Alberto Angela: “Luogo che più mi ha incantato? Soprattutto uno. Noi privilegiati a vivere in quest’epoca”. Alberto Angela e il luogo che più l’ha incantato, il noto divulgatore festeggia 25 anni del suo programma “Passaggio a Nord Ovest”, ne parla in una intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’.
Qual è la cultura che l’ha più incuriosita?
«Senza dubbio quella romana, perché è stato come conoscere noi stessi 2.000 anni fa, senza avere a disposizione elettricità e petrolio. Le dinamiche, i comportamenti sociali sono simili e preannunciano la nostra vita quotidiana occidentale. Studiando la cultura degli antichi romani troviamo una sorta di radiografia del nostro modo di pensare».
Lei ha viaggiato in tutto il mondo: da quali luoghi è rimasto più incantato?
«L’Isola di Pasqua è lontanissima da ogni terra emersa. C’è una popolazione che giunse fin lì con semplici imbarcazioni, e oggi una volta arrivati sull’isola ci si trova davanti i Moai, statue giganti di pietra, e si scopre che quella popolazione aveva una struttura sociale affascinante e complessa. E poi, a proposito di incanto, non posso dimenticare Petra in Giordania: ti colpisce per il silenzio. È lo stesso che avvolge sempre i resti delle grandi civiltà».
Alberto Angela: “Luogo che più mi ha incantato? L’Isola di Pasqua”
[…] Un luogo che più di altri le ha insegnato qualcosa di importante?
«Tornerei all’Isola di Pasqua. È un luogo che ti fa capire quanto tutto in un attimo possa cambiare. Secondo i ricercatori la civiltà di quell’isola, generazione dopo generazione, non ha rispettato l’ambiente e le sue risorse naturali, a cominciare da una deforestazione dissennata. E per questo si è estinta. Facendo un paragone, noi siamo su un pianeta che in fondo è un’isola nell’universo, con delle risorse che non sono infinite. Dobbiamo rispettare l’ambiente, altrimenti lui ci si scrolla di dosso come se fossimo gocce di pioggia».
Quali sono state le sue più grandi scoperte in 25 anni di programma?
«Ogni puntata mi ha mostrato cose che per me sono state delle scoperte. Ricordo le tombe dei figli del faraone Ramses II in Egitto, la bottiglia d’olio di epoca pompeiana che abbiamo scoperto nei depositi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Ma la scoperta più bella è realizzare un programma capace di portare a casa dei telespettatori il mondo: il respiro dell’umanità e il cuore della gente, ovunque si trovi sul nostro pianeta».
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