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Anna Mazzamauro: “Paolo Villaggio portava rancore per un motivo. Vukotic? Mai state amiche, c’era rivalità”

Anna Mazzamauro: “Paolo Villaggio portava rancore per un motivo. Vukotic? Mai state amiche, c’era rivalità”. Anna Mazzamauro e Paolo Villaggio, l’attrice romana, 83 anni, racconta i trascorsi sul set di Fantozzi rivelando alcuni retroscena in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] È sola da tanto?
«L’uomo che amavo mi è stato vicino venticinque anni, poi non ce l’ha fatta più: è morto».

È così difficile stare vicino a Anna Mazzamauro?
«Non le dico. Io se non salgo su un palcoscenico sono niente, non so dove andare, non so che fare. Ho 83 anni e ho già detto a mia figlia che per la mia bara dovranno usare le tavole di legno del palcoscenico».

[…] la «signorina Silvani», senza nome di battesimo. Non bella ma furba, sola e disperata, che dice sì a ogni uomo che incontra. Perché?
«Ha detto bene, “sola e disperata”. Volevo creare un prototipo di donna che dietro alle continue storie di sesso che cercava, nascondeva una grande miseria. Quando viene eletta Miss Quarto Piano della Megaditta è perché, in realtà, si è concessa a tutti gli uomini del primo, secondo e terzo piano. Ma questo non basta a colmare quella solitudine. Anche quando la fanno sposare con Calboni, per me resta sempre la povera signorina Silvani, che deve fingere di essere incinta con Fantozzi, insomma. Un personaggio tragico che però ha fatto ridere generazioni intere».

[…] Lei ha lavorato vent’anni con Villaggio. Siete diventati amici?
«Mai. Quando gli chiesi perché non ci frequentavamo fuori dal set, mi rispose: “Io frequento solo le persone ricche e famose”. Non sapevo mai quando scherzava o quando mostrava il lato più duro del suo carattere. Come tutte le persone straordinariamente intelligenti, Paolo sapeva essere crudele. In più c’è da considerare che lui era emerso tardi, a quasi quarant’anni: era pervaso da una punta di rancore per tutto quello che aveva dovuto superare prima del successo».

Anna Mazzamauro: “Paolo Villaggio portava rancore per un motivo”

Poi però il successo per lui era arrivato.
«Sì, ma Paolo non era felice. Una volta stavamo girando a Courmayeur; mi si avvicinò e mi disse: “Strehler mi vuole con sé nel ruolo del buon soldato Svejk”. Io replicai: “Ottimo, tu sei il buon soldato della Megaditta. Gli dirai di sì, vero?”. Non rispose. Poi non se ne fece nulla: capii che a lui bastava aver ricevuto quella proposta. Era sazio solo perché un grande regista lo aveva chiamato. Sul lavoro era un uomo rispettosissimo: era lui che veniva nella mia roulotte a ripassare la parte, era lui che chiedeva al regista di rifare una scena perché io non ero emersa bene».

Nel privato era comunque gelido.
«Le racconto questo aneddoto. Poco prima di morire, con lui che era già sulla sedia a rotelle, andammo nel salotto televisivo di Barbara d’Urso a raccontare Fantozzi. Quando la conduttrice gli chiese come mi aveva scelta, lui non si scompose e rispose: “Come si sceglie un cesso”. Io allora ribattei secca: “Ma con quel cesso hai guadagnato molto”. Non replicò. Uscimmo dagli studi televisivi. Io mi avvicinai, tirai fuori il libretto di assegni e gli dissi: “Adesso possiamo essere amici?”. Lui non parlò per qualche minuto. Poi mi guardò e mi disse: “Quanto sei bella”. Furono le ultime parole che Paolo mi disse e io capii tutta la sua grandezza, la sua umanità forse nascosta sotto un’apparente crudeltà. Siamo attori, recitiamo sempre».

E con Milena Vukotic, cioè la signora Pina Fantozzi, oggi siete amiche?
«No, per niente. Innanzitutto eravamo rivali, perché lei era la moglie e io l’amante: certo, si recitava, ma non mi ispirava una reale voglia di amicizia. In realtà nessuno riusciva a essere amico di nessuno su quel set. E sa perché? Perché i film di Fantozzi sono straordinari nel trasformare l’ufficio, la famiglia, le relazioni affettive e le amicizie in grandi gironi danteschi. Finivi per aver paura di essere risucchiato in quel gorgo infernale e così evitavi accuratamente tutti i colleghi. Solo con il ragionier Filini io ridevo tanto. Ma esclusivamente tra una scena e l’altra, non fuori dal set».

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