Lillo: “In terapia intensiva ho avuto paura ma la frase di un infermiere mi ha fatto ridere”. Lillo e la terapia intensiva, l’attore e comico romano parla del suo calvario con il Covid e dei progetti che lo vedono impegnato tra Tv, radio e web, in una intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
«In questi tempi difficili spero che la mia storia possa essere di incoraggiamento per tutti. L’ironia mi ha aiutato».
Anche con il Covid?
«Sì, anche se lì ho avuto davvero paura. Ero in reparto e un infermiere ha chiesto se gli facevo una vignetta (Lillo è anche fumettista, ndr). Poi mi hanno detto che dovevo andare in terapia intensiva e lui è corso a chiedermi: “Me la fai subito? Perché poi non ci vediamo più”. Intendeva dire che non sarei tornato nel suo reparto, ma ha capito la gaffe e ha fatto una faccia contrita… e io mi sono messo a ridere. Anche lì, una risata ha alleggerito la tensione».
E ora cosa farà?
«Tornerò a “LOL”! Ma questa volta come “special guest”».
[…] Altre novità?
«Con Greg continuiamo con “610” (si legge “Sei uno zero”, ndr), in onda su Rai Radio 2, e a Pasqua uscirà il nostro film “Gli idoli delle donne”. Rizzoli pubblicherà il mio “Posaman & friends”, mentre è già uscito per Gremese “Biografia. Non autorizzata da Lillo. Non autorizzata da Greg”».
Si parla anche della sua infanzia a Tor Pignattara?
«Non era il posto ideale per coltivare ambizioni artistiche. L’apprendistato l’ho fatto sul biliardo, in una bisca».
La palestra migliore?
«La radio. A “610” ogni santo giorno dobbiamo inventarci un’idea nuova».
Lillo: “In terapia intensiva ho avuto paura”
E prendere in giro le altre radio.
«Ci sono tutte. Da Radio Gaffe, dove i conduttori fanno una gaffe dopo l’altra, a Radio Continuamente Interrotta, dove si interrompono sempre. Da Radio Coatta Classica, dove sono rozzissimi ma ascoltano Mozart, a Radio Mamma Mia, che manda solo la canzone degli Abba 24 ore su 24…».
Ora ha lanciato anche una serie di podcast su Raiplay: “Le Lilloparole”.
«Sto cercando di arricchire l’italiano creando le parole giuste per situazioni senza nome. Ho cominciato dalla parcheggiologia (la scienza che studia i parcheggi) con il palocchio, il gurgone, il frigulino, l’urgustriglio…».
Ce le spiega?
«Avete presente quella persona che tiene occupato il posto auto mentre tu vai a fare altro? Ecco, quella è un palocchio. Per esempio si potrà chiedere a un passante gentile: “Scusi, mi farebbe da palocchio?”. L’urgustriglio è quell’ansia crescente che ti prende quando ti accorgi di non ricordare più dove hai parcheggiato. Il gurgone, al contrario, è quella breve e ingannevole gioia che ci coglie quando troviamo uno spazio in cui crediamo di poter mettere la macchina, ma poi ci accorgiamo che è troppo piccolo».
E il frigulino?
«È quel parcheggio che non sai se è permesso o vietato. Tipo quando l’auto sporge dalle strisce, ma solo un po’… allora potrai dire: “Ho fatto un frigulino, speriamo bene”».
L’italiano sembra già molto più ricco.
«È solo l’inizio. Adesso passerò alla “condominiologia” e poi… c’è tutto il 2022 per arricchire il vocabolario».
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