Amalia Ercoli Finizi: “Dio e UFO? Ci credo, un dato lo conferma. Risultato in matematica come un delirio”. Amalia Ercoli Finizi su Dio, UFO, matematica e non solo, l’ingegnera aerospaziale e scienziata accademica 85enne si racconta in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
È la prima donna a essersi laureata in ingegneria aeronautica in Italia. Come è riuscita a iscriversi, vincendo la resistenza della famiglia?
«Per due ragioni. Una, di carattere: io ci credevo. L’altra, perché ero brava: nel ‘56 ero stata la più bella maturità d’Italia, con tanto di lettera del ministro dell’Istruzione Paolo Rossi. Al Politecnico mi sono iscritta quell’autunno, mio padre commise l’errore di lasciarmi scegliere. Studiavo per passione. E leggevo tantissimo».
Libro preferito?
«Capitani coraggiosi, lo so a memoria! Ci sono l’avventura, il mare, tanti risvolti umani. È un libro meraviglioso: mi ha insegnato l’amicizia, la solidarietà, la giustizia, l’onesta, la lealtà».
Com’è nata la passione per la matematica?
«Ce l’ho fin da bambina. La matematica è meravigliosa perché è un linguaggio universale: 2 piu 2 fa 4 per noi e per i giapponesi. Quando ottieni un risultato in matematica c’è un momento che è come un delirio: hai raggiunto la verità».
Amalia Ercoli Finizi: “Dio e UFO? Cosi concilio fede è scienza”
E perché ingegneria aeronautica?
«Quando ho finito il biennio formativo ho dovuto scegliere cosa fare dopo e ho capito qual era la mia strada: qualcosa all’avanguardia. Ai tempi l’aeronautica era il massimo. Ancora adesso quando prendo un aeroplano, al decollo, che è il momento più difficile con tutto il combustibile, mi metto bella zitta e conto, milleuno, milledue, milletré, fin quando si alza».
Ma scusi, perché conta i mille?
«Ogni parola equivale a un secondo. E siccome so quanto è lunga la pista, so quanto impiega l’aereo per arrivare in fondo e tirarsi su».
Lei ha costruito una carriera luminosa con cinque figli. Come faceva quando erano piccoli?
«Me li tenevo in braccio e per fortuna di notte dormivano. Sono quasi coetanei. A volte li mettevo sul tavolo con i piedi a penzoloni e gli davo da mangiare passando con il cucchiaio da uno all’altro. Ho grattugiato migliaia di mele e ho mangiato così tante bucce che non ne ha idea».
[…] Come concilia la fede con la scienza?
«Benissimo! Perché sono due mondi diversi: la scienza è il mondo della logica e della sperimentazione, la fede è il mondo del trascendente. Nel mio caso la fede è una forma di umiltà: non pensare che sappiamo tutto, ma dire che un Dio buono ci protegge. Cosa ci sarà quando morirò? Non so, mancano i telescopi per guardare al di là. Ma quando ci arriverò, e non manca tanto vista l’età, ho molte domande da fare».
Lei crede negli extraterrestri?
«Altroché! Non dico gli ufo con le antenne, ma statisticamente esistono altre forme di vita. Faccia conto dei miliardi di galassie che ci sono nell’universo, dei miliardi di stelle, dei miliardi di pianeti… Vuole che non ci sia un altro tipo di vita? Il problema è un altro: con le conoscenze che abbiamo, soprattutto di fisica, che ci mette il vincolo della velocità della luce, non riusciremo mai a contattare una di queste civiltà intelligenti, perché sono troppo distanti».
È stata direttrice dei Dipartimento di Ingegneria aerospaziale del Politecnico di Milano.
«Un periodo durissimo. Il consiglio di dipartimento era formato solo da uomini e li avevo tutti contro per le mie “famose idee innovative” che “potevano venire solo a una donna”…».
Amalia Ercoli Finizi: “Dio e UFO? Ci credo”
Un esempio?
«Ho comperato, peraltro con i residui dei fondi di ricerca e con lo sconto, un biposto piccolino. Ricordo le risate, quando lo proposi la prima volta: “Un’idea così poteva venire solo all’Amalia!”. Ma io per lo Spazio avevo fatto costruire agli studenti un satellite su cui sono state fatte tante tesi di laurea. Di aeronautico non avevamo niente, mentre volevo che i ragazzi capissero perché quando tiri la cloche l’aero si impenna».
Come andò a finire?
«Chiesi a un collega amico di riproporlo dopo un paio di consigli di dipartimento. E, guarda caso, a lui dissero: “Ma che bella idea!”».
Dei moltissimi riconoscimenti nazionali e internazionali ricevuti, a quale è più affezionata?
«Forse al Milano Donna, perché mi sento cittadina del mondo, ma lombarda e milanese. Una donna del fare costruito sul pensiero».
Le hanno mai chiesto di scendere in politica?
«Una volta, a Trezzano sul Naviglio. E la Dandini mi ha inserito nell’elenco delle donne per il Quirinale. Io la ringrazio, però sono negata. La politica chiede preparazione e competenza: è meglio che ciascuno faccia il suo mestiere».
È stata contenta di sentire il premier Draghi incoraggiare le donne nella scienza?
«Lo ha detto Draghi, lo dice chi stima la moglie o la compagna. Ci vuole l’esperienza della capacità della donna che ti è vicino per convincere i maschi che le donne hanno valore».
Lei ha un marito «d’oro».
«Le doti che mi hanno incantato nel mio Finzi sono l’intelligenza, la bontà, la lealtà, oltre al fatto che era un bel giovane. L’8 agosto facciamo 60 anni di matrimonio. E sa qual è la cartina di tornasole per sapere se l’uomo è quello giusto?».
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