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Emilio Fede: “Docufilm su di me? In guerra ho più esperienza di tutti. Berlusconi rispettato in Russia, può aiutare a fermare la guerra”

Emilio Fede: “Docufilm su di me? In guerra ho più esperienza di tutti. Berlusconi rispettato in Russia, può aiutare a fermare la guerra”. Emilio Fede e il docufilm sulla sua carriera, l’ex direttore del Tg4 parla del progetto che lo vede protagonista e della guerra in Ucraina in una intervista a mowmag.com. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Direttore, cosa l’ha colpita di più di quello che sta accadendo?
“Io sono rimasto colpito e rimarrò colpito per tutto il resto della vita che mi rimane da giornalista aver visto in una fossa comune una donna che teneva in braccio la figlioletta. Quando la guerra ti propone degli orrori così, non è più una guerra, ma è una strage”.

Emilio Fede: “Berlusconi rispettato in Russia, può aiutare a fermare la guerra”

[…] Come si potrebbe fermare questo conflitto? Si è fatto un’idea?
“Io credo che prima o poi ci si arriverà. Ho sentito anche l’intervento del presidente Berlusconi, che è intervenuto nel coro di coloro che vogliono la pace e che vogliono fermare cannoni e carri armati e scongiurare l’incubo della guerra chimica e nucleare. Siamo in un momento in cui bisogna chinare la testa, pregare per chi crede e poi intervenire ai livelli più alti portando una parola di pace.

Mettersi sull’attenti non è servito se non ad alimentare un macabro spettacolo in cui i morti sono aumentati, i feriti e le persone scomparse pure. Il diritto a una patria deve essere al centro delle discussioni, bisogna far sì che si passi alla realtà: fermare le morti, fermare una tragedia che colpisce gli esseri umani che altro non chiedevano che una vita più sicura e sotto a una bandiera”.

Quindi trovare un compromesso tra le parti?
“Sì, ma non vuol dire scendere a compromessi. Trovare un compromesso significa valutare i diritti e le richieste. In questo senso l’invito a una trattativa e alla pace di Berlusconi, che conosce molto bene quelle zone, è rispettabilissimo. Altrimenti continueremo ad avere le tavolate e le bandiere ma girandoci dall’altra parte vedremo la gente morta, neanche sepolta. Va fermato il conflitto e si deve passare a una pace duratura”.

Visto il suo rapporto con Putin, secondo lei Berlusconi avrebbe potuto fare qualcosa prima? E può fare qualcosa adesso?
“Conosce bene Putin e l’ha conosciuto come altri capi di Stato per il dovere e il rispetto che si ha quando si è al governo. Berlusconi è un uomo che si basa da pace, giustizia e fedeltà. Io penso che una carta giusta l’abbia giocata. Non il solo, per carità. A me ha commosso anche il pontefice, solo, stanco, ormai avanti nell’età, che ha chiesto pace, pace, pace. Accodiamoci”.

È stato giusto mandare armi all’Ucraina?
“Questo non lo so. Se lo sapessi sarei un mago. Invece sono un giornalista e mi accingo a fare un docufilm sui miei anni da inviato di guerra. Perché credo di avere un’esperienza che nessuno ha tra i miei pur bravissimi colleghi. In giro per il mondo sono stato ferito, catturato, mi hanno sparato, tutto quanto. Sapendo che cos’è la morte, avendola vista da vicino ed essendomi salvato per caso, pensando alle persone che muoiono non faccio più differenze di colore, di pelle o di politica sono convinto che occorra intervenire con tutta la forza della ragione possibile. Dicendo «fermate le armi, non sparate, non lanciate verso il cielo fuoco terribile che non capisce da dove arriva e dove può arrivare». Tutto il mondo civile deve fare il possibile perché la guerra si fermi”.

Emilio Fede: “Docufilm su di me? In guerra ho più esperienza di tutti”

Come sarà questo docufilm?
“Ci stanno lavorando. Non per presunzione, ma sono il solo giornalista vivente che ha veramente vissuto tutte le più strane e drammatiche situazioni nel mondo. Parlo dell’Africa, del continente africano allargato, della lotta al razzismo: ho vissuto tutto, sono saltato su una mina in Angola, mi sono salvato dall’esplosione di un aereo a Nairobi, correvo in Sud Africa per dare una mano contro l’apartheid, mi hanno arrestato, sono finito ferito. Le ho viste tutte e da tutto questo sono uscito ancora adesso in grado di raccontare. E lo si vuol fare come docufilm. Ma utilizzo anche Instagram come prezioso mezzo di comunicazione”.

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