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Spettacolo

Grazia Di Michele: “Trialogo? Ho avuto un’illuminazione. Abbiamo inaugurato nuovo metodo di scrittura

Grazia Di Michele: “Trialogo? Ho avuto un’illuminazione. Abbiamo inaugurato nuovo metodo di scrittura”. Grazia Di Michele su Trialogo, la cantante romana, 66 anni, parla del nuovo disco realizzato insieme a Rossana Casale e Mariella Nava in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Come è arrivata l’idea di Trialogo?
«Io e Rossana avevamo già lavorato insieme. Non solo un Sanremo che abbiamo fatto nel 1993 (con Gli amori diversi, ndr) ma avevamo già scritto molte canzoni a quattro mani. La new entry è stata Mariella. Scrivere a sei mani non è semplicissimo ma sapevamo di avere tutte tre un comune denominatore. Era una forma di coerenza artistica, un interesse sociale, un impegno al di là della musica, un’attenzione al mondo fuori ma anche al mondo dentro.

Io da due anni avevo iniziato a raccogliere intorno a me delle cantautrici (che ora sono 23) perché volevo capire dove stesse andando la canzone d’autore al femminile. Sono ragazze meravigliose e talentuose con cui collaboriamo su più fronti. Questo progetto con Mariella e Rossana si è chiamato “Cantautrici” per descriverci con un’unica parola. È diventato un tour e poi un disco».

Un album nato anche da incontri su Skype…
«Esatto, nel periodo del lockdown non potevamo incontrarci. Così abbiamo inaugurato questo nuovo metodo di scrittura che ha funzionato benissimo. Se a una di noi arrivava un’idea di testo, la condivideva con le altre: cercavamo di ragionarci insieme. Stessa cosa per le musiche. Il mio produttore storico Phil De Laura ci ha coordinate ed è nato questo progetto. Altroché competizione femminile: è andata benissimo (ride, ndr)».

Grazia Di Michele: “Trialogo? Abbiamo inaugurato nuovo metodo di scrittura”

Perché esiste ancora questo stereotipo che riguarda la competizione tra donne?
«Gli stereotipi sono duri a morire. Sono figli dei pregiudizi. E vale anche l’opposto. Se lo stereotipo ti porta a pensare che tutte le donne sono fatte in un certo modo, va a finire che tu questo pregiudizio lo immetti automaticamente in quello che fai. Io è una vita intera che lavoro con altre donne. E al massimo ho visto un po’ di diffidenza iniziale».

Qual è la situazione delle donne nel mondo della musica di oggi?
«Quando ho iniziato non esisteva ancora la parola “cantautrice”. Ci chiamavano “le cantautori”. Io non avevo un riferimento in Italia: seguivo Carole King, Kate Bush, ecc. Poi nel tempo la canzone d’autore al femminile si è un pochino di più sviluppata. Ma finché le donne non hanno iniziato a scriversi canzoni per loro stesse, erano sempre gli uomini a farlo. E, facendolo, proiettavano su di loro le loro visioni della donna…

Tante artiste italiane oggi seguono le mode. Mi sembrano alla ricerca della canzone giusta, dell’autore giusto, del momento giusto. Questo, però, riguarda anche molti uomini. Io non ne vedo tanti di mondi poetici maschili interessanti e riconoscibili come potevano essere quelli di De Andrè, Fossati, Conte, De Gregori, Cocciante, Guccini e Tenco. Tutta la scuola dei nostri grandi cantautori non è ancora stata rimpiazzata».

Prima, parlando di Rossana Casale e Mariella Nava, ha fatto riferimento a un comune denominatore che vi lega. Può spiegarsi meglio?
«Quando ci siamo incontrate per la prima volta abbiamo fatto una sorta di “riunione” nel mio pub di fiducia. Ci siamo messe a chiacchierare e più che decidere a parole cosa e come fare, ci siamo rese conto che volevamo parlare delle stesse cose. Delle mamme, dei bambini, del futuro, dei clandestini, della terra, del grido di aiuto del pianeta. Il primo brano, Segnali universali, racconta questa cosa. Questo allarme che è nell’aria».

Grazia Di Michele: “Trialogo? Ho avuto un’illuminazione”

[…] Il nuovo singolo di Trialogo è Io sono l’amore. In questo brano è l’amore stesso a parlare in prima persona. Perché
«L’ho scritta di notte. Mi è venuta l’illuminazione di personificare l’amore. È l’assenza dell’amore che crea le peggiori tragedie nella storia e nella vita. Laddove manca, quando viene tradito e calpestato, arriva una mancanza che urla. E spesso sfocia nelle guerre. Io sono l’amore è nata prima della pandemia ed è nata prima della guerra orribile che ci sta riguardando. Io sento un grande bisogno di pace e di armonia».

Cosa significa per lei fare musica in un momento così doloroso per l’umanità? Chi fa arte ha una responsabilità nella diffusione della bellezza?
«Sto lavorando a un disco di mantra. Ho iniziato con Madre Terra e Lasciati amare, brani spirituali e molto lunghi. Io sento il bisogno di questo, ora. Allo stesso tempo sento anche il bisogno essere molto attiva, in maniera positiva. Quando parla di bellezza, coglie il punto. Bisogna ricercarla anche dove non è visibile. Mi viene in mente che due domeniche fa stavo guardando la televisione e, in mezzo alle terribili immagini che arrivavano da Mariupol, a un certo punto è uscita la notizia che tra le macerie, la polvere e la distruzione avevano aperto i teatri per farci suonare i musicisti. Avevano portato tutti i bambini piccoli a sentire la musica. Se in un momento così tragico si pensa di aprire i teatri, vuol dire che c’è speranza perché si cerca di aggrapparsi il più possibile alla bellezza. E anche alla cultura, che molte volte è la principale portatrice di questa bellezza».

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