Elio: “Autismo? A mio figlio diagnosi precoce ma allo Stato manca una volontà. Consiglio a tutti di studiare ingegneria”. Elio sull’autismo e non solo, il fondatore della band Elio è le Storie Tese, parla della malattia che colpito anche uno dei figli all’edizione fiorentina de ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Parliamo di musica, comicità e autismo. Di vita. Perché, come avrebbe detto Jannacci: chi non ride non è una persona seria.
«Posso dire di aver fatto mia questa frase. Purtroppo in Italia chi fa ridere viene visto come un artista di serie B. Io sono invece convinto che Jannacci andrebbe collocato nel Pantheon dei grandi cantautori, accanto a Dalla e a De André. Questo è uno dei motivi per cui ho pensato di dedicargli uno spettacolo che, in verità, è soprattutto un atto di egoismo: cantare i suoi pezzi mi diverte; è una grande occasione di allegria per me e i cinque della band».
[…] Perché ha studiato ingegneria?
«Per convenienza: era ed è, credo, la laurea che apre maggiori possibilità di assunzione. Pensavo tra l’altro di essere portato per le materie scientifiche più che per quelle umanistiche. Quello che è venuto poi è l’ennesima prova che nella vita le cose vanno come vogliono loro. Comunque, consiglierei a tutti di studiare ingegneria, perché insegna un metodo con cui si può affrontare tutto. Anche fondare Le Storie Tese».
Elio: “Autusmo? A mio figlio diagnosi precoce ma allo Stato manca una volontà”
Per la Giornata mondiale sull’autismo, sabato 2 aprile, La Compagnia di Firenze proietta in anteprima nazionale, alle ore 16, il documentario «I mille cancelli di Filippo», per il quale lei ha scritto la musica…
«Gli autistici hanno una “passione” (se così la possiamo chiamare). Filippo Zoi è un esperto di cancelli. Sono partito da lì per raccontare, attraverso la musica, un mondo che io stesso ignoravo prima che nascesse mio figlio».
Di figli con sua moglie Camilla ne ha due: Dante e Ulisse, nati nel novembre 2009. Proprio grazie al confronto con lo sviluppo cognitivo del fratello gemello, Dante ha potuto avere una diagnosi precoce…
«Ci dicevano che bisognava aspettare i 3 anni. Ma già a un anno i segnali possono essere tanti. Il problema è che esistono poche figure specializzate in grado di intercettarli, per intervenire al più presto. Anche ora che Dante ha 12 anni, dobbiamo noi da casa guidare gli insegnanti di sostegno. Esiste una terapia comportamentale che aiuta ragazzi e ragazze autistici a essere inclusi e costruirsi le armi per vivere una vita autonoma e indipendente. Ma nelle scuole non ci sono le competenze. Non lo dico solo da genitore inviperito. Penso anche che stiamo lasciando indietro potenziali uomini e donne che domani potrebbero pagare le tasse, piuttosto che essere un costo».
Cosa manca?
«La volontà dello Stato per affrontare, come ha fatto con il Covid, questa malattia che si sta diffondendo, sulla quale circolano ancora tante fake news».
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