Francesco Serpico: “L’Amica Geniale? Nino ha un pregio ma ho capito il suo aspetto negativo”. Francesco Serpico su L’Amica Geniale e non solo, l’attore napoletano che veste i panni di Nino nella fiction RAI, si racconta a tutto tondo in una intervista a ‘Vanity Fair’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] Come vive tutto il trambusto che arriva ogni volta che L’Amica Geniale va in onda?
«Con ironia e divertimento: dopotutto è un gioco, non è la mia vita vera. La maggior parte dei fan è sempre molto attenta a distingere il ruolo dall’attore, e questa è una fortuna. In quest’ultima stagione sono stato dall’altro lato della barricata: vedere i drammi della vita che Nino provoca nelle altre persone mi ha fatto capire che, forse forse, non è proprio un bravo ragazzo».
[…] Nino, però, ce l’avrà qualcosa di buono. Secondo lei, cosa?
«È un ottimo amante: quando ama, lo fa con tutto sé stesso. Credo, poi, che sia un ottimo interlocutore e che sia molto passionale: nella politica, nel rapporto con le donne e nella famiglia. Siamo abituati a rifiutare all’istante chi ci seduce e chi ci ammalia perché, se proviamo quell’attrazione, in fondo c’è qualcosa che ci interessa».
È un po’ come se fosse il beato tra le donne.
«Durante la seconda stagione, mi dicevano: oggi giriamo “Nino bacia tutte”. Elena, Lila, Nadia, chi capitava».
Torniamo alla seduzione: meglio sedurre o essere sedotto?
«Nella mia vita sono goffo nei miei approcci alla relazione, quindi preferisco essere sedotto. Penso che sia questa la parte che manca a Nino, ed è un peccato perché affidarsi all’altro è un piacere che lui non si è mai concesso. Forse solo con Lila».
Francesco Serpico: “L’Amica Geniale? Nino ha un pregio”
Giovanni Buselli mi ha detto che riceve diverse dichiarazioni d’amore sui social: a lei capita?
«Spesso. Più dei complimenti, però, mi colpiscono le riflessioni, che sono sempre motivo di arricchimento».
Come ha costruito il personaggio?
«Da elementi particolari, tipo la lettura dei Fratelli Karamazov che, per Nino, è sentimento e manifesto. Sui libri della Ferrante ho lavorato più in solitaria: in genere, cerco di prestare il corpo e i movimenti al persoanggio, senza contare il lavoro di autoanalisi che non finisce mai».
Insomma, è meticoloso. Si reputa un secchione?
“Non credo. Sono sempre stato quello che andava bene a scuola, ma prendeva 6 in condotta».
Cosa combinava?
«Sfogavo la noia facendo il pazzo in classe. Sono stato un anarchico in tutta la fase iniziale dell’adolescenza. Ogni volta che succedeva qualcosa, pensavano sempre che ci fosse il mio zampino».
Mi racconti una bravata.
«Al quinto Ginnasio eravamo in gita a Roma, ospiti in un convento di suore carmelitane. Il mio compagno di stanza, Simone, fece cadere la bottiglietta pesantissima di profumo sul lavandino, rompendolo. Istintivamente tirai fuori lo scotch dalla valigia e attaccai tutti i pezzi, illudendomi che fosse una soluzione permanente. Qualche giorno dopo le professoresse se ne accorsero, e mi sbarazzai subito del corpo del reato».
Da bambino era così esuberante?
«Ero pacato ed educato davanti agli altri. Ricordo che giocavo con i personaggi snodabili di Dragon Ball e passavo pomeriggi interi a preparare le storie che avrei voluto farli intepretare».
Francesco Serpico: “L’Amica Geniale? Non ho paura di restare intrappolato in Nino”
[…] Il mese prossimo compirà 24 anni: il tempo che passa come lo vive?
«Prima avevo paura di invecchiare, mentre oggi mi sento più presente a me stesso, più integrato. Mi chiedo spesso quale sia il prezzo da pagare per la consapevolezza, visto che la vita è fatta di compromessi che un po’ mi spaventano».
Quando era piccolo e di compromessi non c’erano, cosa voleva diventare da grande?
«All’inizio il biologo marino, poi l’animatore nei villaggi. Alla fine mi sono iscritto a Medicina, ma ho smesso di frequentarla da otto mesi. Non so ancora cosa farò da grande, magari venderò dei braccialetti e delle collanine sulla spiaggia».
[…] E la recitazione, in tutto questo, quando si incastra?
«A 14 anni, quando ho iniziato a frequentare al liceo un corso di teatro più per sentirmi parte di qualcosa che per vocazione: lì mi sono innamorato del teatro, ma non ho mai pensato “di farci i soldi”, come si dice. È una cosa in cui sono inciampato dopo: L’Amica Geniale non me la aspettavo, e ha cambiato tutto. Alla fine, penso che la recitazione e la medicina non siano poi così distanti: permettono di avere a che fare con l’uomo utilizzando un metodo».
E adesso che progetti ha?
«Un cortometraggio, che è quasi pronto. E poi vorrei riavvicinarmi al teatro in maniera meno amatoriale. Sto cercando di dedicare questo momento alla formazione: non avendo fatto scuole da curriculum, sento il bisogno enorme di crescere e di arricchirmi di nuove consapevolezze».
Paura di rimanere intrappolato in Nino?
«Ce l’avevo all’inizio, ma adesso meno. Penso, per esempio, a un’attrice come Frances McDormand, che è bravissima a usare strumenti diversi per costuire i suoi personaggi rendendoli completamente diversi. Mi piacerebbe evadere dal personaggio dell’intelluettuale e dell’amante per fare ruolo più fisico o più comico».
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