Noa: “Guerra? Violenza non risolve niente. Ecco perché la mia carriera è così lunga”. Achinoam Nini, meglio nota come Noa sulla guerra e non solo, la cantante israeliana con cittadinanza italiana parla a tutto tondo in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Qualche punto?
“La vita non è mai bianco o nero. Dobbiamo concentrarci sull’amare i fratelli come ami te stesso e sul come proteggere Madre Natura, che è parte della nostra famiglia. È doveroso supportare chi si impegna per il bene collettivo. L’uso della violenza non ha mai risolto niente. Non bisogna lasciarsi guidare dalla paura, perché paralizza: attenti e consapevoli sì, intimoriti no. La gente piange durante questa parte dello show, e anch’io mi emoziono”.
Neppure in momenti come l’attuale le viene il dubbio che, purtroppo, sia tutto inutile?
“Non sono solo parole. Cerco di vivere secondo questi principi e posso assicurare che ripaga: dà gioia, senso all’esistenza, speranza, un’energia buona… Ecco perché la mia carriera è così lunga! (ride di gusto) Non devi essere religioso per farlo: io non lo sono affatto, pur rispettando ogni fede”.
Ma uno la speranza se la può dare?
“Sì, iniziando a focalizzarsi sul buono che c’è: se non sei in mezzo a una guerra, se hai sicurezza, famiglia, amici, cibo… sei fortunato. Quindi, come prima cosa, di’: grazie! Un sentimento di gratitudine è fondamentale. Poi: alzati e agisci. Magari una cosa minima: cinque euro a una charity, la visita a un anziano che è solo, un’ora alla settimana di volontariato. Oppure scrivi qualcosa di positivo sul web: non ci è possibile cancellare le tenebre, in compenso ci è possibile esaltare la luce. Credo nella generosità e credo che, quando dai, ricevi”.
Noa: “Guerra? Violenza non risolve niente”
[…] Lei dove cerca l’ispirazione?
“Arriva quando mi dedico a gesti semplici: quando guido, quando cucino. Il corpo compie un’azione meccanica e lascia la mente libera di vagare. Tagliare un’insalata non è complesso come tagliare un diamante! (sorride) Però… È difficile da spiegare. Non penso che le mie canzoni e la mia musica siano “me”: io sono solo un recipiente, le “trasporto” alle persone perché ho avuto il dono di riceverle. Non ho problemi di Ego, non la vedo affatto come una cosa che riguarda l’Ego”.
Cosa significa, alla lettera, il suo vero nome, Achinoam?
“Viene dalla Bibbia: “Sorella di pace””.
Nooo! Nomen omen.
“E siccome è difficile da pronunciare, ho scelto Noa. Che ne costituisce la parte centrale e ha una bella storia: Noa è la prima femminista delle Sacre Scritture, nel Libro dei Numeri, la prima a impegnarsi per i diritti delle donne. E c’è un secondo aspetto: l’acronimo Noa sta per Not Only Achinoam, non solo Achinoam. Per me “carriera” significa far musica con un gruppo di amici, come Gil Dor (chitarrista israeliano e fondatore della Rimon School of Music, a Tel Aviv, ndr), mio maestro e mentore: è un affare di famiglia”.
A proposito, ha una storia non comune: nata da genitori ebrei in un Paese arabo come lo Yemen, cresciuta a New York e, infine, trasferita in Israele. Mai avuto crisi di identità?
“Sono nata in Yemen, però la mia famiglia abitava già in Israele da generazioni. Comunque la risposta è no: ho avuto la musica con me sin da quando avevo otto anni. Scrivere canzoni, cantare, suonare era la maniera per cercare risposte alle mie domande, per tentare di capire il mondo che mi circondava e capire me stessa. La musica è la mia ricerca, la mia catarsi, il posto in cui crescere, in cui ora scoprirsi confusa e ora trovare le risposte”.
Quando è diventata anche una professione?
“Dopo essere tornata in Israele per il servizio militare (come sapete, qui è obbligatorio per chiunque), che ho svolto nell’unità di intrattenimento dell’esercito. Finita la leva, mi sono iscritta alla Rimon School, dove ho incontrato Gil Dor, che mi ha presentato, fra gli altri, Pat Metheny”.
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