che figura di m…».
[…] Tanti successi, tra cinema, tv, teatro, libri… Perché venne colpita dalla depressione che racconta proprio nel suo primo libro «Ho smesso di piangere»?
«Come carattere, sono apparentemente un’estroversa, una mattacchiona, in verità sono un orso, mai stata socievole sin da ragazzina, al contrario di Irene che è leader di natura, socializzava subito. La depressione mi è venuta a causa di un problema alla tiroide: sono stata curata male, con un abuso di farmaci sbagliati. Però ho continuato sempre a lavorare. In quel periodo ero nel Maresciallo Rocca, con il mitico Gigi Proietti».
[…] La separazione da suo marito e il non aver avuto figli sono in qualche modo legati al suo carattere solitario?
«Niente di tutto ciò. Quello che abbiamo è quello che vogliamo. La separazione è una cosa che accade. Non ho avuto figli forse perché non li volevo così tanto. Se fossero venuti, penso che sarei stata contenta, ma l’importante è sentirsi liberi nelle scelte».
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