Virginia Raffaele si racconta: “A 3 anni bestemmiai col microfono. Proietti? Ci siamo frequentati. E su Bruzzone è Belen…”. Virginia Raffaele si racconta, la comica e conduttrice ripercorre le tappe più significative della sua vita privata e professionale in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] Quando ha capito che sapeva far ridere?
«Inconsapevolmente a tre anni. Montarono un palco ma i miei non mi permisero di salirci finché approfittando della loro distrazione salgo, prendo il microfono e tiro giù una bestemmia clamorosa… parte una risata collettiva, ovviamente i miei non si potevano arrabbiare, io l’avevo sentita lì da qualcuno. Fu un inizio molto rock ‘n roll».
Aveva raccontato di non voler fare l’imitatrice («non amavo fare le imitazioni, mi hanno convinto i tre della Gialappa»): le vive come una limitazione?
«Le imitazioni sono state incidentalmente il mio biglietto da visita, il mio successo è partito da lì, grazie ai Gialappi e a Mai dire grande fratello ho trovato il gusto della parodia, una chiave personale per reinterpretare il carattere di un personaggio pubblico. Però io ho studiato per fare l’attrice, è bello spaziare, è divertente variare, sei tu che rendi il tuo lavoro senza limiti».
Maria Elena Boschi eterea ed evanescente, Carla Fracci eterea ma per un altro motivo, Ornella Vanoni parecchio sciroccata, la criminologa Bruzzone assetata di horror, Donatela Versace un tanto al botox: c’è una parodia a cui è più affezionata?
«Le parodie dei personaggi veri stanno davvero su uno stesso piano; penso piuttosto a un personaggio inventato e non a un’imitazione vera: trovo la poetessa transessuale Paula Gilberto Do Ma la mia creazione più divertente anche per il suo significato profondo. Mi piace il lavoro da attore che c’è dietro, quelli inventati sono personaggi che crei da zero».
Virginia Raffaele si racconta: “A 3 anni bestemmiai col microfono”
Bruzzone, Belén e Vanoni non l’hanno presa bene…
«Sono cose che ho letto anche io suoi giornali. Con Ornella Vanoni adesso ci sentiamo, è venuta anche a vedere il mio nuovo spettacolo due volte in quattro giorni (si intitola Samusà, è in tour nei teatri fino a maggio)».
Carla Fracci un passo avanti invece…
«Quando la incontrai mi rivelò: Chaplin mi disse — e già capite il livello, Chaplin — sarai famosa solo quando qualcuno ti imiterà».
[…] Davvero faceva i compiti nella nave pirata?
«Non quelli di matematica, che facendo su e giù non era semplicissimo. Era per rendere l’idea. Per chi ci nasce e ci cresce il luna park con le sue attrazioni viene utilizzato come se fosse casa: hai il salotto, la camera da letto, la cucina. Facevo merenda sulla panchina davanti allo stand dei miei genitori, il gelato lo prendevo davvero sulla nave pirata, ma ferma. Quando vivi lì lo stand diventa il luogo dove tutto succede».
I suoi genitori avevano due stand: quello del tiro al Cinzano con i fucili per colpire le bottiglie e quello dei pesci con le palline da lanciare nelle bocce d’acqua.
«Mio papà stava allo stand dei pesciolini, mentre io e mia mamma a quello del tiro. Preferivo i fucili e odiavo i pesci perché stavano in una rotonda ottagonale, faceva sempre freddo per l’umidità della vasca e dovevi girare come una trottola, da un banco all’altro. Io facevo da spola tra pesci e fucili, e mio padre mi chiamava con i fischi. Per questo fischio così bene tanto da farne un numero nello spettacolo. Era una situazione surreale che poi diventa normale, si crea uno strano confine tra chi sta al di qua e al di là del bancone. Per me era assurdo che un bambino stesse a casa con la nonna a fare i compiti, mia nonna era quella dei fucili. Ho vissuto tutto al contrario».
Virginia Raffaele si racconta: “Gigi Proietti? Ci siamo frequentati”
[…] Ha vissuto anche il pregiudizio sui giostrai, «zingari» da stare alla larga?
«Quello è arrivato nella maturità, da piccola non lo sentivo. Non ho ricordi spiacevoli se non quando il luna park ha iniziato a chiudere, lo vedevo morire, lentamente abbandonato, metteva malinconia perché avevo vissuto feste di Natale e Carnevale meravigliose. A 8 anni vinsi il primo premio, mia madre mia aveva vestita da vecchia, infatti a 10 ho fatto testamento e ho lasciato le Barbie a mia cugina…».
Una nonna clown e cavallerizza che faceva il circo, la strada era già segnata?
«Mia nonna era un personaggio stupendo: metteva in scena macchiette, faceva avanspettacolo e parodie, mi raccontava poesie, mi leggeva Petrolini. Diceva sempre: fateme fa’ tutto ma non fateme sta’ a casa con la ragazzina. Era un’artista e sbroccava perché voleva stare a intrattenere il pubblico dello stand. Cresciuta così non ho mai pensato di fare un altro lavoro».
Cosa le hanno insegnato i suoi genitori?
«A non essere invidiosa, che è una grande qualità sia in questo ambiente sia in generale. Loro magari pensavano che potessi vedere le altre bambine come più fortunate, ma ho capito presto che l’invidia non porta a niente».
Virginia Raffaele si racconta: “Io maniacale? È vero”
Lei è maniacale…
«È vero. Mi prendono in giro perché a fine spettacolo magari chiedo: ma perché la luce a destra non è partita al momento giusto… è come se registrassi tutto quello che faccio e mi succede intorno».
[…] Con che modelli è cresciuta?
«Ho consumato A me gli occhi, please di Proietti e In principio era il Trio di Marchesini, Solenghi, Lopez, avevo le vhs e li so ancora a memoria. Quando sento Massimo gli cito dei pezzi e lui mi chiede come faccio a ricordarmeli. Una donna che mi ha sempre affascinato da morire è Monica Vitti, per la ironica sensualità, la buffa bellezza, un insieme di stupende contraddizioni; e poi ovviamente Franca Valeri e Bice Valori per alcuni dei personaggi meravigliosi che hanno creato».
L’incontro da ricordare?
«A 15 anni andai a vedere Anna Marchesini a teatro e alla fine mi sforzai di spingermi in camerino per farmi fare un autografo. Quando le dissi che mi chiamavo Virginia, rispose che anche sua figlia si chiamava così: ho pensato come una scema che fosse un segno del destino. Di Gigi Proietti invece ero completamente innamorata, la sua risata la riconoscevo tra tutte. Quando mi bussò al camerino dopo uno spettacolo con Lillo e Greg mi misi a piangere dall’emozione. Poi ci siamo anche frequentati e gli chiesi se aveva ancora la Saab blu targata AL641Y, da piccola fuori dall’Olimpico mi dissero che quella era la sua macchina e io memorizzai la targa».
Con Checco Zalone siete amici.
«Molto amici, ci vediamo, passiamo serate in compagnia sul divano con la chitarra, è una persona vera, sincera, colta, molto intelligente e piacevole».
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