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Televisione

Silvia D’Amico: “Sara? Non avrei mai pensato di farla. La magia è nata con una frase di Muccino”

Silvia D’Amico: “Sara? Non avrei mai pensato di farla. La magia è nata con una frase di Muccino”. Silvia D’Amico su Sara e non solo, l’attrice tra i protagonisti della fiction Sky ‘A casa tutti bene’, rivela alcuni retroscena sul suo ingaggio in una intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Silvia, com’è questa Sara Ristuccia, il suo personaggio?
«È la più piccola dei fratelli, la cocca di papà, un padre-padrone che ha dato loro un lavoro e una stabilità. Sara è quella che si è ribellata meno alla figura paterna, è cresciuta all’interno del ristorante, è la più stabile e la più rassicurante agli occhi dei fratelli e dei genitori, in realtà come tutti i personaggi “mucciniani” che si rispettino non lo è così tanto».

Infatti si è messa con Diego (Antonio Folletto) non accettato dalla famiglia.
«Diego non era l’uomo che si aspettavano, del resto Pietro Ristuccia non avrebbe accettato nessun uomo accanto a sua figlia. È l’unico moto di ribellione di Sara al padre».

Come è stata scelta per questo personaggio?
«Stavo girando un’altra serie quando mi hanno chiamato per il provino, non potevo incontrare Gabriele Muccino di persona e una notte gli ho mandato un video. Stavano ancora cercando le attrici sia per Ginevra (la compagna del fratello, ndr) sia per Sara, così ho fatto entrambi i provini».

Silvia D’Amico: “Sara? Non avrei mai pensato di fare un personaggio del genere”

Ed è stata scelta per Sara.
«Non avrei mai pensato di fare un personaggio del genere, finora avevo fatto cose completamente diverse e invece ero diventata una perfetta signora borghese. La magia è stata che Muccino mi ha detto che quando ha visto il mio video non ha avuto dubbi».

Com’è stato farsi dirigere da Gabriele Muccino?
«Abbiamo fatto molte prove, ognuno di noi con i nostri partner, poi ognuno di noi in famiglia e poi noi tre fratelli insieme con la mamma, abbiamo parlato a lungo del tipo di rapporto e del tipo di scena. Prima si studia tutto l’arco del personaggio, poi sul set Muccino prende gli attori e non gli dà la possibilità di pensare, ti butta in quella cascata di rabbia, di amore, di tutto, escono cose sorprendenti».

Di lei cosa è uscito?
«La cosa che mi interessava meno era fossilizzarsi sull’archetipo della donna tradita, non era utile e stimolante. L’evoluzione di Sara non è rimasta neanche così come era scritta, l’abbiamo costruita insieme con Muccino, lui è un regista in ascolto, fa tesoro anche del tuo punto di vista».

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