Anna Galiena si racconta: “Ho litigato con Tinto Brass per delle scene. Attrice? Oggi ho un altro obiettivo”. Anna Galiena si racconta, l’attrice romana, 67 anni, ripercorre le tappe più significative della sua vita professionale in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] ha iniziato la carriera attoriale molto in «alto» e per di più in un convento?
«Non sognavo di fare l’attrice, la mia passione era la danza. A 8 anni ero alla scuola di danza classica al Teatro dell’Opera di Roma, felice di ballare e cantare. Ma a un certo punto mio padre decise che dovevo iscrivermi al liceo classico, studiare greco, latino e dare il via al percorso che mi avrebbe portato all’università, quindi a un lavoro sicuro da dirigente pubblica».
[…] Come arrivò all’Actors Studio?
«Io sarei scappata da casa molto presto, ho sempre amato girare il mondo zaino in spalla, ma mio padre, severo, diceva: se te ne vai di casa, ti mando appresso la polizia. Quando ho finalmente raggiunto la maggiore età, che all’epoca era 21 anni, me ne sono potuta andare senza essere inseguita dalle forze dell’ordine. Perché l’Actors Studio? Non ho mai voluto studiare in accademie italiane, le ho sempre considerate troppo finte, dirette da tromboni… Il vero mito, per una che voleva intraprendere una carriera artistica, non poteva che essere Lee Strasberg, e tutti coloro che si erano formati con lui».
In che modo si presentò al provino?
«Arrivai terrorizzata, assieme ad altri giovani aspiranti attori. Mi ero preparata una scena tratta da un testo di drammaturgia moderna americana, dove impersonavo una ragazza destinata a suicidarsi. Nella platea del piccolo teatro ricavato da una chiesa sconsacrata, dove dovevamo esibirci, sapevamo che erano presenti personaggi come De Niro, Penn, Hoffman… già membri del laboratorio. Non potevamo vederli, perché erano nascosti da teli neri.
Sono sempre stata portata a rischiare, ma per la paura mi mancava il fiato, quindi parlavo con un filo di voce, pianissimo. Ed ecco che quegli speciali spettatori, non li vedevo ma c’erano, ammutoliscono: si crea un silenzio tombale, provocato dalla mia recitazione sottovoce. Insomma, ho rischiato di fare una figuraccia e invece ne è scaturita una interpretazione molto vera, profonda… Fui accettata all’unanimità e diventai membro dell’Actors Studio. Mi pare che, come attrici italiane, siamo solo io e Francesca De Sapio. Una bella soddisfazione…».
Anna Galiena si racconta: “Robert De Niro ci provava con tutte”
Che tipi erano i vari De Niro, Hoffman, Pacino… conosciuti così da vicino?
«Dustin simpaticissimo, calorosissimo, curiosissimo, ha sempre avuto un’autentica passione per l’Italia e gli italiani, tante volte abbiamo chiacchierato a lungo. Bob me lo ricordo come un gran filone…».
Cioè, uno che ci provava?
«Le ragazze gli piacevano: era un gatto sornione, si muoveva lentamente, ti fissava. Si capiva che era sicuro di sé. Al, invece, tutto il contrario: si muoveva a scatti, un tipo nervoso, direi nevrotico, forse caratterialmente più insicuro. Poi ricordo Elia Kazan, una leggenda ma anche un vero despota, un uomo senza pietà: se doveva raggiungere un risultato, non cedeva su niente e durante i nostri allenamenti ci massacrava. Ho interpretato Nina nel “Giardino dei ciliegi” di Cechov diretta da lui e ne porto ancora i segni… Ma è stata una formazione molto importante».
Poi Tinto Brass: perché accettò «Senso ’45»?
«Con Tinto ci conoscevamo da dieci anni e, prima della sua erotomania, l’ho sempre considerato, e lo considero, un uomo colto, piacevole. Avevo visto alcuni suoi film che mi erano piaciuti e più volte mi aveva proposto di lavorare insieme, gli avevo sempre risposto di no, finché mi arriva la sceneggiatura di “Senso ’45”, era bellissima, fedelissima alla novella di Camillo Boito, sia pure trasferita in un’altra epoca. Il film di Visconti meraviglioso, però a mio avviso aveva reso troppo romantica la vicenda, dove invece nessun personaggio è positivo, direi piuttosto che ha un contenuto nichilista. Accettai la proposta di Tinto, mettendo dei paletti precisi».
Anna Galiena si racconta: “Ho litigato con Tinto Brass per delle scene”
Quali?
«Innanzitutto gli dissi: le scene ginecologiche con me te le scordi».
E lui ha accettato?
«Abbiamo litigato dal primo all’ultimo giorno di set. Nelle scene che lui voleva rendere più hot fu costretto a mettere una controfigura, perché io non ero disposta a farmi inquadrare in certe posizioni. L’unica in cui sono veramente io, nuda, è quando con Gabriel Garko, ovvero il tenente Helmut Schultz, mio amante, nuotiamo nelle onde del mare. La pornografia non aiuta nel cinema e alla fine non ho voluto partecipare nemmeno alla promozione del film, sono andata solo alla prima conferenza stampa».
[…] Come si è preparata a vestire i panni di una parrucchiera?
«Feci un corso per imparare il mestiere, perché i miei gesti fossero realistici. Tutti i giorni, per un mese intero, dalla mattina al pomeriggio, lavavo e tagliavo capelli a gente che accettava di farsi fare la messa in piega gratis. Ero affiancata da un vero parrucchiere che interveniva se sbagliavo… Lì ho capito quanto sia faticoso quel lavoro, a fine giornata dovevo farmi massaggiare il braccio destro che mi doleva tantissimo! C’è stato un momento in cui ho temuto di non riuscire ad affrontare il personaggio, troppo diverso da me, leggevo il copione e piangevo… poi ho realizzato che era la mia occasione per dare il via alla carriera: non potevo rinunciare, sarebbe stata la fine del mio sogno da attrice».
Invece il mestiere non l’ha cambiato…
«Quello di attrice no, ma ora sento la necessità di fare anche la regista. Le sole regie che ho firmato finora sono state su di me, invece voglio e credo di essere in grado di dirigere altri attori».
Seguici anche su Facebook. Clicca qui
Aggiungi Commento