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Spettacolo

Cugini di Campagna: “Maneskin? Cantano cover, a noi ci avrebbero ucciso. Anche i Bee Gees ci hanno imitato”

Cugini di Campagna: “Maneskin? Cantano cover, a noi ci avrebbero ucciso. Anche i Bee Gees ci hanno imitato”. I Cugini di Campagna sui Maneskin, Bee Gees e non solo, la band romana senza peli sulla lingua in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

È un’ossessione quella per i Maneskin. Invidia?
«Ma no. Noi siamo innamorati di loro. So’ ragazzi de Roma, mi ricordano la mia giovinezza, mi ricordano quanto ho lottato per avere successo».

Però?
«Però oggi loro hanno un bel vantaggio, di questi tempi le case discografiche manco ci pensano a stampare un milione di dischi, sono le visualizzazioni che fanno fare i guadagni; ecco perché agli American Music Awards hanno cantato una cover come Beggin’, che gliene frega a loro».

Per voi era diverso?
«Non saremmo mai potuti andare in America a cantare una cover, i nostri discografici ci avrebbero ucciso. Per dire: i Led Zeppelin non avrebbero potuto presentarsi con Yesterday dei Beatles. Non esiste».

Poi c’è pure la questione dei vestiti copiati.
«No, queste sono parole dure».

Ma le avete dette voi.
«È vero… Pensavo che i vestiti uguali all’inizio fossero una coincidenza, ma all’ennesimo episodio ho pensato che lo facevano apposta, loro, i loro designer… Potevano venire nel nostro studio e gli avremmo dato i nostri costumi, avrebbero risparmiato tempo e denaro».

Cugini di Campagna: “Maneskin? Cantano cover”

Anche Lady Gaga si ispira a voi?
«Sì, è successo, tre anni fa ho protestato fuori da Montecitorio per difendere le ragioni del prodotto italiano».

La «parodia» di «Zitti e Buoni» entrerà nel vostro repertorio?
«Non sa quanti ce la chiedono. L’abbiamo fatta a nostro modo, con quei coretti è la fine del mondo, direi che abbiamo inserito un palese abbellimento alla canzone».

Quindi è meglio la vostra versione della loro?
«Beh sì, è piaciuta tantissimo, ce la chiedono tutti, tutte le tv».

[…] Il gruppo come nacque?
«Mi convinse mio fratello. Un giorno andammo a cantare in un ristorante dove a cena c’erano Arbore e Boncompagni, i produttori Bruno Zambrini e Gianni Meccia. Cominciammo a cantare Nella vecchia fattoria a cappella con le vocine, il giorno dopo ci fecero registrare Il ballo di Peppe come sigla di Alto gradimento; speravamo in una cosa rock, ma andava bene lo stesso. Il nostro gruppo si chiamava La fine del mondo, ma ce lo fecero cambiare nei Cugini di Campagna».

Perché non I gemelli di Campagna, visto che ne siete l’anima?
«Perché eravamo due fratelli gemelli e due amici. Perciò per la proprietà logica delle proporzioni, abbassi uno, alzi l’altro, alla fine diventi quattro cugini».

La svolta?
«Nel 1972. Tornati da una serata dove avevamo cantato La mucca Carolina e L’Asino di Marenco mio papà ci disse che si era stancato: o cantate o contate. Ossia se avete successo vi mantenete da soli, se no venite a contare i blocchetti di tufo. Quelli che lui produceva in una cava che aveva aperto sulla via Tiburtina. Insomma o il successo o l’attività di famiglia. Io gli dissi che non ero convinto delle canzoni che facevamo e volevo provarne una mia: mio padre mi diede sei mesi di tempo. Mi chiusi in camera e venne fuori Anima mia».

[…] Anche i Bee Gees cantano in falsetto.
«La vocina arriva nel 1977 con Saturday Night Fever. Quindi dopo di noi. Non dico che ci hanno imitati, però sono arrivati alla stessa conclusione. Dopo».

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