Motta, la moglie Carolina Crescentini: “Mi hanno colpita due suoi aspetti. Sul nudo Playboy e le scene di sesso…”. Motta, la moglie Carolina Crescentini si racconta, l’attrice romana parla della sua vita privata e professionale senza peli sulla lingua in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] Ha sposato «una volta e mezzo» il cantautore Francesco Motta.
«La prima volta a New York, la seconda è stata una cerimonia simbolica durata tre giorni in Toscana, perché ci hanno spiegato che, per complicate questioni burocratiche con gli Usa, per risposarci in Italia dovevamo prima divorziare sennò sarebbe stata bigamia. È uno strano limbo sposarsi a New York, città che amo, il melting pot, le gallerie d’arte… Ci ho vissuto quando dovevo rimettermi in asse e trovare la mia via».
[…] Lei sembra uscita da Woodstock.
«Al cinema ho fatto la trilogia del crimine di Massimiliano Bruno che è un viaggio nel tempo. Io sogno gli Anni 70 in California, e di rotolarmi nel fango del concerto a Woodstock».
Ha conosciuto veri hippy?
«Sì, Bob Car con i suoi occhiali arancioni, vive di baratto in un caravan nel deserto americano. Ha un capannone dove costruisce ragnatele e mondi in miniatura che sembrano i presepi di San Gregorio Armeno a Napoli. Ecco, una libertà estrema come la sua non riuscirei…».
Si mette in ascolto degli altri, cosa rara per un’attrice.
«Come potrei ascoltare solo me stessa se devo raccontare le vite degli altri? Sono curiosa, prendo appunti, scrivo a valanga. L’egocentrismo lo tengo a bada, anche se per fare questo lavoro devo essere egocentrica».
Motta, la moglie Carolina Crescentini: “Mi hanno colpita due suoi aspetti”
Torniamo a suo marito. Cosa la colpì?
«Oltre a essere molto poetico, la sua sensibilità e ironia, che in una relazione è fondamentale. E poi ha gli occhi buoni. Francesco mi ha dedicato più di una canzone. Ci siamo incontrati in una radio che non esiste più. Mi guardava e riguardava, aveva tutti questi capelli ricci…».
È più giovane di lei.
«Sì, di sei anni. La prima volta che siamo usciti, dopo un anno che ci sentivamo al telefono (io sono un po’ lenta), lo vedevo così giovane. Mi disse che aveva pubblicato un cd intitolato La fine dei vent’anni. Ho capito, gli risposi, ma quando sono finiti i tuoi vent’anni?».
La differenza è lieve, e ormai non ci fa più caso nessuno.
«Abbiamo gli stessi riferimenti culturali. Lo provocavo, gli dicevo che nel mio luogo di riferimento andavo col walkman, gli spiegavo cos’era. E lui: guarda che lo avevo anche io».
Qual era questo luogo?
«Il faro del Gianicolo. Lo portai lì al nostro primo incontro. Non mi fidavo, volevo andare nel mio territorio: se fosse andato male, all’aperto mi sarei sentita libera di tornarmene a casa».
Non se ne andò.
«È al Gianicolo che poi mi fece la proposta di matrimonio, mettendosi in ginocchio».
[…] L’attrice è quello che voleva fare da piccola?
«Non lo so, all’inizio desideravo diventare insegnante di ginnastica e archeologa. Poi attrice. I miei non ci credevano tanto e decisi di pagarmi le scuole di recitazione facendo la barista in un pub. Ho conosciuto una bizzarra fauna notturna, è stata una sorta di indagine antropologica che mi è tornata utile, costringevo i clienti a darmi le battute per i monologhi che dovevo portare come prove di memoria».
La dipingono come iperattiva.
«Ma no, è che tra i set e il marito che canta siamo sempre in giro. Però ho tante piccole manie, conservo enormi scatole di latta con dentro candele, legnetti peruviani usati nei riti sciamani, quaderni. Ho avuto, fino alla scoperta del calendario Google, un’agenda con i pizzini dove segno tutto quello che devo fare. Annoto pensieri, cose varie, qualche volta mio marito usa le mie frasi nei versi delle sue canzoni. Poi mi compro crisantemi ping pong grigio verdi, è bello coccolarsi. È il fiore dei cimiteri? In India è legato ai matrimoni».
Motta, la moglie Carolina Crescentini: “Sul nudo Playboy e le scene di sesso…”
Una disordinata metodica?
«Diciamo di sì. Quando faccio i provini sono stakanovista e penso solo a quello. Ne ricordo uno, prima del Centro Sperimentale di Cinematografia, con Gigi Proietti per Romeo e Giulietta. Arrivai di corsa da Firenze dove ero stata al concerto dei Radio Head. Siccome recitare è respiro, per tirare fuori il pathos mi spezzarono il fiato col gioco della campana. Mi fecero ripetere la scena, Oh Romeo, per avere una reazione emotiva mi dissero: ora immagina di essere in borgata e di urlare a Romeo al palazzo di fronte».
La presero?
«No e fecero bene, non avevo capito nulla. Avevo interpretato la cagna maledetta».
[…] Ha posato nuda per Playboy.
«In lingerie, non completamente nuda. Il fotografo è un caro amico che mi ha messo a mio agio. Le scene di sesso nei film? Alla troupe e ai tecnici non gliene importa nulla, sono talmente abituati… se la sceneggiatura lo giustifica, okay, ma se posso le evito».
La prima cosa che guarda in un uomo?
«Le clavicole, l’incrocio tra il petto e la spalla. Sembra una pazzia ma lo trovo un bel punto».
Le sue occhiaie sono il tratto che la distingue, un portafortuna?
«Mah, ci sono giorni che mi guardo allo specchio e dico niente male, altri che porto gli occhiali da sole. È un po’ il discorso dei figli, sono gli altri che danno alle mie borse una importanza incredibile. Io ci convivo».
Su Wikipedia si legge che è anche modella.
«Mai fatto. Vorrei sapere chi compila quelle biografie. Hanno sbagliato anche di tre giorni la data del mio compleanno, ogni volta ricevo un centinaio di messaggi a cui mi tocca rispondere: grazie ma non è oggi».
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