Edoardo Pesce si racconta: “Per anni ho fatto le stesse stron*ate a loop. Ora è diverso. E Bud Spencer…”. Edoardo Pesce si racconta, l’attore romano, 42 anni, ripercorre le tappe più significative della sua vita privata e professionale in una intervista al settimanale ‘Oggi’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] In Christian sei un maschio alfa.
“Un tantino ottuso. Era scritto così, una grande sceneggiatura. Di mio ci ho messo l’ironia romana. Le cose gli capitano, non le cerca. Un po’ il Sylvester Stallone di Taverna Paradiso. Facci caso, non picchio mai nessuno, vengo menato sempre”.
In Altrimenti ci arrabbiamo sei il figlio di Bud Spencer.
“Un film per innocenti. Non c’è psicologia. Ma cerco anche qui di aggiungere un’emotività al personaggio, una crepa, una nostalgia”.
Eri un fan di Bud Spencer?
“Da piccolo li ho visti tutti. Quando i miei erano fuori, mia zia ci prendeva a me e a mia sorella Rachele al piano di sotto. Ci faceva vedere tutti i loro film e quelli di Herbie il maggiolino tutto matto”. Mio nonno Marcello, invece, mi faceva vedere Toro scatenato”.
Che ci hai messo di tuo?
“Essendo il figlio di Bud Spencer, ho cercato di portare la sua bonaria orsitudine. Lui era un napoletano generoso, anche per come ha vissuto. Di sicuro, si è divertito un sacco”.
[…] Mi sbilancio. Edoardo Pesce è oggi, insieme a Luca Marinelli, il più interessante attore italiano.
“Non esageriamo…”.
Edoardo Pesce si racconta: “Il meglio di me come attore deve ancora venire”
Senti chi parla.
“Aspetterei due o tre anni. Il meglio di me come attore deve ancora venire. Sai qual è la novità? Da un paio di anni mi sveglio la mattina e sono contento di andare sul set”.
Prima?
“Andavo perché lo dovevo fare. Mi chiedevo: che ci sto a fare qui? C’è qualcosa da sempre che non va in me”.
Parliamone.
“Da bambino ero un performativo ossesso. Dovevo piacere a tutti. Volevo far ridere papà, mamma, gli amici. A 3 anni facevo l’imitazione di Hulk, del fruttivendolo sotto casa. A 7 anni facevo Totò, Corrado, Verdone”.
Crescendo?
“A 11 anni facevo karate e suonavo la chitarra, sentivo Robert Johnson, ma un po’ mi ci sentivo anche. A vent’anni ero in fissa per Bene, Artaud e Jarry, la patafisica. Cose così. Cercavo sempre roba forte. Vivevo in borgata a Tor Bella Monaca e studiavo nei quartieri borghesi dove mio padre aveva lo studio da oculista. Tornavo in periferia, nel vuoto, e mi buttavo nei libri. Una sorta di bovarismo”.
E oggi?
“Quando sto andando bene, divento sospettoso, mi devo sabotare. Sono sempre stato un po’ blues, passo dall’euforia alla malinconia profonda. Quando mi parte il flusso, non mi freno. Faccio disastri, rompo le palle a tutti. Un auto sabotatore”.
Saboti te stesso?
“Faccio i danni e poi li riparo. Per anni ho fatto le stesse stronzate a loop. Ora, è diverso, riesco a guardarmi e a controllarmi”.
Dogman la svolta. Premi, riconoscimenti, un maestro come Garrone.
“Garrone mi ha obbligato a essere più vero e onesto come attore. Lui non ti lascia giocare di mestiere. Non ti permette scorciatoie. Puoi fare 80 ciak, non scappi”.
Sei stato Alberto Sordi.
“Un omaggio in stile Rai. Molto lavoro in poco tempo e piedi di piombo”.
Edoardo Pesce si racconta: “Per anni ho fatto le stesse stron*ate a loop. Ora è diverso”
[…] A furia di sentirti dire che sei bravo, ti sei rassegnato?
“Sono bravino. Per diventare bravo mi serve metter insieme altri pezzi, poco a poco. Il film giusto…”.
Che potrebbe essere?
“Chi lo sa, magari una cosa scritta di me, magari un film in cui mi travesto da donna. Chi può dirlo?”.
Qualcuno ti rimprovera che esageri, che fai troppe cose.
“Mi sono comprato una casa nel parco dell’Appia Antica e devo pagare un mutuo enorme. Però, faccio solo cose carine”.
Il Pesce che si compra casa sull’Appia Antica è quello che fa i danni o quello che li ripara?
“È il Pesce buono. Ho messo su una casa tutta mia. Voglio che diventi come la casa di, Batman, la mia tana. Fuori gli alberi, la terra, i pappagalli, niente cemento e cacca di cane. Dove sono e faccio tutto quello che voglio, con una cerchia ristretta di amici. Poi, quando voglio, esco e faccio Batman”.
Quel 17 e il cavallo che fuma un sigaro tatuati sul braccio.
“Mio nonno Marcello, nato il 17 maggio del ‘27, romano. Aveva la passione per le scommesse e i cavalli. Ci portavo le ragazze a Capannelle e le facevo scommettere. Se vincevano, dicevo che era stato mio nonno. Non sono credente, ma credo come i messicani che se ricordi i tuoi morti li mantieni in vita”.
Parli pure con tua nonna?
“Mia nonna Marcella è viva, il 23 marzo fa 99 anni. Non sa nulla dei miei film”.
Le donne?
“Un logaritmo di cui non sono venuto ancora a capo. Diciamo che fino a oggi non c’ho capito niente”.
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