Cecchi Gori: “Vlahovic decisivo solo con le piccole. De Laurentiis? Meglio nel Calcio. Rui Costa meglio di Batistuta”. Vittorio Cecchi Gori su Vlahovic e non solo, il produttore cinematografico ex patron della Fiorentina si racconta tra Calcio e Cinema in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Vittorio Cecchi Gori, il traguardo degli 80 anni è vicino. Se si volta indietro, la vita le ha più dato o le ha più preso?
«La vita mi ha dato, mi ha dato tanto. Certo, qualche amarezza c’è stata, però la vita mi ha dato tanto. E quando riesci a fare le cose che ti piacciono, e le fai così bene che tutti te lo riconoscono, allora pensi che qualcosa di buono hai lasciato».
Partiamo dal calcio, a proposito di aver lasciato qualcosa. Lei è l’ultimo presidente ad aver vinto a Firenze. Una Supercoppa, due Coppe Italia. E quasi uno scudetto.
«Purtroppo c’è quel quasi di mezzo».
Quanto le pesa quel quasi?
«Mi dà fastidio tuttora. Come sempre succede nel campionato italiano, all’ultimo ci sono un po’ di influenze esterne che in qualche modo intaccano il risultato. Subimmo qualche torto, ci fu qualche speculazione sul fatto che Edmundo fosse tornato in Brasile per il carnevale. Non era vero, nel contratto era previsto che dovesse rientrare per presentarsi a un processo. Ci furono malumori. E Batistuta si fece male. E poi avevamo subito torti arbitrali anche in Europa, la squalifica del campo dopo il Barcellona, quell’assurdo petardo l’anno dopo a Salerno in campo neutro dopo aver vinto 2-0 all’andata».
[…] Quanto ha pesato la figura di suo padre nella sua vita? Prima produttore cinematografico con e come papà, poi presidente viola con e come papà…
«Io sono stato fortunato, perché fra me e mio padre c’erano vent’anni di differenza. Ero nato molto presto, diciamo così. E mi ha sempre portato con sé: a 12-13 anni io ero già un produttore in erba. Ed è stato così anche per il calcio. Così mi sono trovato preparato alla tenzone, e in più con la fiducia di mio padre».
Cecchi Gori: “Vlahovic? Giusto venderlo”
Di mamma Valeria è invece rimasto famoso il gesto dell’ombrello allo stadio dopo un gol di Batistuta.
«Mamma era tifosa vera. Del resto Firenze è una città dove il rapporto con la squadra di calcio è viscerale».
Chi l’ha aiutata a scegliere i campioni che ha portato a Firenze? A partire da Batistuta.
«Quello l’ho comprato io. Ero a Los Angeles, mentre lavoravo per il cinema lo vidi in tv alla Coppa Libertadores e pensai: questo è perfetto per il calcio europeo. Allora dissi al nostro intermediario: portami Batistuta o non farti più vedere da me».
[…] Batistuta è stato il miglior giocatore che ha acquistato?
«No. Rui Costa».
[…] Avrebbe venduto Vlahovic alla Juventus?
«Sì. Vlahovic non è Batistuta. Batistuta era decisivo, Vlahovic ti fa vincere contro le squadre medie, con le grandi devo ancora vederlo».
[…] ci racconta di Vittorio Cecchi Gori e le donne? Lei ha avuto grandi storie con belle donne, finite in modo tumultuoso…
«Guardi, a proposito di difetti della mia vita, se non ci fosse stato il gossip ne avrei solo guadagnato perché facendo cose così in vista il gossip ha preso il sopravvento su tutto. Sembro un facilone, e non è così. Le donne mi sono sempre piaciute, ma in maniera giusta, a prescindere delle campagne che si fanno oggi. Amare una donna significa rispettarla. E io avevo sempre bisogno di avere vicino una compagna, più che fare il Casanova. E le posso assicurare che io il divano del produttore non ce l’ho mai avuto».
Cecchi Gori: “Vlahovic decisivo solo con le piccole”
Quindi lei non sa che cosa sia il #metoo.
«Gli americani ogni tanto tirano fuori cose… C’è sempre stato. Io lavoravo con Harvey Weinstein, che ogni tanto mi raccomandava qualche attricetta, e mi permisi di dirglielo: sei troppo in vista, lascia perdere…».
Lei ha prodotto film da Oscar, come sceglieva?
«È un’intuizione che ti scatta. Io sceglievo tutti i generi, perché un produttore deve saper fare tutto. Me l’ha insegnato babbo: il produttore deve essere enciclopedico. Poi per La vita è bella e per Il postino abbiamo avuto l’intuizione dei sottotitoli. E in America abbiamo sfondato».
[…] Aurelio De Laurentiis ha seguito il suo percorso: dal cinema è arrivato al calcio.
«Ad Aurelio piaceva fare quello che facevo io. Quando io presi la Fiorentina si incaponì di prendere una squadra di calcio. Purtroppo lui prese il Napoli quando io persi la Fiorentina, così non ci siamo mai incrociati. Ma devo dire la verità: Aurelio è più bravo come presidente che come produttore. È un ottimo organizzatore, ha la stoffa».
Lei continua a sostenere che la Fiorentina le è stata strappata di mano. Perché? Si è dato una risposta?
«Hanno pesato i diritti tv. Io avevo un’enorme casa cinematografica, che poteva condizionare l’esistenza di una televisione. E quando si parla di comunicazione allora si toccano i vertici dello Stato. E il calcio aveva il problema dei diritti tv, cosa non risolta perché ancora oggi accadono le stesse cose che accadevano 30 anni fa. Ed è grave, perché io ci ho rimesso le penne per questo».
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