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Vittoria Puccini: “Elisa di Rivombrosa la svolta, non è giusto quello che dicono. Maestri? Soprattutto uno”

Vittoria Puccini: “Elisa di Rivombrosa la svolta, non è giusto quello che dicono. Maestri? Soprattutto uno”. Vittoria Puccini su Elisa di Rivombrosa, l’attrice fiorentina si racconta ripercorrendo le tappe più significative della sua vita privata e professionale in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’.

Essendo figlia di un professore ordinario di diritto pubblico, si era appena iscritta a Giurisprudenza e lavorava per un’agenzia di moda, quando le viene proposto di fare il provino per un film.
«Effettivamente, dopo il liceo classico, la mia strada sembrava tracciata nella direzione dello studio giuridico, eppure la mia passione era altrove. Il mio lavoro nella moda mi serviva solo per raggiungere un’indipendenza economica, non volevo dipendere dai miei. Ma fu proprio l’agenzia a propormi di tentare il provino per il film Tutto l’amore che c’è diretto da Sergio Rubini. Accettai di buon grado e, direi, con grande curiosità la proposta: sostenni varie prove, recitando le scene che mi venivano indicate dal regista e alla fine vengo scelta.

Prese il via un’esperienza che non sapevo dove mi avrebbe portato, però il primo giorno sul set mi sono subito sentita a mio agio e, nonostante la mia timidezza, ho capito di trovarmi nel posto giusto. Perché lì non ero Vittoria, avevo la protezione del personaggio che dovevo interpretare e in cui mi nascondevo. In altri termini potevo esprimere sentimenti ed emozioni senza espormi in prima persona, ma attraverso un ruolo che dovevo incarnare. Quella prima esperienza mi ha aperto un canale importante per dare sfogo alla mia emotività, che facevo fatica a portare all’esterno. È stata una scoperta, mi sono trasferita a Roma ed è partita la mia avventura».

Vittoria Puccini: “Primo film come dallo psicologo”

Dunque la recitazione è stata in qualche modo un mezzo per combattere la sua timidezza, senza il bisogno di ricorrere al lettino dello psicoanalista?
«Una specie di training autogeno. Sin da bambina giocavo con la fantasia: prima di addormentarmi inventavo storie di principesse rapite, che poi riuscivano a fuggire… e quando viaggiavo in macchina, guardavo fuori dal finestrino, silenziosa, costruendo personaggi e intrighi bizzarri. I miei genitori mi chiedevano a cosa stessi pensando, ma non glielo dicevo… ero riservata, mai esibizionista, mai interessata a mostrare i miei sentimenti.

A volte, stare con i piedi piantati a terra nella realtà è faticoso e riuscire a uscirne, a staccare, a crearsi una propria realtà, allenando la fantasia, rende libera la tua mente dagli impedimenti sociali, dalle aspettative che gli altri nutrono nei tuoi confronti. Tuttavia sono sempre molto curiosa e aperta agli stimoli esterni che mi aiutavano, e mi aiutano, a conoscere il mondo che mi circondava, a vivere le mie esperienze in maniera energica. Pronta all’osservazione e all’ascolto: preferivo e tuttora preferisco ascoltare piuttosto che parlare di me ed essere ascoltata. Per gli altri sono un’ottima confidente, invece per me è una forma di pudore che protegge il mio privato, senza mettere tutto in piazza. Ma comunque non sono un tipo solitario, ho sempre avuto tanti amici».

Quando ha abbandonato gli studi, suo padre rimase male? Come reagì?
«Accettò la mia scelta, ma fu categorico dicendo: mi fido di te ma, se entro due anni non succede niente, ricominci a studiare. E fece bene a dirmelo, era il modo giusto per farmi capire che non dovevo galleggiare in un limbo. I miei genitori certamente erano un po’ preoccupati, perché quello del cinema era un mondo che non conoscevano, comunque si sono fidati della mia determinazione, mi hanno dato forza e fiducia. All’uscita del mio primo film, organizzarono per me una bella sorpresa».

Vittoria Puccini: “Elisa di Rivombrosa? Non è giusto dire che mi impegno per allontanarmene”

Quale?
«In quel periodo non ero a Firenze, dove sono nata e dove vivevo con la mia famiglia. Ma mia madre orchestrò una grande cena a casa, post proiezione, con tanti amici, parenti, conoscenti… All’ingresso di casa aveva inoltre posizionato un mega foglio, dove ognuno degli invitati poteva scrivere, poi, un suo pensiero, una sua valutazione non solo sul film, ma sul fatto che iniziavo il mio viaggio sul grande schermo. Tutte le testimonianze erano rigorosamente firmate».

Una sorta di pagelle?
«Sì, in maniera divertente e affettuosa. Ma l’iniziativa ancora più notevole, venne organizzata quando ero protagonista in tv con Elisa di Rivombrosa: mamma invitava tutti a vedere la puntata, facendo dei veri gruppi d’ascolto, messi in giro per casa. In ogni stanza, dove c’era un televisore, si riuniva un po’ di gente, persino in cucina e in corridoio. E una volta feci io una sorpresa a loro, perché quella sera, mentre ero sul piccolo schermo, comparvi all’improvviso a tutti in carne e ossa… fu un’ovazione generale».

La celebre Elisa è stata in effetti la sua svolta mediatica.
«Non posso negarlo. Sono trascorsi vent’ anni da quel personaggio, sono orgogliosa di averlo interpretato e non mi sembra giusto, adesso, affermare che mi impegno in altri ruoli per allontanarmene. Noi attori dobbiamo ovviamente misurarci sempre con nuovi personaggi e non dobbiamo pensare a diversificarci dal passato, semmai dobbiamo identificarci con il passato e andare oltre».

Vittoria Puccini: “Elisa di Rivombrosa la svolta”

[…] Sul campo, qual è stato il suo primo maestro?
«Ovviamente Sergio Rubini, un punto di riferimento importante, mi ha insegnato molto. In particolare, ricordo una sua raccomandazione che si riferiva al mio aspetto etereo, troppo pulito. E allora mi ripeteva: devi sporcarti, devi avere il coraggio di rompere qualcosa dentro di te… Poi, ho avuto altri punti di riferimento: una passione smisurata per Mariangela Melato e per Meryl Streep, non per copiarle, solo ammirarle».

[…] Adesso nella fiction «Non mi lasciare», in onda fino al 31 gennaio su Rai1, è Elena Zonin, una poliziotta specializzata in crimini informatici e, soprattutto, in reati contro l’infanzia.
«Una storia ambientata in una Venezia segreta, città ricca di mistero che, per la prima volta, diventa la location di un thriller, dove si affronta una tematica molto importante, che riguarda pericoli terribili che corrono i bambini, per esempio con la pedopornografia online: il web è un macrocosmo complesso e loro non hanno gli strumenti per comprenderne i gravi rischi. Anche i genitori vanno messi in guardia, devono controllare con molta attenzione le frequentazioni virtuali dei propri figli».

Lei è la mamma di una quindicenne, Elena…
«La seguo su Instagram e lei ne è molto contenta».

È contenta anche quando vede la mamma protagonista sul piccolo o sul grande schermo?
«Be’, il più bel complimento l’ho ricevuto recentemente proprio da lei. Dopo che è andata in onda la prima puntata di Non mi lasciare, la mattina seguente a colazione mi guardava senza proferire parola, finché si è palesata, dicendo: mamma mi sei piaciuta e seguirò le puntate successive. Non era tanto scontato… una figlia adolescente i complimenti non te li regala per farti piacere…».

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